Petrolio 2025: tra volatilità dei prezzi, nuove mosse dell’OPEC+ e domanda al ribasso per il 2025
Volatilità dei prezzi, nuovi equilibri produttivi e segnali di rallentamento globale stanno ridefinendo il mercato petrolifero nel 2025.

Nel corso della primavera 2025, secondo le analisi dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), il mercato petrolifero ha mostrato segnali di crescente instabilità, con dinamiche che riflettono non solo l’andamento delle quotazioni, ma anche tensioni geopolitiche e trasformazioni nei modelli di consumo.
Il forte calo del prezzo del greggio registrato tra aprile e maggio ha evidenziato quanto le incertezze economiche e commerciali globali possano incidere sul comparto energetico.
Contestualmente, l’OPEC+ ha messo in atto scelte strategiche inattese che influenzano i livelli produttivi mondiali, mentre la domanda di petrolio sembra entrare in una fase di rallentamento, soprattutto nei Paesi OCSE.
Emergono così scenari divergenti tra economie mature e mercati emergenti, mentre gli Stati Uniti rivedono al ribasso la crescita dell’offerta da shale oil. In questo contesto complesso, il 2025 si configura come un anno di transizione per il settore petrolifero globale.
Prezzi in discesa e nuova strategie produttiva OPEC+
Alla fine di aprile 2025, il mercato petrolifero ha subito una contrazione significativa: il presso del petrolio è sceso di oltre 14 dollari al barile, toccando il minimo degli ultimi 4 anni poco sopra la soglia dei 60 dollari.
A contribuire a questo andamento sono state le tensioni geopolitiche e commerciali – in particolare le incertezze legate ai rapporti tra USA, Cina e Regno Unito – che hanno avuto un impatto diretto sui mercati finanziari e su quello delle materie prime. Sebbene successivi accordi bilaterali abbiano attenuato temporaneamente il clima di sfiducia, la pressione sui prezzi è rimasta elevata.
Nel tentativo di riportare equilibrio nel mercato, l’OPEC+ ha deciso un nuovo incremento nella produzione per il mese di giugno, pari a 411.000 barili al giorno. Questa scelta ha sorpreso gli osservatori, poiché anticipa il livello produttivo inizialmente previso per ottobre.
Tuttavia, l’impatto reale sull’offerto sarà più contenuto rispetto al dato nominale. Alcuni Paesi membri, come Kazakistan, Russia ed Emirati Arabi, continuano a produrre oltre i limiti concordati, mentre altri – con capacità limitata o in fase di compensazione per eccessi precedenti – non riusciranno a soddisfare appieno le quote assegnate.
Le previsioni aggiornate stimano che l’aumento netto dell’offerta sarà pari a circa 310.000 barili al giorno nel 2025 e 150.000 nel 2026. Non è da escludere che un inasprimento delle sanzioni contro Venezuela, Iran e Russia possa limitare parte di questo incremento, contribuendo a mantenere una certa tensione sull’offerta globale.
Domanda globale debole e rallentamento dell’offerta statunitense
Parallelamente, sul fronte della domanda emergono segnali preoccupanti. Dopo un primo trimestre sorprendentemente solido, i dati più recenti indicano un indebolimento nei consumi energetici, in particolare nei paesi non OCSE come Cina e India, dove le consegne risultano inferiori alle attese.
Gli analisti ora prevedono una crescita più moderata della domanda mondiale per il resto del 2025, con un incremento medio di circa 650.000 barili al giorno, per un totale annuo di 740.000. Il 2026 potrebbe registrare un lieve aumento, con una stima di crescita pari a 760.000 barili/giorno.
Le economie emergenti continueranno a trainare la domanda (+860.000 barili/giorno nel 2025 e +1 milione nel 2026), mentre nei paesi OCSE si prevede una flessione più marcata: -120.000 barili/giorno nel 2025 e -240.000 nel 2026.
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