Eolico sotto attacco: Trump sfida i progetti offshore, ma i tribunali ribaltano le decisioni
Un tribunale USA annulla il blocco governativo su un progetto eolico offshore da 704 MW. Trump prosegue gli attacchi politici contro le rinnovabili, mentre il rischio per l’occupazione green cresce.

Negli Stati Uniti la controversia sull’eolico offshore intreccia politica, giurisprudenza e grandi investimenti. L’amministrazione Trump ha decretato la sospensione di opere già avanzate come il progetto Revolution Wind (704 MW), accusando le turbine di impatti ambientali vaghi. Ma i giudici federali hanno temporaneamente annullato il blocco, autorizzando la ripresa dei lavori. Parallelamente, Trump ha attaccato le rinnovabili all’ONU con toni aggressivi, definendole “costose e inefficaci”. Intanto, rischiano decine di migliaia di posti di lavoro green, con il settore che perde slancio su politiche instabili e contenziosi in corso.
Il caso Revolution Wind: il nodo legale che segna il destino dell’offshore
Il progetto Revolution Wind, in joint venture tra Ørsted e il consorzio Skyborn, aveva quasi completato l’80 % dei lavori quando l’amministrazione ha emesso un ordine di sospensione. L’accusa riguarda la mancanza di valutazioni adeguate, secondo la quale l’agenzia federale “non avrebbe correttamente considerato gli impatti su pesca, navigazione e altre attività costiere”. La Corte Distrettuale di Columbia ha accolto una richiesta di ingiunzione preliminare, ordinando la ripresa delle attività in attesa di chiarimenti.
Tuttavia, la causa legale resta aperta, e diversi altri progetti eolici offshore rischiano simili revoche nei permessi già concessi. Procedimenti legali analoghi sono in corso in Maryland e Rhode Island, dove il Dipartimento degli Interni ha chiesto l’annullamento di approvazioni anche per parchi da 141 turbine.
Le parole di Trump all’ONU: una strategia contro le rinnovabili
Durante il suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Trump ha attaccato le energie rinnovabili definendole “una barzelletta” e “poco potenti per alimentare un Paese”. Ha affermato che molti impianti sono costruiti in Cina, mentre gli Stati Uniti continuano a usare carbone e gas, denunciando incoerenza nelle politiche globali.
Questo messaggio politico forte – più retorico che tecnico – punta a galvanizzare un elettorato scettico verso le nuove fonti, ma rischia di indebolire la fiducia degli investitori nel lungo termine, specialmente in progetti infrastrutturali che richiedono orizzonti decennali.
Conseguenze per l’eolico USA e opportunità per il mercato internazionale
Il contenzioso ha già impatti concreti: centinaia di milioni di dollari bloccati, progetti rimasti fermati, e investitori esitanti. Il rapporto Clean Jobs of America 2025 segnala che l’energia pulita nel 2024 ha creato circa 3,5 milioni di posti di lavoro negli USA, ma le recenti politiche potrebbero far “saltare” fino a 830.000 impieghi entro il 2030, con il settore fotovoltaico da solo che potrebbe perdere 330.000 posti.
Per il mercato europeo — e italiano — questo contesto offre una lezione: la stabilità normativa e la certezza giuridica sono fondamentali per attrarre investimenti su larga scala. Le aziende nel settore delle rinnovabili devono monitorare le evoluzioni legali internazionali, studiare modelli resilienti alle variabili politiche e sfruttare queste dinamiche per proporre soluzioni robuste e compliance elevata.
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