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Il teleriscaldamento in Italia: pubblicato l’annuario AIRU 2018
AIRU ha presentato il nuovo annuario sulla situazione del teleriscaldamento in Italia intitolato “il riscaldamento urbano”
Lo sviluppo del teleriscaldamento in Italia è quasi nullo, colpa della carenza di incentivi e della poca stabilità delle politiche nazionali; questo è la descrizione del quadro attuale che viene raccontato all’interno del nuovo Annuario AIRU 2018 - Sviluppo storico, situazione attuale e schede tecniche delle reti di riscaldamento urbano in Italia.
L’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano ha presentato ieri la più recente edizione dell’annuale analisi sul sistema di teleriscaldamento in Italia. L’edizione 2018 dell’Annuario AIRU, intitolato “Il riscaldamento Urbano”, si compone di ben 384 pagine e, dopo un excursus storico della diffusione del teleriscaldamento in Italia, illustra lo stato attuale con una sintesi comprensiva tra l’altro di dati sulle infrastrutture in esercizio, sui volumi riscaldati e sul calore distribuito.
Nel testo sono inoltre comprese delle schede di dettaglio sugli oltre 150 impianti di teleriscaldamento attivi in Italia, e un breve focus sulle biomasse e la geotermia.
La situazione descritta dall’Annuario 2018 purtroppo risulta quella di un settore bloccato, che non registra nuove installazioni e non si evolve, se non nei rari casi di ampliamento di reti preesistenti.
Complessivamente in Italia sono attive reti di teleriscaldamento in 297 centri abitati, con un tracciato totale di 4.400 km, che aumenta mediamente del 2,5% l’anno. In totale con questa tipologia di impianto si riscalda una volumetria di quasi 350 milioni di metri cubi, e nel 2017 si è conseguito un risparmio di energia primaria pari a circa 510 mila tep e si è evitata l’emissione in atmosfera di quasi 1,8 milioni di tonnellate di CO2.
Le reti di teleriscaldamento soffrono quindi una mancanza di diffusione, coinvolgendo poche città soprattutto di piccole dimensioni, in questo senso AIRU fa notare come la situazione del settore potrebbe variare sostanzialmente se alcuni centri di medie dimensioni come ad esempio Firenze, Lecco, Treviso, Vigevano, avviassero progetti di teleriscaldamento.
Il teleriscaldamento appare essere diffuso sostanzialmente nel Nord d’Italia, con la volumetria riscaldata che è quasi totalmente concentrata (96%) tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Veneto.
Questa nuova edizione dell’Annuario AIRU 2018 sul teleriscaldamento in Italia verrà distribuitoal Governo e a più di 1.500 stakeholder nazionali del settore, tra cui le maggiori utility, le aziende fornitrici di beni e servizi, gli enti locali e le pubbliche amministrazioni, le Università e i Centri di Ricerca.
L’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano ha presentato ieri la più recente edizione dell’annuale analisi sul sistema di teleriscaldamento in Italia. L’edizione 2018 dell’Annuario AIRU, intitolato “Il riscaldamento Urbano”, si compone di ben 384 pagine e, dopo un excursus storico della diffusione del teleriscaldamento in Italia, illustra lo stato attuale con una sintesi comprensiva tra l’altro di dati sulle infrastrutture in esercizio, sui volumi riscaldati e sul calore distribuito.
Nel testo sono inoltre comprese delle schede di dettaglio sugli oltre 150 impianti di teleriscaldamento attivi in Italia, e un breve focus sulle biomasse e la geotermia.
La situazione descritta dall’Annuario 2018 purtroppo risulta quella di un settore bloccato, che non registra nuove installazioni e non si evolve, se non nei rari casi di ampliamento di reti preesistenti.
Complessivamente in Italia sono attive reti di teleriscaldamento in 297 centri abitati, con un tracciato totale di 4.400 km, che aumenta mediamente del 2,5% l’anno. In totale con questa tipologia di impianto si riscalda una volumetria di quasi 350 milioni di metri cubi, e nel 2017 si è conseguito un risparmio di energia primaria pari a circa 510 mila tep e si è evitata l’emissione in atmosfera di quasi 1,8 milioni di tonnellate di CO2.
Le reti di teleriscaldamento soffrono quindi una mancanza di diffusione, coinvolgendo poche città soprattutto di piccole dimensioni, in questo senso AIRU fa notare come la situazione del settore potrebbe variare sostanzialmente se alcuni centri di medie dimensioni come ad esempio Firenze, Lecco, Treviso, Vigevano, avviassero progetti di teleriscaldamento.
Il teleriscaldamento appare essere diffuso sostanzialmente nel Nord d’Italia, con la volumetria riscaldata che è quasi totalmente concentrata (96%) tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Veneto.
Questa nuova edizione dell’Annuario AIRU 2018 sul teleriscaldamento in Italia verrà distribuitoal Governo e a più di 1.500 stakeholder nazionali del settore, tra cui le maggiori utility, le aziende fornitrici di beni e servizi, gli enti locali e le pubbliche amministrazioni, le Università e i Centri di Ricerca.
