Scoperta la truffa del Superbonus nel trevigiano: sequestrati 8,2 milioni di euro dalla Guardia di Finanza
La GdF ha scoperto la truffa di un consorzio nel trevigiano da 24 milioni di euro, monetizzati grazie al credito d’imposta garantito dal Superbonus per la stipula di 500 contratti di interventi di cui 230 mai avviati
La Guardia di Finanza del Comando di Treviso ha recentemente reso note le indagini riguardanti una truffa aggravata ai danni dello Stato che interessa i crediti relativi al Superbonus 110% e che ha portato al sequestro di circa 7 milioni di euro in crediti d’imposta e 1,2 milioni relativi al sequestro di un immobile.
La truffa si sarebbe svolta nel trevigiano ad opera di un consorzio con sede nella Destra Piave durante i mesi più difficoltosi che si sono verificati durante la pandemia da Covid-19.
Sebbene fino a prova contraria gli indagati siano da presumersi innocenti, le Fiamme Gialle hanno scoperto che l’ente consortile aveva stipulato circa 500 contratti tra il 2020 e il 2021 per il completamento di interventi su immobili situati per la maggior parte in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e in Lombardia.
Stando alle direttive disciplinate dal Decreto Rilancio, il Superbonus consente al committente che effettua lavori di efficientamento energetico, consolidamento statico o riduzione del rischio sismico di edifici di ricevere una detrazione delle spese sostenute pari al 110%, oppure di avvalersi dello sconto in fattura praticato dai fornitori dei beni o servizi, o, ancora, di cedere a terzi il credito.
Dalle investigazioni è però emerso che, grazie al coinvolgimento di un ingegnere accondiscendente, il consorzio è stato in grado di trasmettere all’ENEA la documentazione relativa all’esecuzione degli interventi in edifici in cui, in realtà, non erano mai avvenuti.
La Guardia di Finanza ha stimato che fossero ben 230 i contratti mai portati a compimento dal consorzio, in quanto, a distanza di mesi dalla loro stipula, i lavori di ammodernamento per cui era possibile usufruire del Superbonus non sono mai stati rintracciati poiché inesistenti.
Le Fiamme Gialle di Treviso hanno potuto così scoprire che il consorzio era riuscito a monetizzare già 24 milioni di euro presso gli istituti di credito e gli intermediari finanziari.
Inoltre, le autorità sono venute a conoscenza che alcuni committenti, ignari della truffa, dopo essersi ritirati dal contratto a causa del mancato rispetto dei termini stabiliti per l’avvio dei lavori, avevano maturato lo stesso i crediti relativi ai lavori edili mai avviati.
Attualmente, la Procura della Repubblica di Treviso ha posto sotto indagine tre soggetti del consorzio ritenuti responsabili della truffa.