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27.10.2021

Energie rinnovabili e occupazione: nel 2020 raggiunti 12 milioni di posti di lavoro

Secondo il rapporto annuale di IRENA “Energia rinnovabile e lavoro” l’occupazione generata dalle fonti energetiche sostenibili ha toccato i 12 milioni di posti di lavoro 

Con la collaborazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), IRENA ha recentemente pubblicato il rapporto per il 2020 “Energia rinnovabile e lavoro”, che mostra l’andamento dell’occupazione mondiale legata alle energie rinnovabili e che ragione anche sullo scenario futuro di questo settore, in relazione al raggiungimento degli obiettivi climatici posti al 2050.

IRENA ha cominciato la redazione di questo documento annuale diversi anni fa, quando nel 2012 i posti di lavoro collegati alle rinnovabili erano 7,3 milioni, ma nel corso del tempo, con le iniziative per la decarbonizzazione che hanno portato ad una rapida evoluzione tecnologica del settore, si è registrata una crescita costante, che ha raggiunto i 12 milioni nel 2020.

Di questi posti di lavoro, 4 milioni sono ricollegati al fotovoltaico, leader nel mercato delle rinnovabili, a cui seguono 2,4 milioni di lavoratori nel settore dei biocarburanti (dislocati principalmente tra Brasile, Indonesia e Stati Uniti) e 1,25 milioni di per l’eolico, di cui il 44% è rappresentato solamente dalla Cina, top player nel campo.

Su 12 milioni, 1.300.000 posti di lavoro nelle rinnovabili sono attualmente locati in Europa, dove predomina la biomassa solida, seguita da eolico,  biocarburanti liquidi, fotovoltaico, idroelettrico, biogas, geotermia, termovalorizzazione, riscaldamento/raffreddamento solare e energia oceanica.

La crescita dell’occupazione nel settore delle energie pulite è riconducibile anche alla progressiva diminuzione dei costi ad esse collegati, e agli investimenti più o meno costanti fatti negli anni in questo campo. Inoltre, la ricerca per la transizione ecologica sta sviluppando anche nuove tecnologie che secondo l’IRENA potrebbero contribuire all’incremento del numero di posti di lavoro: per l’energy storage si potrebbe arrivare a 10 milioni di lavoratori entro il 2030, mentre per l’idrogeno verde l’aumento raggiungerebbe i 2 milioni tra il 2030 e il 2050.

La creazione di posti di lavoro legati alle rinnovabili si basa soprattutto sulle capacità dei governi e delle amministrazioni di realizzare e consolidare le catene di approvvigionamento nazionali, sul loro sostegno alla causa tramite apposite politiche industriali, e sugli investimenti e incentivi messi a disposizione per ottenere i benefici socioeconomici dalla decarbonizzazione e dalla transizione energetica.

Ma se la crescita dell’occupazione creata dalla energie rinnovabili è così evidente e rapida, è lecito domandarsi se ci saranno delle particolari esigenze a livello formativo per i lavoratori impiegati in questo settore. Che tipo di istruzione servirà quindi per lavorare nel campo delle energie rinnovabili?

Secondo il rapporto di IRENA, se si arriva allo scenario previsto dall’Accordo di Parigi che prevede la limitazione dell’aumento della temperatura a 1.5°, il 50% dei 122 milioni di posti di lavoro che si prevede che le rinnovabili creeranno entro il 2050, richiederà un’istruzione primaria o secondaria inferiore, il 37% necessiterà di un’istruzione secondaria e il restante 13% un titolo di studio più alto, come una laurea, un master o un dottorato, fermo restando che  molte delle competenze che hanno coloro che attualmente  lavorano nel settore dei combustibili fossili si allineano con quelle richieste nel settore delle rinnovabili.

Questo evidenzia ancora di più il fatto che la “rivoluzione verde” non riguarda solamente lo sviluppo delle tecnologie e la transizione dei sistemi energetici, ma ha un approccio olistico, che comprende anche la sfera sociale ed economica.

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