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Lotta ai cambiamenti climatici: arriva l’Inviato per il clima
Una decisione del ministro degli Esteri, in accordo con il Ministero della Transizione Ecologica

Per fronteggiare al meglio la questione dei cambiamenti climatici, che ogni giorno preoccupa e riguarda sempre più aree del mondo, l’Italia, seguendo il modello di altri paesi come quello americano, nominerà un Inviato per il clima. Anzi, sarebbe più corretto parlare già di “inviata per il clima”, visto che per questa carica sono stati avanzati i nomi dei 3 candidati, tutte donne, la cui scelta verrà comunicata ufficialmente a settembre.
Fortemente voluta dal ministro degli Esteri, che ha trovato il favore del Ministero della Transizione Ecologica, questa nuova figura politico-diplomatica si configurerà non tanto come un vero e proprio decisore (per non interferire con l’operato degli organi e delle figure istituzionali che già si occupano della questione climatica), ma avrà un ruolo di collegamento e di rappresentanza a livello internazionale per quanto riguarda le questioni legate all’emergenza climatica.
L’istituzione di un Inviato per il clima rappresenta una decisione molto importante, soprattutto in vista degli appuntamenti sul tema dei cambiamenti climatici che si svolgeranno nei prossimi mesi: l’evento anticipatore della Conferenza sul Clima che si terrà a Milano il 30 settembre, il G20 che verrà ospitato a Roma a fine ottobre, e poi la Cop26 di novembre 2021 a Glasgow, l’appuntamento più atteso da tutto il mondo.
La nomina dell’Inviata per il clima inoltre potrebbe dare un importante contributo all’accelerazione del piano di azioni per la transizione verde dell’Italia, insieme ai programmi già avviati dal governo, come la missione 2 per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR (Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza), che prevede attività e programmi di investimenti per rendere la società, l’economia e i sistemi energetici italiani più sostenibili e per promuovere la decarbonizzazione del paese.
Per contrastare i danni all’ambiente la Commissione europea ha posto l’obiettivo, nobile e arduo allo stesso tempo, di arrivare a tagliare del 55% le emissioni inquinanti degli Stati membri rispetto ai valori registrati nel 1990. La scadenza è stabilita entro il 2030 ma l’Italia, come ben noto sia ai decisori politici nazionali che a quelli europei, si trova in una situazione di difetto, poiché molto in ritardo nella transizione ecologia. Ecco perché la nomina di un’inviata per il clima potrebbe giocare un ruolo strategico in questo contesto critico e urgente.
Fortemente voluta dal ministro degli Esteri, che ha trovato il favore del Ministero della Transizione Ecologica, questa nuova figura politico-diplomatica si configurerà non tanto come un vero e proprio decisore (per non interferire con l’operato degli organi e delle figure istituzionali che già si occupano della questione climatica), ma avrà un ruolo di collegamento e di rappresentanza a livello internazionale per quanto riguarda le questioni legate all’emergenza climatica.
L’istituzione di un Inviato per il clima rappresenta una decisione molto importante, soprattutto in vista degli appuntamenti sul tema dei cambiamenti climatici che si svolgeranno nei prossimi mesi: l’evento anticipatore della Conferenza sul Clima che si terrà a Milano il 30 settembre, il G20 che verrà ospitato a Roma a fine ottobre, e poi la Cop26 di novembre 2021 a Glasgow, l’appuntamento più atteso da tutto il mondo.
La nomina dell’Inviata per il clima inoltre potrebbe dare un importante contributo all’accelerazione del piano di azioni per la transizione verde dell’Italia, insieme ai programmi già avviati dal governo, come la missione 2 per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR (Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza), che prevede attività e programmi di investimenti per rendere la società, l’economia e i sistemi energetici italiani più sostenibili e per promuovere la decarbonizzazione del paese.
Per contrastare i danni all’ambiente la Commissione europea ha posto l’obiettivo, nobile e arduo allo stesso tempo, di arrivare a tagliare del 55% le emissioni inquinanti degli Stati membri rispetto ai valori registrati nel 1990. La scadenza è stabilita entro il 2030 ma l’Italia, come ben noto sia ai decisori politici nazionali che a quelli europei, si trova in una situazione di difetto, poiché molto in ritardo nella transizione ecologia. Ecco perché la nomina di un’inviata per il clima potrebbe giocare un ruolo strategico in questo contesto critico e urgente.