Speciale 60
Progettare e installare impianti di climatizzazione in zone sismiche
Alcuni contenuti di questo speciale:
Articolo
di Ing. Isacco Simion
Il sisma e gli impianti
Gli eventi sismici susseguitisi in questi ultimi anni hanno evidenziato come il danneggiamento degli elementi non strutturali, tra cui gli impianti in genere, oltre a costituire una grave minaccia per l'incolumità delle persone, ha determinato l'inagibilità di molti edifici anche quando il sisma non ha comportato ingenti danni alle strutture. Tali danni hanno rilevanza maggiore nelle infrastrutture e negli edifici strategici ai fini della protezione civile, nei quali le funzioni essenziali devono poter essere erogate immediatamente dopo l'evento sismico per le operazioni di soccorso.
Per questo motivo dal 2003 con la pubblicazione dell'O.P.C.M. 3274/2003 e con le successive modifiche ed integrazioni, fino al D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni”, il territorio nazionale viene interamente classificato come zona sismica.
Per poter meglio comprendere la problematica degli impianti in zona sismica, è necessario innanzitutto illustrare brevemente quanto prescrivono le normative italiane per le strutture, e qual è lo stato dell'arte delle costruzioni in zona sismica.
Tutti gli edifici ed infrastrutture sono classificati in quattro classi d'uso con importanza crescente, con riferimento alle conseguenze di un'interruzione di operatività o di un eventuale collasso in presenza di azioni sismiche:
• Classe I: costruzioni con presenza solo occasionale di persone;
• Classe II: costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti;
• Classe III: costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi;
• Classe IV: costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti.
In linea generale, per edifici di classe I e II, si può ammettere che in seguito ad un terremoto si creino danni che possano comportare un'interruzione d'uso degli impianti; per gli edifici strategici ai fini della protezione civile, invece, per la loro funzione, non è ammissibile che gli elementi strutturali e gli impianti subiscano danni ed interruzioni d'uso significativi.
Nello stato dell'arte, si riscontrano due macro-categorie di edifici ed infrastrutture:
• Strutture più comuni che contrastano l'azione sismica con la loro rigidezza;
• Strutture isolate sismicamente.
Soprattutto per le classi III e IV, si sta sviluppando sempre maggior sensibilità sulla realizzazione di questa ultima tipologia, che consiste, brevemente, nell'inserire dei “cuscinetti” chiamati isolatori al di sopra delle fondazioni o del piano interrato, dividendo l'edificio in due parti: una sottostruttura (al di sotto degli isolatori) rigidamente connessa al moto del terreno, e una sovrastruttura che, durante un terremoto, subisce spostamenti notevoli, anche dell'ordine delle decine di centimetri.
Deve essere posta, quindi, molta attenzione nel passaggio degli impianti attraverso edifici isolati sismicamente: il passaggio dovrà avvenire attraverso giunti che consentano grandi spostamenti, mantenendo l'operatività in ogni condizione. Lo stesso problema si riscontra nell'attraversamento di giunti sismici tra fabbricati.

Per questo motivo dal 2003 con la pubblicazione dell'O.P.C.M. 3274/2003 e con le successive modifiche ed integrazioni, fino al D.M. 14/01/2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni”, il territorio nazionale viene interamente classificato come zona sismica.
Per poter meglio comprendere la problematica degli impianti in zona sismica, è necessario innanzitutto illustrare brevemente quanto prescrivono le normative italiane per le strutture, e qual è lo stato dell'arte delle costruzioni in zona sismica.
Tutti gli edifici ed infrastrutture sono classificati in quattro classi d'uso con importanza crescente, con riferimento alle conseguenze di un'interruzione di operatività o di un eventuale collasso in presenza di azioni sismiche:
• Classe I: costruzioni con presenza solo occasionale di persone;
• Classe II: costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti;
• Classe III: costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi;
• Classe IV: costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti.
In linea generale, per edifici di classe I e II, si può ammettere che in seguito ad un terremoto si creino danni che possano comportare un'interruzione d'uso degli impianti; per gli edifici strategici ai fini della protezione civile, invece, per la loro funzione, non è ammissibile che gli elementi strutturali e gli impianti subiscano danni ed interruzioni d'uso significativi.
Nello stato dell'arte, si riscontrano due macro-categorie di edifici ed infrastrutture:
• Strutture più comuni che contrastano l'azione sismica con la loro rigidezza;
• Strutture isolate sismicamente.
Soprattutto per le classi III e IV, si sta sviluppando sempre maggior sensibilità sulla realizzazione di questa ultima tipologia, che consiste, brevemente, nell'inserire dei “cuscinetti” chiamati isolatori al di sopra delle fondazioni o del piano interrato, dividendo l'edificio in due parti: una sottostruttura (al di sotto degli isolatori) rigidamente connessa al moto del terreno, e una sovrastruttura che, durante un terremoto, subisce spostamenti notevoli, anche dell'ordine delle decine di centimetri.
Deve essere posta, quindi, molta attenzione nel passaggio degli impianti attraverso edifici isolati sismicamente: il passaggio dovrà avvenire attraverso giunti che consentano grandi spostamenti, mantenendo l'operatività in ogni condizione. Lo stesso problema si riscontra nell'attraversamento di giunti sismici tra fabbricati.
