Efficienza energetica degli edifici: l’italia accelera ma il traguardo è ancora lontano
L’Italia ha già ridotto del 9,1% i consumi energetici degli edifici, ma serve un’accelerazione per centrare l’obiettivo europeo del -16% entro il 2030. La riqualificazione può generare posti di lavoro, ridurre le bollette e contrastare la povertà energetica.

La transizione energetica del settore edilizio italiano è entrato in una fase cruciale. L’adeguamento agli obiettivi europei fissati dalla Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), nota anche come Direttiva “Case Green”, richiede un cambiamento profondo e capillare del patrimonio immobiliare nazionale.
A fronte di un consumo energetico ancora elevato negli edifici esistenti, l’Italia ha già compiuto un primo passo significativo, registrando un taglio del 9,1% nei consumi rispetto ai livelli del 2020. Tuttavia, per raggiungere il traguardo minimo del -16% fissato per il 2030, serve accelerare il ritmo delle riqualificazioni, puntando su un mix di incentivi mirati, strumenti finanziari accessibili e politiche a lungo termine.
In questo contesto, il tema dell’efficienza energetica non è più solo una questione ambientale, ma una leva economica e sociale strategica per il Paese.
Lo stato dell’arte: consumi energetici e qualità degli edifici
Il patrimonio edilizio italiano è tra i più datati in Europa: oltre la metà delle abitazioni è stata costruita prima degli anni ’80, quando ancora non esistevano norme stringenti sull’efficienza energetica. Di conseguenza, gran parte degli immobili risulta energivora, con oltre il 50% classificato nelle classi F e G.
Questo si traduce in un fabbisogno energetico elevato per il riscaldamento e il raffrescamento, con un impatto diretto sulle emissioni e sui costi in bolletta. Negli ultimi anni, grazie a misure straordinarie come il Superbonus 110%, si è assistito a una crescita importante degli interventi di riqualificazione, soprattutto per quanto riguarda cappotti termici, sostituzione degli impianti e installazioni di fonti rinnovabili.
Il bilancio provvisorio è positivo: una riduzione media dei consumi del 9,1% su scala nazionale, che rappresenta oltre la metà dell’obiettivo da raggiungere entro la fine del decennio. Tuttavia, i fondi e le misure non sono più sufficienti a sostenere lo stesso slancio. Per non vanificare i risultati ottenuti, è necessario strutturare una strategia nazionale stabile, che vada oltre gli incentivi temporanei e favorisca interventi anche nei condomini e negli edifici plurifamiliari, oggi ancora poco coinvolti.
Una sfida economica, ambientale e sociale
Raggiungere gli obiettivi imposti dalla direttiva europea non significa solo tagliare consumi ed emissioni: significa anche attivare un circolo virtuoso per l’economia italiana. Secondo diverse stime, se il Paese investisse in modo sistemico nella riqualificazione energetica degli edifici, si potrebbero mobilitare oltre 85 miliardi di euro entro il 2030, generando fino a 1,3 milioni di posti di lavoro tra filiera edilizia, impiantistica e servizi professionali.
Ma i benefici riguardano anche le famiglie: ridurre la dipendenza da fonti fossili e migliorare l’isolamento termico degli immobili comporta un abbattimento dei costi energetici, con un impatto positivo sul potere d’acquisto, in particolare per le fasce più vulnerabili. In un contesto dove il 17% delle famiglie italiane sperimenta una forma di povertà energetica, questo è un tema di equità.
Infine, va sottolineato il ruolo della tecnologia: digitalizzazione, building automation e materiali innovativi possono accelerare e semplificare l’intero processo di riqualificazione. La vera sfida ora è fare in modo che questi strumenti siano davvero accessibili, con misure che accompagnino i cittadini, le imprese e gli enti pubblici verso un cambiamento che non può più essere rimandato.
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