Speciale 185
Trattamento dell'acqua nell'edificio e negli impianti: le migliori pratiche per lo sviluppo sostenibile
Articolo di Ing. PhD. Stefano Pili

Il recupero delle acque grigie: opportunità e tecnologie

Il Consiglio europeo ha recentemente emanato il Regolamento n. 2020/741 del 25 maggio 2020, entrato in vigore nel giugno 2023, che definisce le prescrizioni minime per il riutilizzo delle acque reflue urbane per usi agricoli. Il riutilizzo è una misura ambientale che ha lo scopo di diminuire il prelievo di acqua pregiata dai corpi idrici; il regolamento fissa i requisiti per poterla utilizzare in sicurezza in un’ottica di economia circolare.

L’attuale disciplina nazionale si basa sul Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio n.185 del 12 giugno 2003 “Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue” secondo quanto già disposto dal decreto legislativo 152/99, che disciplinava il riutilizzo delle acque reflue domestiche, urbane ed industriali.

Il Testo Unico Ambientale D.Lgs. 152/06, ed il successivo Decreto del 2 maggio 2006 “Norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue (ai sensi dell’art 99 del TU ambientale)” introducono ancora modifiche alla normativa rinnovando nello specifico alcune definizioni, tra le quali quelle di acque di scarico e dei possibili usi delle acque recuperate. L’utilizzo multiplo delle acque reflue deve avvenire in condizioni di sicurezza ambientale, evitando l’alterazione degli ecosistemi, nonché i rischi igienico-sanitari per la popolazione esposta nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di sanità e sicurezza.

Il recupero delle acque bianche e grigie già utilizzate nell’edificio per riversarle localmente in falda o per utilizzarle nell’edificio stesso è una delle strategie portanti della sostenibilità idrica. Il progetto di un impianto per il recupero e riutilizzo delle acque meteoriche, è regolato dalla specifica tecnica UNI/TS 11445:2012 “Impianti per la raccolta e utilizzo dell’acqua piovana per usi diversi dal consumo umano – progettazione, installazione e manutenzione”. Nella norma, che ricalca la normativa europea, in particolare quella tedesca DIN 1989 del 2002, sono contenuti i requisiti generali per la progettazione ovvero un metodo semplificato per il dimensionamento delle componenti del sistema sulla base delle precipitazioni medie e delle superfici captanti. Sono inoltre specificate le norme per la realizzazione, l’esercizio e la manutenzione, degli impianti destinati al recupero dell’acqua piovana per usi diversi dal consumo umano:

  • la rete di distribuzione di queste acque deve essere assolutamente separata dalla rete di distribuzione dell’acqua destinata al consumo umano;
  • l’acqua raccolta può essere utilizzata per l’irrigazione dei giardini, lo scarico dei WC, gli impianti di lavaggio delle superfici di pertinenza, e altri usi non potabili.

 

Trattamento acqua piovana e delle acque grigie

Un generico sistema di raccolta e riuso è costituito dai seguenti elementi: una vasca di accumulo, un filtro a cestello, un filtro multistadio, una valvola di non ritorno, una valvola di troppo pieno sifonata, una pompa autoadescante, una centralina di comando e un pozzetto d’ispezione. Tuttavia, esistono impianti finalizzati a diversi scopi e quindi costituiti da tecnologie e componenti proprie che possono restituire acque utilizzabili per usi diversi (tabella 6). Descriviamo nel seguito le caratteristiche principali dei componenti di questi sistemi, lasciando ad un’altra sede l’approfondimento sulle tecnologie per il trattamento delle acque nere finalizzato alla immissione in ambiente.

Nella pratica, la tipologia più diffusa di NZWB prevede un impianto di trattamento per le acque bianche integrato con uno per il trattamento delle acque grigie in quanto alcuni componenti sono comuni. In altre parole, un impianto per il trattamento e riuso delle acque grigie può essere considerato molto simile ad uno per le acque bianche al quale si sono aggiunti in serie dei sistemi di filtrazione e disinfezione più avanzati. La rete di riuso dell’acqua alternativa può essere utilizzata per entrambe le acque recuperate, in quanto gli utilizzi sono gli stessi: scarichi WC, lavatrice, irrigazione.

In un impianto per il trattamento delle acque bianche, l’acqua piovana raccolta dal tetto o da altre superfici di captazione, unitamente alla condensa dei sistemi di climatizzazione, viene convogliata (generalmente per gravità) verso il sistema dei filtri: prima il grossolano e poi quello multistadio. L’acqua filtrata è poi stoccata nella vasca di accumulo ove il particolato più fine potrà ancora sedimentare. Dalla vasca, l’acqua così recuperata è poi convogliata tramite una apposita rete di distribuzione verso gli usi consentiti. Qualora l’acqua nella vasca non sia sufficiente, è presente un sistema per approvvigionarsi direttamente dalla rete.

Un impianto di trattamento delle acque grigie, rispetto ad uno per le bianche, deve garantire un’efficiente rimozione del carico organico e della carica batterica pur mantenendo una certa semplicità ed economicità d’uso. Le due tipologie di sistemi si possono integrare in quanto possono avere in comune la vasca di sedimentazione e poi la rete per il riutilizzo delle acque. In pratica ai componenti precedentemente elencati se ne aggiungono altri volti a depurare i reflui grigi prima che vengano immessi nella vasca: degrassatore (nel caso si recuperino anche gli scarichi delle cucine), trattamento primario, trattamento secondario e disinfezione.

Il trattamento parte con la raccolta delle acque di scarico nella vasca di carico, poi, dopo una preventiva filtrazione grossolana, l’acqua viene sottoposta al trattamento primario (ultrafiltrazione, disinfezione ad ozono). L’acqua in uscita può essere convogliata nella vasca di sedimentazione, che può essere alimentata anche dalle acque bianche, e poi prima di essere utilizzata è sottoposta ad un processo di debatterizzazione per filtrazione e, eventualmente, per mezzo di sistemi ai raggi UV.

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