Focus Mercati
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Le piccole-medie imprese italiane pagano caro il prezzo dell’energia elettrica
Il costo dei consumi elettrici delle PMI italiane è tra i più alti in Europa
Sorpresi? Probabilmente a qualcuno non stupisce più di tanto il fatto che le piccole-medie imprese italiane siano quelle che, nel panorama europeo, pagano più caro il prezzo dell’energia elettrica.
Secondo i dati emersi da un rapporto di Confartigianato che indaga le questioni relative al mercato energetico che intaccano la competitività delle piccole-medie imprese italiane, le PMI che consumano fino a 20 MWh pagano una bolletta superiore del 18,1% rispetto alla media dei costi che affrontano le piccole-medie imprese negli altri paesi europei.
Un andamento che era già stato osservato negli anni precedenti: dal 2008 al 2020 infatti il costo dell’energia elettrica affrontato dagli artigiani e dai piccoli imprenditori italiani era mediamente superiore del 25,5% rispetto a quello pagato dai “colleghi” europei.
La questione dell’eccessiva spesa per l’energia elettrica riguarda principalmente le piccole attività imprenditoriali che consumano fino a 500 MWh: l’Italia, per questa fascia di consumi, si colloca al secondo posto nella classifica dei paesi con il più alto prezzo per l’energia elettrica (il primato è della Germania) registrano un costo maggiore del 9,3% rispetto alla medie europea.
Ma da dove arrivano questi costi elevati? Dalle tasse, ovviamente. Le piccole-medie imprese italiane infatti pagano caro il prezzo dell’energia elettrica a causa degli oneri fiscali e parafiscali, che sono maggiori del 36,2% rispetto a quelli mediamente applicati negli altri Stati membri (dati che valgono per la fascia di consumi fino a 20 MWH).
In aggiunta, queste attività imprenditoriali si trovano in una posizione decisamente più scomoda rispetto alle grandi aziende energivore: queste ultime, con il 14,7% dei consumi, pagano una quota di oneri generali di sistema pari al 9,2%, mentre le prime, a fronte di consumi di energia elettrica del 24,5%, nella bolletta dell’elettricità si ritrovano a pagare il 33,2% di oneri generali di sistema.
Strano meccanismo dunque, che, come sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, andrebbe ripensato secondo logiche più adeguate e bilanciate. “In pratica ai piccoli imprenditori si applica l’assurdo meccanismo: meno consumi, più paghi. Uno squilibrio incomprensibile che costringe i piccoli imprenditori a caricarsi i costi degli altri utenti. Il Decreto Sostegno bis ha avviato una riduzione degli oneri generali di sistema nelle bollette delle piccole imprese. Attendiamo di vederne gli effetti per far calare il costo dell’energia che compromette la competitività delle nostre aziende e ostacolagli sforzi per agganciare la ripresa. In ogni caso, il meccanismo degli oneri generali di sistema va completamente ripensato, da un lato ripartendo in modo più equo il peso degli oneri tra le diverse dimensioni d’azienda, dall’altro spostando parte del peso dalla bolletta alla fiscalità generale”.
Secondo i dati emersi da un rapporto di Confartigianato che indaga le questioni relative al mercato energetico che intaccano la competitività delle piccole-medie imprese italiane, le PMI che consumano fino a 20 MWh pagano una bolletta superiore del 18,1% rispetto alla media dei costi che affrontano le piccole-medie imprese negli altri paesi europei.
Un andamento che era già stato osservato negli anni precedenti: dal 2008 al 2020 infatti il costo dell’energia elettrica affrontato dagli artigiani e dai piccoli imprenditori italiani era mediamente superiore del 25,5% rispetto a quello pagato dai “colleghi” europei.
La questione dell’eccessiva spesa per l’energia elettrica riguarda principalmente le piccole attività imprenditoriali che consumano fino a 500 MWh: l’Italia, per questa fascia di consumi, si colloca al secondo posto nella classifica dei paesi con il più alto prezzo per l’energia elettrica (il primato è della Germania) registrano un costo maggiore del 9,3% rispetto alla medie europea.
Ma da dove arrivano questi costi elevati? Dalle tasse, ovviamente. Le piccole-medie imprese italiane infatti pagano caro il prezzo dell’energia elettrica a causa degli oneri fiscali e parafiscali, che sono maggiori del 36,2% rispetto a quelli mediamente applicati negli altri Stati membri (dati che valgono per la fascia di consumi fino a 20 MWH).
In aggiunta, queste attività imprenditoriali si trovano in una posizione decisamente più scomoda rispetto alle grandi aziende energivore: queste ultime, con il 14,7% dei consumi, pagano una quota di oneri generali di sistema pari al 9,2%, mentre le prime, a fronte di consumi di energia elettrica del 24,5%, nella bolletta dell’elettricità si ritrovano a pagare il 33,2% di oneri generali di sistema.
Strano meccanismo dunque, che, come sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli, andrebbe ripensato secondo logiche più adeguate e bilanciate. “In pratica ai piccoli imprenditori si applica l’assurdo meccanismo: meno consumi, più paghi. Uno squilibrio incomprensibile che costringe i piccoli imprenditori a caricarsi i costi degli altri utenti. Il Decreto Sostegno bis ha avviato una riduzione degli oneri generali di sistema nelle bollette delle piccole imprese. Attendiamo di vederne gli effetti per far calare il costo dell’energia che compromette la competitività delle nostre aziende e ostacolagli sforzi per agganciare la ripresa. In ogni caso, il meccanismo degli oneri generali di sistema va completamente ripensato, da un lato ripartendo in modo più equo il peso degli oneri tra le diverse dimensioni d’azienda, dall’altro spostando parte del peso dalla bolletta alla fiscalità generale”.