Speciale 150
Impianti radianti, le informazioni fondamentali dall’installazione alla manutenzione
Articolo di Simone Michelotto

Problematiche degli impianti radianti, interventi di pulizia e manutenzione

Le principali problematiche negli impianti di riscaldamento/raffrescamento radianti si possono riscontrare mediante una perdita di efficienza, la quale può manifestarsi come il mancato raggiungimento della temperatura impostata, la disomogeneità di temperatura all’interno dello stesso ambiente, la perdita di pressione registrata dal generatore, sino al blocco dello stesso.

Generalmente, gli impianti a pannelli radianti, a fronte di una posa effettuata a regola d’arte da installatori qualificati, abbisognano di rari interventi di manutenzione; nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di una manutenzione che si può definire ordinaria, individuabile come intervento di pulizia dell’impianto di riscaldamento, mentre in altri casi, per l’appunto più rari, si tratta di interventi straordinari dovuti a guasti di vario genere.
 
Come in ogni impianto idronico, il fluido termovettore, la cosiddetta acqua tecnica che scorre attraverso il circuito chiuso del sistema generatore-impianto, è per lunghi periodi di tempo il medesimo caricato al momento della posa e, per lo più, non si tratta di acqua “pura” bensì di acqua di rete idrica o di pozzo, la quale può contenere diverse sostanze come gas e sali disciolti i quali, portati ad alta temperatura durante il funzionamento dell’impianto a pavimento, possono innescare fenomeni di deterioramento quali:
 
  • Corrosione delle tubazioni, le quali possono portare a rotture e conseguenti perdite d’acqua;
  • Proliferazione di alghe, che può portare all’ostruzione delle tubazioni;
  • Formazione di depositi di calcare, che possono portare all’ostruzione delle tubazioni e al danneggiamento del generatore;
  • Formazione di scaglie e fanghi, che possono portare all’ostruzione delle tubazioni e al danneggiamento del generatore.
 
I fenomeni sopradescritti riguardano per lo più il pH (livello di acidità) e la durezza (quantità di calcare) dell’acqua immessa nell’impianto. In generale, la durezza ottimale per l’acqua tecnica è di 15°f (gradi francesi, unità di misura per la durezza dell’acqua), tuttavia, come detto, spesso gli impianti vengono caricati con acque ben più “dure” (25°f e oltre). Gli interventi per risolvere tali problemi possono essere di tipo preventivo o riparatorio, in ogni caso finalizzati a “stabilizzare” l’acqua tecnica in modo che l’impianto non solo sia sempre efficiente, ma anche protetto dalla possibilità di danni e guasti che, come detto, possono interessare le tubazioni degli elementi radianti, i collettori, le adduzioni e il generatore.
Alcuni accorgimenti di utilizzo ed alcune azioni preventive possono senz’altro ridurre al minimo i casi di danno e/o guasto i quali, specialmente negli impianti radianti integrati nella struttura dell’edificio, possono comportare interventi invasivi, se non addirittura distruttivi, per la riparazione.
Tra gli accorgimenti è senz’altro da tener presente che, seppure l’impianto radiante sia in grado di raggiungere la temperatura desiderata in un arco di tempo piuttosto breve, il continuo accendimento/spegnimento non giova né all’impianto, né al generatore, né al contenimento dei consumi; anche l’attenta zonizzazione e termoregolazione hanno un ruolo fondamentale nella resa dell’impianto. Le caldaie a condensazione, ad esempio, così come gli impianti radianti, danno la massima resa se funzionanti in continuo a temperature costanti.
A monte di una buona conduzione dell’impianto, in ogni caso, stanno un’attenta progettazione e, come detto, una posa a regola d’arte la quale non riguarda soltanto l’impianto, ma anche tutte le fasi successive (massetto, pavimentazione, etc.).
 
Gli interventi a carattere preventivo riguardano soprattutto il fluido termovettore: immettere nell’impianto acqua addolcita con additivi chimici che ne riducano la durezza e ne regolino l’acidità farà sì che si evitino depositi di calcare e fenomeni di corrosione. Esistono inoltre additivi chimici per la pulizia dell’impianto, defanganti e anti-aggregazione per far fronte alla formazione di alghe. Tali additivi possono essere immessi nell’impianto già funzionante così come in un impianto appena posto in opera, analogamente gli interventi sopradescritti sono i medesimi nel caso in cui si debba ricorrere ad un’azione risolutiva dopo il verificarsi di un’anomalia di funzionamento.
È, infine, buona norma procedere con un lavaggio dell’impianto di riscaldamento a pavimento prima del caricamento dello stesso per rimuovere tutti i possibili “residui solidi”. Tale intervento si svolge in due fasi: dapprima si immette nell’impianto, mediante una pompa esterna collegata al singolo collettore, dell’acqua additivata con un agente chimico atto a portare in sospensione tutto lo sporco presente nell’impianto; questa fase dura almeno 15 giorni, durante i quali il liquido svolge la sua azione. Successivamente si svolge il lavaggio vero e proprio, ossia il flussaggio ripetuto dei singoli tubi tra il punto di immissione e il punto di scarico mediante grandi portate d’acqua; in questo modo verrà rimossa ogni impurità e ogni deposito potenzialmente dannoso. Il lavaggio dell’impianto, se resosi necessario da anomalie di funzionamento o guasti, servirà inoltre a sostituire l’acqua sporca con acqua trattata. Dopo il lavaggio dell’impianto si eseguiranno l’analisi del pH e della durezza dell’acqua, nonché test di pressione, al fine di verificare l’efficacia dell’intervento; ogni intervento dovrà essere documentato in forma scritta nel libretto d’impianto, ai sensi della normativa vigente.
 
Casi di manutenzione straordinaria sono quelli legati alle perdite d’acqua e alla presenza di...