Speciale 65
Solarexpo - The Innovation Cloud 2014
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Solarexpo 2014, finiti gli incentivi restano tutte le difficoltà del fare impresa in Italia
“Questi imprenditori sono degli eroi”. Così Luca Zingale, direttore di Solarexpo, ha introdotto al convegno di apertura della manifestazione milanese i sette imprenditori che, alla presenza del viceministro De Vincenti e del Sottosegretario Silvia Velo, hanno esposto le richieste provenienti dal mondo delle rinnovabili al governo, raccontando le loro storie di successo, ma anche la loro frustrazione e i diversi nodi ancora da sciogliere.
Un’edizione, quella di Solarexpo 2014, che rispetto agli anni passati sembra lo specchio di un settore in forte difficoltà, che ha dimezzato in poco più di un anno il fatturato, e vive una crisi profonda, che sarebbe stata evitabile, forse, con una legislazione meno scellerata.
Quella iniziata quest’anno è l’era del fotovoltaico post-incentivi, terminati anche gli ultimi strascichi del conto energia, quindi, resta un mercato fortemente in crisi, che però ha ancora delle opportunità, delle fide che possono portare ad una stabilizzazione, almeno per le aziende italiane.
Per quanto riguarda il mercato domestico, la vera sfida riguarda la Grid Parity, in parte già raggiunta grazie alla riduzione del costo chiavi in mano per i piccoli impianti domestici che consentono, anche senza incentivi, di produrre energia ad un costo inferiore rispetto a quello dell’energia acquistata in rete. La seconda sfida importante riguarda le imprese di installazione e manutenzione, con i 18 GW di impianti già esistenti, che dovranno essere mantenuti e valorizzati. La terza sfida riguarda invece i mercati esteri, con un occhio particolare all’Europa dell’est, ma anche al Sud America e all’Africa.
“Non c’è in Italia un altro settore manifatturiero che possa produrre innovazione e occupazione come quello delle rinnovabili - sono le parole di Averaldo Farri, della ABB - lasciare l’Italia fuori da questa sfida significa mettere il paese in una condizione di svantaggio sullo scacchiere internazionale”.
“Oggi si parla solo di incentivi - prosegue Farri - noi non abbiamo bisogno di incentivi, ma piuttosto di normative più semplici, di certezza e di sburocratizzazione”.
Queste istanze, che colgono tutto il malessere degli imprenditori, sono espresse alla perfezione dalle parole di Luciano Brandoni, patron dell’omonima azienda: “La nostra azienda è partita con i radiatori d’arredo, nel 2007 abbiamo costruito uno stabilimento dedicato alle rinnovabili, all’epoca ci sentivamo dei salvatori, oggi mi sento un po’ un asino”.
“Il problema non sono gli incentivi - prosegue Brandoni - ma il modo in cui sono stati gestiti. Se si lancia una locomotiva ai 300 all’ora e poi la si fa schiantare contro un muro di mattoni, si ottiene solamente che la si disintegra”.
Il Viceministro dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti sembra essere d'accordo con questa tesi: “con gli incentivi a bomba d’acqua abbiamo dato il tempo ai cinesi di fornirci i prodotti, invece di sviluppare la filiera italiana in modo che potesse sopravvivere, è stata una pessima politica industriale che ha svantaggiato le rinnovabili Made in Italy”.
“Non sono più necessari incentivi - prosegue il Viceministro - servono nuove regole, è molto importante anche lavorare sulle reti e sviluppare tutto quello che può aiutare a raggiungere la grid parity”.
Silvia Velo, sottosegretario del Min. dell’Ambiente, promette quindi “una semplificazione della connessione in rete, che comporta troppi oneri e troppi costi, con l’introduzione di un’autorizzazione unica per le rinnovabili, oltre ad una revisione del meccanismo dello scambio sul posto”.
“Stiamo lavorando anche ad un nuovo sistema di incentivi dedicati all’amministrazione pubblica, per rimuovere l’amianto dai tetti. Pensate che il tetto del ministero dell’ambiente è ancora ricoperto di amianto. Ci sarà a breve anche un decreto per l’efficienza energetica negli edifici scolastici - prosegue Silvia Velo - e un nuovo fondo rotativo Kyoto per mettere in moto il volano della riqualificazione degli edifici pubblici”.
Un’edizione, quella di Solarexpo 2014, che rispetto agli anni passati sembra lo specchio di un settore in forte difficoltà, che ha dimezzato in poco più di un anno il fatturato, e vive una crisi profonda, che sarebbe stata evitabile, forse, con una legislazione meno scellerata.
Quella iniziata quest’anno è l’era del fotovoltaico post-incentivi, terminati anche gli ultimi strascichi del conto energia, quindi, resta un mercato fortemente in crisi, che però ha ancora delle opportunità, delle fide che possono portare ad una stabilizzazione, almeno per le aziende italiane.
Per quanto riguarda il mercato domestico, la vera sfida riguarda la Grid Parity, in parte già raggiunta grazie alla riduzione del costo chiavi in mano per i piccoli impianti domestici che consentono, anche senza incentivi, di produrre energia ad un costo inferiore rispetto a quello dell’energia acquistata in rete. La seconda sfida importante riguarda le imprese di installazione e manutenzione, con i 18 GW di impianti già esistenti, che dovranno essere mantenuti e valorizzati. La terza sfida riguarda invece i mercati esteri, con un occhio particolare all’Europa dell’est, ma anche al Sud America e all’Africa.
“Non c’è in Italia un altro settore manifatturiero che possa produrre innovazione e occupazione come quello delle rinnovabili - sono le parole di Averaldo Farri, della ABB - lasciare l’Italia fuori da questa sfida significa mettere il paese in una condizione di svantaggio sullo scacchiere internazionale”.
“Oggi si parla solo di incentivi - prosegue Farri - noi non abbiamo bisogno di incentivi, ma piuttosto di normative più semplici, di certezza e di sburocratizzazione”.
Queste istanze, che colgono tutto il malessere degli imprenditori, sono espresse alla perfezione dalle parole di Luciano Brandoni, patron dell’omonima azienda: “La nostra azienda è partita con i radiatori d’arredo, nel 2007 abbiamo costruito uno stabilimento dedicato alle rinnovabili, all’epoca ci sentivamo dei salvatori, oggi mi sento un po’ un asino”.
“Il problema non sono gli incentivi - prosegue Brandoni - ma il modo in cui sono stati gestiti. Se si lancia una locomotiva ai 300 all’ora e poi la si fa schiantare contro un muro di mattoni, si ottiene solamente che la si disintegra”.
Il Viceministro dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti sembra essere d'accordo con questa tesi: “con gli incentivi a bomba d’acqua abbiamo dato il tempo ai cinesi di fornirci i prodotti, invece di sviluppare la filiera italiana in modo che potesse sopravvivere, è stata una pessima politica industriale che ha svantaggiato le rinnovabili Made in Italy”.
“Non sono più necessari incentivi - prosegue il Viceministro - servono nuove regole, è molto importante anche lavorare sulle reti e sviluppare tutto quello che può aiutare a raggiungere la grid parity”.
Silvia Velo, sottosegretario del Min. dell’Ambiente, promette quindi “una semplificazione della connessione in rete, che comporta troppi oneri e troppi costi, con l’introduzione di un’autorizzazione unica per le rinnovabili, oltre ad una revisione del meccanismo dello scambio sul posto”.
“Stiamo lavorando anche ad un nuovo sistema di incentivi dedicati all’amministrazione pubblica, per rimuovere l’amianto dai tetti. Pensate che il tetto del ministero dell’ambiente è ancora ricoperto di amianto. Ci sarà a breve anche un decreto per l’efficienza energetica negli edifici scolastici - prosegue Silvia Velo - e un nuovo fondo rotativo Kyoto per mettere in moto il volano della riqualificazione degli edifici pubblici”.

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