Speciale 33
I nuovi software di simulazione e calcolo: edilizia e termotecnica
Intervista a Intervista all’arch. Edoardo Accettulli, AEC Vertical Sales di Autodesk

Cloud, tablet, integrazione e apertura: il futuro dei software di progettazione

Autodesk non ha certo bisogno di presentazioni: più di 10 milioni di professionisti in 185 paesi utilizzano i software Autodesk per la Building Information Technology. L’azienda, fondata da John Walter e altri 12 co-fondatori nel 1982 è ormai leader indiscussa per la progettazione di infrastrutture, costruzioni civili e industriali, ma anche per la produzione di contenuti multimediali per l’intrattenimento e la progettazione meccanica.

Con Edoardo Accettulli, responsabile Vertical Sales per il ramo italiano dell’azienda, abbiamo parlato di un futuro che, almeno in parte, è già qui, e di come i software BIM, per i quali Autodesk è stata pioniera nello sviluppo, possono aiutare i progettisti a realizzare edifici sempre più Green, grazie alla progettazione integrata.

Internet, tablet, l’evoluzione dei dispositivi e la Cloud stanno trasformando tutto, quale evoluzione prevede per i prossimi 5 anni nell’interfaccia utente dei vostri software?

"Noi abbiamo già una serie di software che lavorano in modalità cloud, per la progettazione, ma anche per il Rendering e l’analisi degli edifici. In realtà non credo cambierà molto per quanto riguarda l’interfaccia, l’utente si troverà ad avere lo stesso strumento, con gli stessi comandi, quello che cambierà sarà il modo di utilizzarlo. Faccio un esempio: abbiamo già una serie di software che lavorano in modalità cluod, il nostro Revit ha la possibilità di calcolare i Rendering in locale, oppure sui server di Autodesk in modalità cloud, in questo modo l’utente avrà la macchina libera, ma il risultato finale sarà identico. La stessa cosa avviene con Revit MEP per la parte di calcolo dei consumi energetici dell’edificio, gli utenti possono lavorare in locale sulla propria macchina, oppure posso utilizzare Green Building Studio, che lavora solo in modalità on-line, in questo modo hanno dei dati sempre aggiornati, in modalità cloud.

Per quanto riguarda i tablet invece c’è anche un cambiamento dell’interfaccia: questo perché si utilizza un altro tipo di periferica. Il software Vela System ad esempio, l’ultima nostra acquisizione, funziona su tablet, serve per la gestione del cantiere e consente di tenere d’occhio in tempo reale il progresso dei lavori, inserendo dei report quotidiani che, in modalità cloud, possono essere visualizzati da tutti i responsabili del cantiere, che in questo modo avranno sempre un report dettagliato sullo stato di avanzamento dei lavori".

Negli ultimi anni il focus è sempre più puntato sul risparmio energetico, nel tentativo di realizzare edifici sempre più vicini al consumo zero. In molti sostengono che per raggiungere questi obbiettivi sia necessaria l’integrazione di conoscenze diverse, attraverso una progettazione integrata. I vostri software come possono, o potranno, agevolare questa integrazione?

"Sono completamente d’accordo, se i professionisti lavorano a compartimenti stagni la gestione del progetto diventa difficile. Quando progetto architettonico e impiantistico non hanno alcun rapporto tra loro, se non attraverso qualche dato di superficie o qualche vista bidimensionale, è chiaro che non si può andare molto lontani dal punto di vista energetico. I nostri software sono integrati tra loro già da parecchi anni, ma con la versione 2012 di Revit abbiamo creato una versione unica, che integra interfaccia architettonica, strutturale e impiantistica, in questo modo i diversi professionisti possono alternarsi nel lavoro progettuale, facendo ognuno la propria parte sullo stesso modello, sullo stesso progetto. Grazie a questa interfaccia unica ogni progettista può disporre di tutti i dati relativi ad uno specifico modello e lavorare direttamente su quelli. In questo modo l’impiantista, che arriva per ultimo, dispone di tutti i dati necessari per una progettazione quanto più possibile vicina alla realtà".

Ritiene che la creazione di standard aperti per la comunicazione tra software possa ridurre i costi di sviluppo del software e avvantaggiare i progettisti?

"Per quanto riguarda i costi di sviluppo, sicuramente no. Per l’utente, al contrario, è molto vantaggioso, perché in questo modo i progetti possono essere importati in altri ambienti. Prendiamo ad esempio il formato IFC, direi che ad oggi il 95% degli elementi vengono riconosciuti con le loro caratteristiche e rigenerati all’interno di un’altra piattaforma, ormai quasi tutte le Software House hanno integrato questo standard, per cui credo si dovrebbe andare avanti in questa direzione. Per i progettisti questo è sicuramente un grosso vantaggio. Aggiungerei però che spesso i progettisti non conoscono l’esistenza di questi standard, molti utilizzano ancora il formato DVG per il passaggio dei dati, in questo modo perdono completamente il modello".

Cosa pensa dei Brevetti Software americani, ritiene sarebbe utile introdurli anche in Europa?

"Non conosco in profondità i problemi che possono essere legati ai brevetti del software. So che fino a qualche anno fa il software non si poteva brevettare se non per piccole parti, per piccole funzioni, invece oggi le società stanno cercando di brevettare parti più ampie, ma credo sia ancora troppo presto per capire in che direzione andrà il mercato. Faccio un esempio con un settore parallelo: una decina di anni fa qualcuno aveva registrato il dominio hp.com per poi rivenderlo alla HP, chiedendo un sacco di soldi all’azienda: questo oggi non si può più fare. Mi sembra che sul software brevettato il discorso sia simile. Siamo ancora agli inizi, per cui la paura diffusa è che, se qualcuno inventa un software per fare le fatture, tutti quelli che vogliono fare delle fatture dovranno usare quel software. Io invece penso che, come è avvenuto per i domini, piano piano si prenderà una strada un po’ più definita e non sarà così grave come si pensa".

Quali consigli darebbe ai progettisti per districarsi tra le offerte dei diversi software?

"La cosa migliore secondo me sarebbe guardarsi in giro e quanto meno dare un’occhiata a tutti i prodotti presenti sul mercato. Una quindicina di anni fa, quando ho iniziato per passione ad interessarmi a questi prodotti, ce n’erano un’infinità, adesso per ciascun settore ci sono 4-5 aziende. Quindi il consiglio che mi sento di dare ad un progettista è di dare uno sguardo ai 4-5 strumenti che sono presenti sul mercato per la sua disciplina, e provarli senza avere fretta di decidere. Ogni software è più preciso o più veloce per alcune funzioni, quindi, se quelle sono proprio le funzioni che mi interessano maggiormente, andrò a scegliere quel software: ogni strumento ha alcune parti che funzionano meglio e altre che funzionano meno bene, la scelta dipende ovviamente dalle parti che più mi interessano...".