Intervista a Daniele Casella
Il riscaldamento ad infrarossi non sembra sinonimo di risparmio energetico. Perché e in che condizioni questa tipologia di applicazione può portare vantaggi in termini economici e di benessere climatico?
"In realtà il riscaldamento elettrico a infrarossi, con il suo rendimento del 100%, si pone a metà impatto ambientale, nonché di risparmio energetico, tra un sistema tradizionale con caldaia a gasolio + termosifoni (avente un rendimento complessivo anche inferiore al 50%) e una pompa di calore geotermica (sistemi dotati di circa il 300% di resa calorica complessiva di impianto). La differenza sostanziale è: il sistema di riscaldamento a infrarossi gode di un investimento di acquisto nettamente inferiore rispetto agli altri metodi e viene quindi ammortizzato più velocemente, grazie
alla riduzione dell'esborso di acquisto energetico.
Poi è installabile direttamente dal cliente, privo di necessità di manutenzione e dalla durata nettamente superiore. Altri vantaggi sono la possibilità di cambiare sistema di riscaldamento pur abitando e vivendo la casa perché non occorrono né ristrutturazioni né impianti di asservimento dedicati. Il benessere climatico fornito è quello tipico del riscaldamento a irraggiamento da infrarossi lontani, generati da corpi non incandescenti (far infrared), ottenuti grazie alla forma e alla natura del materiale emissivo.
Benessere, dicevo, risaputamente ben superiore a quello ottenuto scaldando per convezione. In breve: non si muove l'aria, quindi niente baffi di polvere sui muri, niente muffe, niente gola secca, meno batteri e meno stratificazione delle temperature, sia orizzontale sia verticale.
La migliore distribuzione del calore consente di impostare un grado in meno sul termostato, garantendo al corpo un'esposizione termica media identica, quando non superiore, a quella di un sistema convettivo. L'irraggiamento non scalda l'aria se non indirettamente attraverso la cessione di calore da parte dei corpi solidi circostanti; essi sono invece direttamente scaldati dai raggi infrarossi.
Resta comunque un prodotto di nicchia e del resto, un sistema di riscaldamento concepito secondo minime regole di economicità e impatto ambientale è come un cappotto, va fatto su misura e calato nella realtà specifica ove va installato: non esiste nulla di idoneo per tutte le soluzioni!"
Come vede il connubio tra impianti ad infrarossi e fotovoltaico? Può essere una buona abbinata?
"Gli impianti a infrarossi a resistenza elettrica (non da combustione) si sposano perfettamente con l'autoproduzione di energia rinnovabile (fotovoltaica, eolica, idrica e cogenerativa da biocarburanti) in quanto, rispetto ai tradizionali impianti di riscaldamento con combustibili, azzerano sia le emissioni di gas serra sia di particolato. Ciò con buon contributo al Protocollo di Kyoto e all'Obiettivo 20 20 20.
Non solo, sfruttando la formula di scambio sul posto dell'energia elettrica, si abbreviano i tempi di ammortamento del proprio impianto fotovoltaico. Infatti dedicando la produzione di elettricità da rinnovabili alla sola copertura del fabbisogno elettrico tradizionale, si ha un rapporto di sostituzione energetico di 1:1.
Sopperendo invece anche a un fabbisogno termico, si raggiunge un rapporto di sostituzione energetico di 1:2 ; ciò è dovuto all'eliminazione delle suddette perdite di rendimento d'esercizio, tipiche degli impianti a combustione + trasferimento di calore. Consiglio quindi di realizzare impianti fotovoltaici (o più genericamente atti alla produzione di rinnovabili) sovradimensionati rispetto alla copertura dei soli fabbisogni elettrici tradizionali. Così facendo, si ottiene sia un rendimento economico sia una sicurezza d’investimento decisamente maggiori rispetto ai prodotti finanziari.
Cose che si aggiungono alla soddisfazione personale di contribuire per il rispetto dell'ambiente, nonché di diventare meno dipendenti dal quel caro energia dovuto al superamento dei famosi picchi (non solo del petrolio bensì anche di carbone, metano e uranio)."
Quali sono i limiti di questa soluzione e come vi state muovendo per superarli?
"In Italia i limiti sono dovuti alla fornitura di energia elettrica. Prezzi tra i più cari d'Europa, nonostante il mercato liberalizzato (per le utenze private siamo sugli 0,25 €/kWh, contro Estonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Lettonia, Lituania, Romania e Austria ove costa circa la metà), e, per quanto riguarda l'utenza domestica, la limitata potenza disponibile ai contatori. Noi ci muoviamo in vari modi.
• Offrendo un dimensionamento della quantità di Thermojoy da installare, grazie a un software di nostra
proprietà, con lo scopo di limitare i carichi elettrici al minimo indispensabile per scaldare
correttamente l'edificio.
• Offrendo consulenza sulla domotica domestica: timer per evitare la contemporaneità dei carichi e relè
di priorità per gestire lo sgancio degli elettrodomestici non prioritari, in caso di superamento della
soglia di potenza contrattuale.
• Offrendo consulenza sul libero mercato dell'energia elettrica, sia per le tariffe (fornitori più favorevoli,
biorarie, ecc.) sia per dirottare i clienti verso contratti senza canone, in modo da non penalizzarli
economicamente dopo la richiesta di ampliamento potenza."
Quali sono i vostri principali competitors (che realizzano altre tipologie di riscaldamento: termosifoni, fan coil, ecc) e perché?
"Oggi come oggi i più temibili sono i fornitori di pompe di calore aria-aria e le caldaie a metano a condensazione. Sono temibili, non a causa di questioni tecnico-commerciali, bensì per una generalizzata disinformazione dell'utenza domestica. I primi perché consentono investimenti molto più bassi rispetto alla geotermia, per cui sono visti di buon occhio; sebbene il cliente finale non sia informato sul drastico calo di efficienza, qualora applicati in zone climatiche temperate fredde (Nord Italia o collinari o montane), dovuto ai copiosi cicli di sbrinamento dello scambiatore esterno
Ancora, il calore da aria calda soffiata è di pessima qualità: quando soffia fa seccare la gola e quando si spegne fa percepire freddo. Le caldaie a condensazione invece vengono spesso vendute per rifornire impianti di riscaldamento funzionanti ad alta temperatura (tipico dei termosifoni, utilizzanti acqua a 50-70°C). Ebbene il fenomeno di condensazione, superando abbondantemente i 35°C di temperatura dell'acqua, viene meno e così pure il favorevole rendimento della caldaia stessa".