Speciale 47
Innovazioni del Freddo e del Condizionamento, il XV Convegno Europeo
Alcuni contenuti di questo speciale:
Intervista
Refrigeranti naturali e HFO, verso l’abolizione degli HFC in Europa
Negli ultimi anni gli operatori del freddo hanno visto grandi cambiamenti legati alla loro professione, con l’introduzione del patentino dei frigoristi e di altre regolamentazioni che, in modo sempre più stringente, vogliono puntare alla riduzione dell’utilizzo dei gas refrigeranti dannosi per l’ambiente. Ne abbiamo parlato con uno dei protagonisti, a livello europeo, di questi cambiamenti che, sicuramente, saranno sempre più importanti anche nel prossimo futuro. In questa lunga intervista, a margine del XV Convegno Europeo, Marco Buoni ci offre una panoramica puntale sulla situazione attuale e sugli sviluppi futuri.
Ing. Buoni, il Convegno di quest’anno è particolarmente importante visto che si tiene in un periodo di profondi cambiamenti per la regolamentazione dei gas fluorurati: in qualità di rappresentante del settore, sia a livello nazionale che europeo, come giudica questo processo?
«Quello in atto è un processo determinante per il futuro dell’ambiente e del pianeta. L’obiettivo della revisione della regolamentazione europea è infatti quello di combattere il cambiamento climatico e ridurre i gas HFC utilizzati nella refrigerazione e condizionamento, in quanto la riduzione della produzione e del consumo dei gas refrigeranti HFC porterà ad una consistente diminuzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, pari alle emissioni di gas serra di tutto il pianeta attualmente emesse in 2 anni.
Se non si fermano i gas serra la temperatura del pianeta, dicono gli scienziati, aumenterà di 2 gradi. La riduzione degli HFC porterà ad un abbassamento di questo aumento pari a 0.5°C. All’interno dello schema già collaudato del Protocollo di Montreal, tale riduzione è la più semplice e veloce per ridurre drasticamente (anche se non sufficientemente) il problema dei cambiamenti climatici.
L’Europa vuole continuare nella politica di regolamentazione delle sostanze dannose per l’ambiente, segnatamente di quelle responsabili del buco dell’ozono (ormai problema quasi risolto) e del riscaldamento globale, pertanto chiede sempre maggiori innovazioni. Attualmente i gas refrigeranti maggiormente utilizzati sono ancora i potenti gas ad effetto serra HFC ma, dalle conclusioni del XV Convegno Europeo si evince che, grazie ad una loro graduale riduzione, entreranno in uso refrigeranti meno dannosi, naturalmente presenti nell’ambiente e ad impatto nullo, quali l’ammoniaca NH3, gli idrocarburi HC e l’anidride carbonica CO2, oppure i nuovissimi refrigeranti chimici sintetici HFO già testati da molte industrie del settore anche italiane».
Quali sono gli aspetti più importanti della nuova revisione europea? Quali ripercussioni potrà avere a livello lavorativo per i professionisti del freddo?
«Gli ultimi 5 anni hanno portato mutamenti radicali nel settore del Freddo. Innovazioni che, nonostante il brevissimo lasso di tempo, sono state ben recepite da Aziende, Accademici e Tecnici che hanno portato ad una definizione della Professione del Tecnico del freddo (grazie alle certificazioni) e ad un rinnovato modus operandi degli operatori tendente a sempre maggiori standard qualitativi dei prodotti nel rispetto dell’ambiente.
La revisione della regolamentazione europea, se approvata così come è stata formulata dalla Commissione Europea lo scorso novembre, dovrebbe presentare importanti novità per i nostri Tecnici del Freddo, progettisti, produttori, installatori e/o manutentori degli impianti di refrigerazione e condizionamento.
Ricordiamo infatti che ora la proposta è al vaglio delle commissioni del Parlamento Europeo dei trasporti e dell’ambiente. Quest’ultima voterà gli emendamenti il prossimo 19 giugno. Inoltre lo stesso Consiglio dell'Unione Europea porterà anch’esso i suoi commenti ed emendamenti. Se in prima lettura la proposta comprensiva di tutti gli emendamenti dovesse essere votata, dovrebbe entrare in vigore per l’inizio del prossimo anno».
I produttori di pompe di calore in Italia chiedono la modifica dell'art. 12 del regolamento revisionato sui gas fluorurati 842/2006, che impone la carica di refrigerante in loco e non in fabbrica. La vostra posizione però, come AREA e ATF, è favorevole, ci può spiegare perché su questo punto le posizioni si sono contrapposte in modo così netto?
«L’Italia è l’esempio più lampante del motivo per cui gli impianti di condizionamento non sigillati ermeticamente debbano essere venduti senza carica al loro interno (così come già avviene comunque per la maggior parte degli impianti di refrigerazione commerciale per supermercati e refrigerazione industriale).
Infatti oltre ad evitare emissioni in atmosfera dovute al trasporto, questa strada sarebbe l’unica percorribile per evitare che personale non competente, come avviene oggi, installi il milione di splittini (fonte ANIMA del 2010) che ogni anno vengono venduti in Italia ed installati da elettricisti, idraulici o probabilmente anche dal singolo privato che si improvvisano installatori con enormi emissioni e perdite di refrigerante in atmosfera sia all’avviamento, sia ancor più durante la vita dell’impianto. Senza contare la mancata efficienza del sistema stesso che porta ad un consumo energetico e quindi ad una emissione indiretta dovuta alla produzione di maggiore anidride carbonica dalle nostre centrali termoelettriche.
Facendo arrivare la macchina al luogo di installazione scarica di refrigerante, si garantisce (unico modo possibile) che solo un tecnico competente in possesso delle autorizzazioni per acquistare il refrigerante, possa caricare l’impianto con la giusta quantità di HFC, verificando anche la giusta lunghezza delle tubazioni che uniscono la parte evaporante a quella condensante, che costituisce fra l’altro una variabile per una giusta quantità di carica di refrigerante, che solo il tecnico sul luogo può conoscere».
L’obiezione principale mossa dai produttori è che in questo modo il collaudo degli apparecchi risulterà più dispendioso, in quanto sarà necessario riempire le macchine con il gas, fare il collaudo, poi svuotarle e riempirle nuovamente in cantiere. Come pensate potrebbe essere superato questo problema?
«Quanto affermato dai produttori di impianti split è vero solo in parte. Infatti non c’è dubbio che tale costo viene ad aggiungersi per le sole macchine che vengono sottoposte a test di funzionamento. Tale operazione di svuotamento richiede un lasso di tempo di pochi minuti per una quantità di carica così limitata; inoltre c’è da considerare anche il fatto che la parte evaporante dell’impianto veniva già precedentemente caricata in azoto.
Però il problema viene velocemente risolto in quanto il refrigerante recuperato si potrebbe riutilizzare nella macchina successiva di test e questo velocizzerebbe le operazioni invece di rallentarle.
Infatti, per aziende importanti come queste, un recuperatore che rigenera il refrigerante con separazione dell’olio non comporterebbe sicuramente un grosso impegno finanziario, considerando pure il risparmio del costo del refrigerante non immesso. Risparmio in refrigerante non caricato che verrà ovviamente trasferito in un minor costo della macchina».
Siamo ormai prossimi alla scadenza della proroga per l’iscrizione al Registro Telematico Nazionale, può fare un bilancio dei professionisti certificati con il Centro Studi Galileo e ATF? Quanti hanno scelto di conseguire il Patentino Europeo del Frigorista?
«La scadenza è stata in questi giorni, l’11 giugno. Ad oggi hanno conseguito il patentino italiano frigoristi circa 3.000 tecnici con il solo Centro Studi Galileo che dovrebbe aver certificato circa il 50% di tutti i tecnici finora certificati. Le certificazioni erano già partite da ottobre 2012, quando abbiamo cominciato ad erogare le sessioni di esame in tutte le 12 sedi che abbiamo in Italia. Coloro che hanno conseguito invece il patentino europeo frigoristi (cosiddetto PEF) sono 600. Come risaputo, sia il patentino conseguito con ente certificatore italiano, sia il patentino svolto con ente certificatore inglese (sessioni che ora eseguiamo solo per tecnici stranieri che preferiscono svolgerlo in lingua inglese) sono validi in Italia e in tutta Europa per il mutuo riconoscimento tra stati europei e la libera circolazione dei lavoratori».
Una recente ricerca americana ha individuato nei refrigeranti naturali il futuro della refrigerazione, in sostituzione degli HFC; inoltre è stato calcolato che Cina e India entro il 2018 varranno più della metà del mercato mondiale, l’industria europea come si sta preparando per questi cambiamenti?
«L’Europa è pioniera ed in prima fila da decenni nella questione ambientale. Basti pensare agli impegni dalla stessa assunta per il 2020...
Con tale politica l’Europa è prima nel mondo a proporre il rilancio economico per mezzo del controllo ambientale energetico.
Vi sono tecnologie alternative già presenti sul mercato del freddo e del condizionamento dell’aria, che sono promettenti per il futuro. Inoltre, è proprio sul tema delle ultime e più avanzate tecnologie che i maggiori enti mondiali si sono incontrati al XV Convegno Europeo. L’obiettivo è anche quello di dare una risposta globale alla possibile ripresa con concrete soluzioni sulle problematiche energetiche ed ambientali.
E’ anche per via della povertà di materie prime dell’Europa, che questa dovrà indirizzare il proprio sviluppo sullo studio di tecnologie a basso consumo energetico e alle energie rinnovabili; la formazione offerta dal Centro Studi Galileo è centrale in un programma di innovazione così complesso».

Ing. Buoni, il Convegno di quest’anno è particolarmente importante visto che si tiene in un periodo di profondi cambiamenti per la regolamentazione dei gas fluorurati: in qualità di rappresentante del settore, sia a livello nazionale che europeo, come giudica questo processo?
«Quello in atto è un processo determinante per il futuro dell’ambiente e del pianeta. L’obiettivo della revisione della regolamentazione europea è infatti quello di combattere il cambiamento climatico e ridurre i gas HFC utilizzati nella refrigerazione e condizionamento, in quanto la riduzione della produzione e del consumo dei gas refrigeranti HFC porterà ad una consistente diminuzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, pari alle emissioni di gas serra di tutto il pianeta attualmente emesse in 2 anni.
Se non si fermano i gas serra la temperatura del pianeta, dicono gli scienziati, aumenterà di 2 gradi. La riduzione degli HFC porterà ad un abbassamento di questo aumento pari a 0.5°C. All’interno dello schema già collaudato del Protocollo di Montreal, tale riduzione è la più semplice e veloce per ridurre drasticamente (anche se non sufficientemente) il problema dei cambiamenti climatici.
L’Europa vuole continuare nella politica di regolamentazione delle sostanze dannose per l’ambiente, segnatamente di quelle responsabili del buco dell’ozono (ormai problema quasi risolto) e del riscaldamento globale, pertanto chiede sempre maggiori innovazioni. Attualmente i gas refrigeranti maggiormente utilizzati sono ancora i potenti gas ad effetto serra HFC ma, dalle conclusioni del XV Convegno Europeo si evince che, grazie ad una loro graduale riduzione, entreranno in uso refrigeranti meno dannosi, naturalmente presenti nell’ambiente e ad impatto nullo, quali l’ammoniaca NH3, gli idrocarburi HC e l’anidride carbonica CO2, oppure i nuovissimi refrigeranti chimici sintetici HFO già testati da molte industrie del settore anche italiane».
Quali sono gli aspetti più importanti della nuova revisione europea? Quali ripercussioni potrà avere a livello lavorativo per i professionisti del freddo?
«Gli ultimi 5 anni hanno portato mutamenti radicali nel settore del Freddo. Innovazioni che, nonostante il brevissimo lasso di tempo, sono state ben recepite da Aziende, Accademici e Tecnici che hanno portato ad una definizione della Professione del Tecnico del freddo (grazie alle certificazioni) e ad un rinnovato modus operandi degli operatori tendente a sempre maggiori standard qualitativi dei prodotti nel rispetto dell’ambiente.
La revisione della regolamentazione europea, se approvata così come è stata formulata dalla Commissione Europea lo scorso novembre, dovrebbe presentare importanti novità per i nostri Tecnici del Freddo, progettisti, produttori, installatori e/o manutentori degli impianti di refrigerazione e condizionamento.
Ricordiamo infatti che ora la proposta è al vaglio delle commissioni del Parlamento Europeo dei trasporti e dell’ambiente. Quest’ultima voterà gli emendamenti il prossimo 19 giugno. Inoltre lo stesso Consiglio dell'Unione Europea porterà anch’esso i suoi commenti ed emendamenti. Se in prima lettura la proposta comprensiva di tutti gli emendamenti dovesse essere votata, dovrebbe entrare in vigore per l’inizio del prossimo anno».
I produttori di pompe di calore in Italia chiedono la modifica dell'art. 12 del regolamento revisionato sui gas fluorurati 842/2006, che impone la carica di refrigerante in loco e non in fabbrica. La vostra posizione però, come AREA e ATF, è favorevole, ci può spiegare perché su questo punto le posizioni si sono contrapposte in modo così netto?
«L’Italia è l’esempio più lampante del motivo per cui gli impianti di condizionamento non sigillati ermeticamente debbano essere venduti senza carica al loro interno (così come già avviene comunque per la maggior parte degli impianti di refrigerazione commerciale per supermercati e refrigerazione industriale).
Infatti oltre ad evitare emissioni in atmosfera dovute al trasporto, questa strada sarebbe l’unica percorribile per evitare che personale non competente, come avviene oggi, installi il milione di splittini (fonte ANIMA del 2010) che ogni anno vengono venduti in Italia ed installati da elettricisti, idraulici o probabilmente anche dal singolo privato che si improvvisano installatori con enormi emissioni e perdite di refrigerante in atmosfera sia all’avviamento, sia ancor più durante la vita dell’impianto. Senza contare la mancata efficienza del sistema stesso che porta ad un consumo energetico e quindi ad una emissione indiretta dovuta alla produzione di maggiore anidride carbonica dalle nostre centrali termoelettriche.
Facendo arrivare la macchina al luogo di installazione scarica di refrigerante, si garantisce (unico modo possibile) che solo un tecnico competente in possesso delle autorizzazioni per acquistare il refrigerante, possa caricare l’impianto con la giusta quantità di HFC, verificando anche la giusta lunghezza delle tubazioni che uniscono la parte evaporante a quella condensante, che costituisce fra l’altro una variabile per una giusta quantità di carica di refrigerante, che solo il tecnico sul luogo può conoscere».
L’obiezione principale mossa dai produttori è che in questo modo il collaudo degli apparecchi risulterà più dispendioso, in quanto sarà necessario riempire le macchine con il gas, fare il collaudo, poi svuotarle e riempirle nuovamente in cantiere. Come pensate potrebbe essere superato questo problema?
«Quanto affermato dai produttori di impianti split è vero solo in parte. Infatti non c’è dubbio che tale costo viene ad aggiungersi per le sole macchine che vengono sottoposte a test di funzionamento. Tale operazione di svuotamento richiede un lasso di tempo di pochi minuti per una quantità di carica così limitata; inoltre c’è da considerare anche il fatto che la parte evaporante dell’impianto veniva già precedentemente caricata in azoto.
Però il problema viene velocemente risolto in quanto il refrigerante recuperato si potrebbe riutilizzare nella macchina successiva di test e questo velocizzerebbe le operazioni invece di rallentarle.
Infatti, per aziende importanti come queste, un recuperatore che rigenera il refrigerante con separazione dell’olio non comporterebbe sicuramente un grosso impegno finanziario, considerando pure il risparmio del costo del refrigerante non immesso. Risparmio in refrigerante non caricato che verrà ovviamente trasferito in un minor costo della macchina».
Siamo ormai prossimi alla scadenza della proroga per l’iscrizione al Registro Telematico Nazionale, può fare un bilancio dei professionisti certificati con il Centro Studi Galileo e ATF? Quanti hanno scelto di conseguire il Patentino Europeo del Frigorista?
«La scadenza è stata in questi giorni, l’11 giugno. Ad oggi hanno conseguito il patentino italiano frigoristi circa 3.000 tecnici con il solo Centro Studi Galileo che dovrebbe aver certificato circa il 50% di tutti i tecnici finora certificati. Le certificazioni erano già partite da ottobre 2012, quando abbiamo cominciato ad erogare le sessioni di esame in tutte le 12 sedi che abbiamo in Italia. Coloro che hanno conseguito invece il patentino europeo frigoristi (cosiddetto PEF) sono 600. Come risaputo, sia il patentino conseguito con ente certificatore italiano, sia il patentino svolto con ente certificatore inglese (sessioni che ora eseguiamo solo per tecnici stranieri che preferiscono svolgerlo in lingua inglese) sono validi in Italia e in tutta Europa per il mutuo riconoscimento tra stati europei e la libera circolazione dei lavoratori».
Una recente ricerca americana ha individuato nei refrigeranti naturali il futuro della refrigerazione, in sostituzione degli HFC; inoltre è stato calcolato che Cina e India entro il 2018 varranno più della metà del mercato mondiale, l’industria europea come si sta preparando per questi cambiamenti?
«L’Europa è pioniera ed in prima fila da decenni nella questione ambientale. Basti pensare agli impegni dalla stessa assunta per il 2020...
Con tale politica l’Europa è prima nel mondo a proporre il rilancio economico per mezzo del controllo ambientale energetico.
Vi sono tecnologie alternative già presenti sul mercato del freddo e del condizionamento dell’aria, che sono promettenti per il futuro. Inoltre, è proprio sul tema delle ultime e più avanzate tecnologie che i maggiori enti mondiali si sono incontrati al XV Convegno Europeo. L’obiettivo è anche quello di dare una risposta globale alla possibile ripresa con concrete soluzioni sulle problematiche energetiche ed ambientali.
E’ anche per via della povertà di materie prime dell’Europa, che questa dovrà indirizzare il proprio sviluppo sullo studio di tecnologie a basso consumo energetico e alle energie rinnovabili; la formazione offerta dal Centro Studi Galileo è centrale in un programma di innovazione così complesso».
