Focus Efficienza Energetica
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Nessuna regione italiana in linea con gli obiettivi per la neutralità climatica
ISPRA e I4C – Italy for Climate hanno realizzato il primo ranking sul percorso delle Regioni italiane verso la neutralità climatica

Nessuna delle Regioni italiane è in linea con il percorso per il raggiungimento degli obiettivi per la neutralità climatica stabiliti dall’Unione Europea, sia per quanto riguarda quelli fissati al 2030 che per quelli più a lungo termine posti al 2050. È ciò che emerge dalla prima edizione del rapporto “La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica”, realizzato da I4C – Italy for Climate, l’iniziativa per l’attuazione di una roadmap climatica ed energetica che stabilisca tappe e target per il raggiungimento da parte delle Regioni italiane dell’Accordo di Parigi, con la collaborazione dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale.
Questo primo ranking delle diverse Regioni sulla questione del clima, che vuole essere uno strumento di supporto per la transizione energetica e la neutralità carbonica del paese, evidenzia come le iniziative avviate dal governo centrale su questo tema, in primis il PNRR, non sono abbastanza. Le amministrazioni regionali hanno diversi poteri e autonomie, e quindi dovrebbero avviare campagne e progetti che non devono dipendere necessariamente da altri organismi governativi, ponendosi degli obiettivi propri e interni.
“I risultati di questo studio – dichiara Alessandro Bratti, Direttore generale dell’ISPRA - evidenziano le potenzialità e il ruolo delle amministrazioni locali nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici attraverso l’incentivazione di politiche di mitigazione sul territorio, in accordo con le politiche intraprese a livello centrale, soprattutto in quei settori, come l’agricoltura, i trasporti, il riscaldamento degli edifici dove maggiori sono le competenze e i margini di iniziativa a livello locale e regionale”.
Le analisi fatte nell’ambito della relazione del rapporto si sono basate su 3 parametri chiave, le emissioni pro capite di gas serra, i consumi pro capite di energia e la quota dei consumi energetici coperta da fonti rinnovabili e hanno utilizzato i dati più recenti e ufficiali per valutarne sia la performance di stato al 2019 (che verranno tenute conto nel corso del focus) che quella di trend, che riguarda l’andamento dei 3 parametri nel biennio 2017-2019.
Dai dati si osserva come, paradossalmente, le regioni più piccole si posizionano tra quelle che hanno i più alti livelli di emissioni, quando invece verrebbe da pensare che siano tra quelle che inquinano meno viste le loro ridotte dimensioni. Un’altra questione interessante riguarda il carbone: se un lato ci sono 8 Regioni italiane che negli ultimi anni hanno già azzerato i consumi di carbone (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Marche, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta), dall’altro ci sono 7 Regioni alle quali, complessivamente, si riconduce il 99% del consumo nazionale di carbone (Puglia, Lazio, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Lombardia).
Con una media nazionale di 2,02 la regione con i consumi più bassi è la Campania (1,21), seguita da Sicilia, Calabria, Sardegna, Liguria, Marche, Molise, Basilicata, Lazio, Puglia, Abruzzo, Toscana, Piemonte, Lombardia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna , con la Valle d'Aosta che si colloca all’ultimo posto con i consumi più elevati (2.95).
Le performance climatiche negative della cosiddetta “locomotiva d’Italia” (Veneto, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna) che traina il PIL italiano sono in gran parte causate da una più intensa attività economica; ma, se si guarda la questione da un altro punto di vista, ci si rende conto che in realtà, per lo stesso motivo, sono anche le Regioni che potrebbero investire di più sulle tecnologie pulite e sulla sostenibilità.
Dall’analisi dei dati sulle rinnovabili è emerso che per il fotovoltaico la media di potenza è di350 Watt per abitante, con le Marche che fanno da capolista, mentre la Regione che punta meno su questa fonte rinnovabile è la Liguria.
Osservando i risultati del rapporto diventa evidente quanto sia necessario avviare un dibattito costruttivo sulla questione energetico-climatica in Italia, attraverso il dialogo e la cooperazione tra imprese, istituzioni e opinione pubblica, come sottolinea Andrea Barbabella, Coordinatore dell’iniziativa Italy for Climate.
“Diventa necessario alimentare un dibattito informato sui temi del clima e dell’energia in Italia attraverso un’ampia interlocuzione con imprese, istituzioni e opinione pubblica. In questo contesto il ranking acquisisce un’importanza cruciale soprattutto se consideriamo il ruolo strategico ricoperto dalle Regioni e in particolare dalle Amministrazioni regionali, che hanno importanti competenze in tutti i settori d’azione, dalla programmazione energetica a quella dei trasporti, dai processi autorizzativi all’organizzazione dei servizi pubblici”.
e la Ricerca Ambientale.
Questo primo ranking delle diverse Regioni sulla questione del clima, che vuole essere uno strumento di supporto per la transizione energetica e la neutralità carbonica del paese, evidenzia come le iniziative avviate dal governo centrale su questo tema, in primis il PNRR, non sono abbastanza. Le amministrazioni regionali hanno diversi poteri e autonomie, e quindi dovrebbero avviare campagne e progetti che non devono dipendere necessariamente da altri organismi governativi, ponendosi degli obiettivi propri e interni.
“I risultati di questo studio – dichiara Alessandro Bratti, Direttore generale dell’ISPRA - evidenziano le potenzialità e il ruolo delle amministrazioni locali nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici attraverso l’incentivazione di politiche di mitigazione sul territorio, in accordo con le politiche intraprese a livello centrale, soprattutto in quei settori, come l’agricoltura, i trasporti, il riscaldamento degli edifici dove maggiori sono le competenze e i margini di iniziativa a livello locale e regionale”.
Le analisi fatte nell’ambito della relazione del rapporto si sono basate su 3 parametri chiave, le emissioni pro capite di gas serra, i consumi pro capite di energia e la quota dei consumi energetici coperta da fonti rinnovabili e hanno utilizzato i dati più recenti e ufficiali per valutarne sia la performance di stato al 2019 (che verranno tenute conto nel corso del focus) che quella di trend, che riguarda l’andamento dei 3 parametri nel biennio 2017-2019.
Emissioni
Le emissioni pro capite di gas serra, espresse in tonnellate di CO2 per abitante residente, hanno registrato una media nazionale di 7,0 con la seguente classica regionale: al primo posto, con le emissioni più basse, troviamo la Campania (3,3), seguita da Lazio, Marche, Abruzzo, Liguria, Calabria, Toscana, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia, Umbria, Piemonte, Emilia Romagna, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Molise, Valle d'Aosta, con la Sardegna (12,2) che si piazza per ultima.Dai dati si osserva come, paradossalmente, le regioni più piccole si posizionano tra quelle che hanno i più alti livelli di emissioni, quando invece verrebbe da pensare che siano tra quelle che inquinano meno viste le loro ridotte dimensioni. Un’altra questione interessante riguarda il carbone: se un lato ci sono 8 Regioni italiane che negli ultimi anni hanno già azzerato i consumi di carbone (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Marche, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta), dall’altro ci sono 7 Regioni alle quali, complessivamente, si riconduce il 99% del consumo nazionale di carbone (Puglia, Lazio, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Lombardia).
Consumi
I dati sui consumi finali lordi di energia pro capite sono espressi in tonnellate equivalenti di petrolio per abitante residente e mostrano una netta distinzione tra nord e sud, con il centro che si divide tra i due poli.Con una media nazionale di 2,02 la regione con i consumi più bassi è la Campania (1,21), seguita da Sicilia, Calabria, Sardegna, Liguria, Marche, Molise, Basilicata, Lazio, Puglia, Abruzzo, Toscana, Piemonte, Lombardia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna , con la Valle d'Aosta che si colloca all’ultimo posto con i consumi più elevati (2.95).
Le performance climatiche negative della cosiddetta “locomotiva d’Italia” (Veneto, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna) che traina il PIL italiano sono in gran parte causate da una più intensa attività economica; ma, se si guarda la questione da un altro punto di vista, ci si rende conto che in realtà, per lo stesso motivo, sono anche le Regioni che potrebbero investire di più sulle tecnologie pulite e sulla sostenibilità.
Rinnovabili
La quota percentuale di fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia registra una media nazionale pari al 17,1%, con in testa alla classifica la Valle d'Aosta (91,1%), a cui seguono Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise, Abruzzo, Sardegna, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Marche, Campania, Puglia, Toscana, Veneto, Lombardia, Sicilia, Emilia Romagna, Lazio, con la Liguria all’ultimo posto (7,7%).Dall’analisi dei dati sulle rinnovabili è emerso che per il fotovoltaico la media di potenza è di350 Watt per abitante, con le Marche che fanno da capolista, mentre la Regione che punta meno su questa fonte rinnovabile è la Liguria.
Classifica generale
Sommando quante volte ogni Regione presenta valori migliori rispetto alla media nazionale in ognuno dei 6 indicatori (emissioni, consumi e rinnovabili per il trend nel biennio 2017-2019 e per lo stato dell’arte nel 2019), Italy for Climate ha stabilito una classifica generale sull’andamento del percorso delle Regioni verso la neutralità climatica e la transizione energetica. Osservando i dati, che non risentono di quanto una Regione si trovi sotto o sopra la media nazionale, ma che si basano solo sul fatto che essi effettivamente la superino positivamente, sono venuti a delinearsi i seguenti gruppi, dal più attento alla questione climatica a quello in una situazione più critica:- A: Campania (tutti i 6 indicatori superano la media nazionale)
- B: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche (4 indicatori su 6 superano la media nazionale)
- C: Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta (3 indicatori su 6 migliori della media nazionale)
- D: Emilia Romagna, Piemonte e Puglia (2 indicatori su 6 sono migliori rispetto alla media nazionale)
- E: Toscana, Umbria, Lombardia, Veneto ( solo 1 indicatore su 6 supera la media nazionale)
Osservando i risultati del rapporto diventa evidente quanto sia necessario avviare un dibattito costruttivo sulla questione energetico-climatica in Italia, attraverso il dialogo e la cooperazione tra imprese, istituzioni e opinione pubblica, come sottolinea Andrea Barbabella, Coordinatore dell’iniziativa Italy for Climate.
“Diventa necessario alimentare un dibattito informato sui temi del clima e dell’energia in Italia attraverso un’ampia interlocuzione con imprese, istituzioni e opinione pubblica. In questo contesto il ranking acquisisce un’importanza cruciale soprattutto se consideriamo il ruolo strategico ricoperto dalle Regioni e in particolare dalle Amministrazioni regionali, che hanno importanti competenze in tutti i settori d’azione, dalla programmazione energetica a quella dei trasporti, dai processi autorizzativi all’organizzazione dei servizi pubblici”.