Speciale 22
Speciale Solarexpo & Greenbuilding 2012
Referenza

Lo sviluppo del solare termico

Il 2011 ha segnato per il solare termico una flessione positiva tra il 10 e il 20% rispetto al 2010 con delle potenzialità di sviluppo in positivo. Sulla base di quanto emerso nel corso del convegno “Solare termico e fotovoltaico nelle aree urbane: obblighi di legge, restrizioni autorizzative” l’installato dello scorso anno è stato di circa 400 mila mq con una superficie totale di collettori solari termici compresa tra 2,5 e 3 milioni di metri quadrati.

Il solare termico, se venisse applicata la direttiva 2009/28/CE per la promozione dell’uso di energie rinnovabili, potrebbe contribuire in maniera significativa a coprire il fabbisogno di acqua calda negli edifici. Il limite è però dato dagli iter autorizzativi che non sempre facilitano l’impiego di queste risorse visto che per i piccoli impianti si richiede solo una comunicazione mentre per le aree vincolate non ci sono criteri standard da seguire a causa del mancato fornimento degli stessi da parte delle Sovraintendenze.

Questo comporta notevoli problemi per gli operatori nonostante le molteplici sentenze del TAR che pongono allo stesso livello il diritto della tutela del paesaggio e della tutela ambientale avendo come comune denominatore il risparmio energetico.

Riccardo Battisti - chairman del convegno sottolinea che “la Sovraintendenza deve motivare una decisione di bocciatura ed entrare nel caso specifico. Si verifica invece spesso il paradosso che i Comuni bocciano un progetto che avrebbero probabilmente approvato solo perché c’è il parere negativo della Sovraintendenza”.

A causa del poco controllo affidato ai comuni, a oggi ci sono pochi dati che realmente testimoniano l’obbligo di realizzare impianti solari termici in nuovi edifici e in ristrutturazioni. Mancanza questa, secondo Battisti, che “sottolinea l’incapacità dello Stato di monitorare l’applicazione delle leggi che emana”.

Nel complesso tutte le fonti di energia rinnovabile presentano problematiche comuni e la definizione dei criteri di realizzazione degli impianti dovrebbe essere una priorità comune a tutte le Regioni italiane nella definizione dei loro piani paesaggistici in modo da non lasciare spazio alle Sovraintendenze di dare libere interpretazioni.