Speciale 29
Le nuove tecnologie per la produzione di acqua calda sanitaria
Intervista a Intervista a Stefano Casandrini, Capogruppo H "Energie Alternative" di Assotermica

Privilegiare le filiere e l'industria nazionale incentivando anche solare termico e condensazione

Con il decreto 28/2011 in caso di ristrutturazione di unità abitative al di sotto dei 1000 mq non si è previsto nessun tipo di obbligo per la produzione di acqua calda sanitaria tramite fonti rinnovabili. Spingerete a livello politico per ottenere qualche modifica al decreto? Oppure ritenete che per il mercato attuale sia meglio aspettare?

"Il decreto 28/2011, proprio anche grazie ad un intervento della nostra associazione, richiede l’utilizzo di impianti alimentati da fonti rinnovabili per soddisfare almeno il 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria; questo nel caso di edifici nuovi o edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Il vero problema, semmai, è l’aver fissato dei limiti eccessivamente severi per i consumi complessivi di riscaldamento, raffrescamento e produzione

di acqua calda sanitaria che rischiano di rimanere solo “sulla carta”, poiché impraticabili sul piano tecnico o sconvenienti dal punto di vista dei costi e benefici. Siamo confidenti del fatto che il Ministero dello Sviluppo Economico abbia compreso la questione e che possa rivedere questi valori, ampliando la base degli interventi soggetti ad obblighi RES, ma con limiti più bassi che permettano uno sviluppo diversificato delle diverse soluzioni tecnologiche rinnovabili anche nelle piccole ristrutturazioni, quindi intendiamo spingere per ristabilire l’ottimo compromesso del precedente DlgS 311/06, che ricomprendeva tra gli obblighi di utilizzo di rinnovabili per la produzione di ACS anche le “piccole ristrutturazioni”. Non dimentichiamo peraltro che queste ristrutturazioni sono quasi sempre assistite da un finanziamento bancario e che comunque il risparmio generato dall’intervento “obbligato” richiesto sull’impianto (come nel quadro regolatorio precedente) si ripaga certamente entro i tempi del finanziamento, grazie anche all’incentivo fiscale del 55% (o del 50%). Lo stesso risparmio economico (e quindi sollievo economico alle famiglie) non è invece così automatico nel caso di interventi più o meno voluttuari quali quelli estetici o di razionalizzazione degli spazi abitativi."

QLa produzione di ACS è il processo più energivoro all'interno di una nuova abitazione, cosa ne pensate? Ritenete ci saranno delle evoluzioni tecnologiche consistenti nel prossimo futuro?

"Già oggi sappiamo che circa 1/6 del fabbisogno di energia termica nel residenziale attiene alla produzione di acqua calda sanitaria e questo dato tende ad aumentare sensibilmente spostandosi verso sud. E’ pertanto importante mantenere un obbligo di utilizzo delle fonti rinnovabili per questa funzione così da favorire lo sviluppo di soluzioni tecnologiche più efficienti ed abbassare i consumi complessivi per le famiglie. In tal senso, come confermato da uno studio del laboratorio LEAP di Piacenza e del Politecnico di Milano, l’associazione di un sistema solare termico per la produzione della sola acqua calda sanitaria e di una moderna caldaia a condensazione (sia autonoma oppure anche centralizzata) nelle abitazioni di una palazzina modernamente isolata, secondo lo standard minimo di legge 2010, può contribuire a ridurre significativamente il fabbisogno energetico complessivo per una quota di più del 50% rispetto alle utenze di una casa già isolata secondo lo standard edilizio del 2006, ma priva di un sistema solare."

Dai dati in vostro possesso, come sta andando questa fetta di mercato nel 2012, quali previsioni avete per il 2013?

"Il mercato del solare termico, che monitoriamo periodicamente, ha subito nell’ultimo anno una contrazione dovuta principalmente alla crisi nel settore delle costruzioni. Ci attendiamo che il decreto 28/2011, se opportunamente rivisto e implementato, possa fungere da traino per un settore che ha grandi potenzialità a livello nazionale, sia in termini di capacità produttive che di patrimonio edilizio da rinnovare.
Oltre agli obblighi legislativi ci aspettiamo anche che possa partire il cosiddetto “Conto Energia Termico” con degli incentivi per le rinnovabili termiche che siano veramente attrattive degli investimenti da parte degli utenti finali privati e della pubblica amministrazione."

Qual è la vostra opinione sul Piano Casa e sulle opportunità che ha portato nel campo impiantistico?

"Il Piano Casa era partito un paio d’anni fa tra grandissime aspettative, ma purtroppo non ha portato ai risultati attesi per una serie di motivi. I tempi di adozione spesso troppo lenti da parte delle regioni, alcune difficoltà procedurali e burocratiche e l’onerosità di alcuni interventi hanno frenato gli entusiasmi iniziali se si considera che il provvedimento avrebbe dovuto rilanciare l’edilizia con centinaia di milioni di euro d’investimenti privati. Ciò premesso il Piano casa contiene delle idee interessanti, quali quella del bonus volumetrico per i costruttori o della possibilità di ampliamento del fabbricato in caso di installazione di tecnologie impiantistiche ad alta efficienza, che non sono da buttare e che dovrebbero essere una linea guida per il costruire negli anni a venire. In questo senso è innegabile che una progettazione integrata dell’edificio e dell’impianto possa portare a significativi benefici economici per chi lo abiterà ed ambientali per la collettività."

Anche nel Quinto Conto Energia si parla di “classificazioni energetiche” per l'ottenimento dei contributi, ritenete questi paletti opportunità o limitazioni?

"Il tema dell’energia è oggi centrale e sempre più lo sarà in un contesto nel quale le risorse diventeranno preziose e insufficienti. La classificazione energetica può essere quindi uno strumento utile soprattutto perché contribuisce a diffondere in maniera semplice e intuitiva una nuova sensibilità. D’altro canto, però, la certificazione energetica degli edifici, che oggi è alla base della classificazione degli stessi, è troppo frammentata a livello regionale e contiene ancora troppi aspetti critici che anche la nostra associazione sta cercando di affrontare.
In realtà un sistema meno penalizzante e più indicato a mio avviso esisteva già, e avrebbe permesso (se mantenuto) di realizzare ugualmente risparmi significativi insieme all’installazione di un impianto fotovoltaico, non solo sulla componente elettrica. Si trattava del “premio all’efficienza energetica” introdotto con il TERZO CONTO ENERGIA FV, che per esempio premiava con una tariffa (fotovoltaica) significativamente più alta coloro che oltre ad un impianto FV decidevano liberamente di installare ad es. un sistema SOLARE TERMICO. Questo era a mio avviso un ottimo modo di combinare i due risparmi, quello più “retribuito” e meglio finanziabile/bancabile del fotovoltaico e quello assai superiore (in termini di energia primaria risparmiata) del solare termico, che però gode di scarso interesse/attrattività per le banche.
In maniera più pragmatica ritengo che qualsiasi meccanismo d’incentivazione debba privilegiare le tecnologie che garantiscono uno sviluppo delle filiere e dell’industria nazionale. Nel caso del solare termico e delle caldaie a condensazione, ad esempio, le nostre imprese esportano in tutto il mondo più che vendere in Italia e questo dato ci deve far riflettere. Mi auguro che i prossimi mesi, anche in virtù delle recenti discussioni sulla nuova strategia energetica nazionale, siano forieri di iniziative in tal senso perché ciò di cui abbiamo bisogno è un quadro certo e soprattutto stabile nel tempo."