Speciale 68
Edilizia sostenibile e nuove tecnologie per la climatizzazione
Alcuni contenuti di questo speciale:
Intervista
Il sistema LEED: la sostenibilità in edilizia
Il Green Building Council Italia è un’associazione no-profit che ha come finalità la promozione della sostenibilità in edilizia, alla quale partecipano attori di tutta la filiera: progettisti, aziende e costruttori, con un occhio anche al mondo delle università. GBC Italia promuove sistemi di rating complessi, in particolare il sistema americano LEED, che è di fatto il principale veicolo di trasformazione a livello internazionale nel mercato dell’edilizia.
Dott. Zoccatelli, quali sono le differenze principali tra la vostra certificazione e altre certificazioni presenti in Italia, penso in particolare a quella di CasaClima?
«Esistono diversi tipi di certificazioni al mondo, ma hanno in comune il fatto che controllano 40-50 dimensioni diverse. Il sistema CasaClima con l’ultima versione si sta arricchendo, ma fino a poco tempo fa era fondamentalmente una certificazione energetica. Capisce quindi che si tratta di processi molto diversi tra loro».
Al momento quali tipi di edifici sono coperti dalla certificazione LEED?
«Quello che va sotto il nome di LEED copre tutta la gamma di certificazioni per gli edifici durante il loro ciclo di vita. Sia per il nuovo che per l’esistente, si tratta di una gamma davvero completa, che interessa qualsiasi tipo di edificio, dall’abitazione singola al centro commerciale. Come GBC Italia, vista la specificità del patrimonio edilizio del nostro paese, abbiamo elaborato anche una certificazione per gli edifici storici, della quale siamo molto orgogliosi».
Quali sono i criteri principali che vengono considerati per ottenere una certificazione LEED?
«Come le dicevo i criteri sono davvero molti, per semplificare però possiamo dividerli per famiglie: la prima racchiude tutte le dimensioni che riguardano il rapporto tra l’edificio e il contesto nel quale è inserito; la seconda riguarda l’utilizzo dell’acqua, sia quella potabile che quella piovana; la terza famiglia riguarda l’energia, quindi i consumi dell’edificio, ma anche l’utilizzo di energie rinnovabili; poi abbiamo quella sui materiali utilizzati, che tiene conto della sostenibilità durante tutto il ciclo di vita; e infine la famiglia che riguarda il benessere degli abitanti: visivo, respiratorio e termico».
Quando si tratta di recupero di edifici esistenti, come ci si deve comportare? Quali sono le principali difficoltà e le principali opportunità?
«I problemi che riguardano l’esistente non sono concettuali, ma vanno posti in termini di performance. Se voglio ottenere certi risultati, ovviamente partendo da zero sarà molto più facile, mentre con un edificio esistente non è detto che si riesca ad ottenere le stesse performance. La differenza riguarda quindi la misura. Bisogna poi tener conto non solo delle performance, ma anche dell’identità dell’edificio. Non possiamo pensare di radere al suolo i centri storici, dobbiamo trovare la combinazione migliore tra modernizzazione e conservazione. Noi siamo contro la logica dell’abbattimento, ma diciamo anche che non va bene imbalsamare tutto, quindi offriamo degli strumenti tecnico-scientifici che aiutano ad ottenere questa combinazione. Chiaramente non posso abbattere un edificio perché consuma troppa energia, posso però cercare di capire qual’è la soluzione migliore per risparmiare».
Quanto ha a che fare la vostra certificazione con i principi della Bioedilizia?
«Questa è una domanda alla quale non so rispondere, perché non so cosa vuol dire bioedilizia. L’edilizia è per sua natura, fin dall’alba dei tempi, una cosa artificiale. Noi guardiamo ad altre cose, molto più concrete e misurabili: quanto contenuto di riciclato c’è all’interno dell’edificio, quanto un materiale è buono o dannoso, ovvero se emette sostanze dannose per l’uomo.
Noi parliamo di edilizia sostenibile, non di bioedilizia, che è un concetto evocativo e fascinoso che però fino ad ora non è stato definito. L’obbiettivo finale è pesare il meno possibile su un equilibrio delicato di risorse disponibili. Faccio un esempio: se l’alluminio è altamente riciclabile perché non usarlo? Allo stesso modo il legno, è certamente un materiale naturale, ma dobbiamo capire da dove arriva e come vengono sfruttate le foreste per ottenere quel legno».
Quanto è importante la progettazione integrata tra le diverse figure professionali per ottenere una certificazione?
«La progettazione integrata, o integrativa, come si suol dire adesso, è una questione assolutamente cruciale. Il tempo di Leon Battista Alberti e di Brunelleschi è finito, la complessità è aumentata notevolmente e oggi si vogliono controllare decine di dimensioni che obbligano l’intervento di figure professionali diverse.
Voglio aggiungere però che la progettazione integrata deve modificare non solo l’approccio di architetti ingegneri e altri progettisti, ma anche delle maestranze in cantiere, altrimenti si rischia di alterare il risultato e quindi una attenta progettazione diventa inutile».
Quanto è importante il modo in cui gli abitanti vivono l’edificio?
«Questo è uno dei problemi fondamentali, è chiaro che un cattivo comportamento può vanificare completamente una buona progettazione. Noi abbiamo un sistema, il LEED EBOM, che accompagna gli abitanti e i gestori dell’edificio, una vera e propria guida pratica alla sostenibilità degli edifici pensata però per chi li abita e non per chi li progetta e li costruisce. Pensi, se compro un’aspirapolvere, che costa poche centinaia di euro, mi viene fornito un libretto di istruzioni che mi spiega come utilizzare il prodotto e come fare la manutenzione, mentre per un edificio, che costa centinaia di miglia di euro, non mi viene dato nessun libretto di istruzioni e nessuno mi spiega come viverlo al meglio. I nostri sistemi producono e offrono questi libretti di istruzioni degli edifici, in automatico, quindi l’utente che andrà ad abitarli saprà esattamente come essere un bravo inquilino».
A chi può rivolgersi un progettista per ottenere informazioni, supporto, formazione? Avete degli sportelli sul territorio?
«Sul nostro sito c’è un elenco dei corsi di formazione che facciamo in tutta italia, sempre sul sito c’è l’elenco completo dei nostri soci, ai quali ci si può rivolgere. Sul sito si trovano anche una buona quantità di materiali scaricabili gratuitamente, perché noi siamo un sistema aperto e non un sistema chiuso, quindi tutti i materiali sono reperibili in modo gratuito, basta avere la voglia di studiarseli».
Dott. Zoccatelli, quali sono le differenze principali tra la vostra certificazione e altre certificazioni presenti in Italia, penso in particolare a quella di CasaClima?
«Esistono diversi tipi di certificazioni al mondo, ma hanno in comune il fatto che controllano 40-50 dimensioni diverse. Il sistema CasaClima con l’ultima versione si sta arricchendo, ma fino a poco tempo fa era fondamentalmente una certificazione energetica. Capisce quindi che si tratta di processi molto diversi tra loro».
Al momento quali tipi di edifici sono coperti dalla certificazione LEED?
«Quello che va sotto il nome di LEED copre tutta la gamma di certificazioni per gli edifici durante il loro ciclo di vita. Sia per il nuovo che per l’esistente, si tratta di una gamma davvero completa, che interessa qualsiasi tipo di edificio, dall’abitazione singola al centro commerciale. Come GBC Italia, vista la specificità del patrimonio edilizio del nostro paese, abbiamo elaborato anche una certificazione per gli edifici storici, della quale siamo molto orgogliosi».
Quali sono i criteri principali che vengono considerati per ottenere una certificazione LEED?
«Come le dicevo i criteri sono davvero molti, per semplificare però possiamo dividerli per famiglie: la prima racchiude tutte le dimensioni che riguardano il rapporto tra l’edificio e il contesto nel quale è inserito; la seconda riguarda l’utilizzo dell’acqua, sia quella potabile che quella piovana; la terza famiglia riguarda l’energia, quindi i consumi dell’edificio, ma anche l’utilizzo di energie rinnovabili; poi abbiamo quella sui materiali utilizzati, che tiene conto della sostenibilità durante tutto il ciclo di vita; e infine la famiglia che riguarda il benessere degli abitanti: visivo, respiratorio e termico».
Quando si tratta di recupero di edifici esistenti, come ci si deve comportare? Quali sono le principali difficoltà e le principali opportunità?
«I problemi che riguardano l’esistente non sono concettuali, ma vanno posti in termini di performance. Se voglio ottenere certi risultati, ovviamente partendo da zero sarà molto più facile, mentre con un edificio esistente non è detto che si riesca ad ottenere le stesse performance. La differenza riguarda quindi la misura. Bisogna poi tener conto non solo delle performance, ma anche dell’identità dell’edificio. Non possiamo pensare di radere al suolo i centri storici, dobbiamo trovare la combinazione migliore tra modernizzazione e conservazione. Noi siamo contro la logica dell’abbattimento, ma diciamo anche che non va bene imbalsamare tutto, quindi offriamo degli strumenti tecnico-scientifici che aiutano ad ottenere questa combinazione. Chiaramente non posso abbattere un edificio perché consuma troppa energia, posso però cercare di capire qual’è la soluzione migliore per risparmiare».
Quanto ha a che fare la vostra certificazione con i principi della Bioedilizia?
«Questa è una domanda alla quale non so rispondere, perché non so cosa vuol dire bioedilizia. L’edilizia è per sua natura, fin dall’alba dei tempi, una cosa artificiale. Noi guardiamo ad altre cose, molto più concrete e misurabili: quanto contenuto di riciclato c’è all’interno dell’edificio, quanto un materiale è buono o dannoso, ovvero se emette sostanze dannose per l’uomo.
Noi parliamo di edilizia sostenibile, non di bioedilizia, che è un concetto evocativo e fascinoso che però fino ad ora non è stato definito. L’obbiettivo finale è pesare il meno possibile su un equilibrio delicato di risorse disponibili. Faccio un esempio: se l’alluminio è altamente riciclabile perché non usarlo? Allo stesso modo il legno, è certamente un materiale naturale, ma dobbiamo capire da dove arriva e come vengono sfruttate le foreste per ottenere quel legno».
Quanto è importante la progettazione integrata tra le diverse figure professionali per ottenere una certificazione?
«La progettazione integrata, o integrativa, come si suol dire adesso, è una questione assolutamente cruciale. Il tempo di Leon Battista Alberti e di Brunelleschi è finito, la complessità è aumentata notevolmente e oggi si vogliono controllare decine di dimensioni che obbligano l’intervento di figure professionali diverse.
Voglio aggiungere però che la progettazione integrata deve modificare non solo l’approccio di architetti ingegneri e altri progettisti, ma anche delle maestranze in cantiere, altrimenti si rischia di alterare il risultato e quindi una attenta progettazione diventa inutile».
Quanto è importante il modo in cui gli abitanti vivono l’edificio?
«Questo è uno dei problemi fondamentali, è chiaro che un cattivo comportamento può vanificare completamente una buona progettazione. Noi abbiamo un sistema, il LEED EBOM, che accompagna gli abitanti e i gestori dell’edificio, una vera e propria guida pratica alla sostenibilità degli edifici pensata però per chi li abita e non per chi li progetta e li costruisce. Pensi, se compro un’aspirapolvere, che costa poche centinaia di euro, mi viene fornito un libretto di istruzioni che mi spiega come utilizzare il prodotto e come fare la manutenzione, mentre per un edificio, che costa centinaia di miglia di euro, non mi viene dato nessun libretto di istruzioni e nessuno mi spiega come viverlo al meglio. I nostri sistemi producono e offrono questi libretti di istruzioni degli edifici, in automatico, quindi l’utente che andrà ad abitarli saprà esattamente come essere un bravo inquilino».
A chi può rivolgersi un progettista per ottenere informazioni, supporto, formazione? Avete degli sportelli sul territorio?
«Sul nostro sito c’è un elenco dei corsi di formazione che facciamo in tutta italia, sempre sul sito c’è l’elenco completo dei nostri soci, ai quali ci si può rivolgere. Sul sito si trovano anche una buona quantità di materiali scaricabili gratuitamente, perché noi siamo un sistema aperto e non un sistema chiuso, quindi tutti i materiali sono reperibili in modo gratuito, basta avere la voglia di studiarseli».