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Coordinamento Free, VIA: Ministro dell’Ambiente definisca taglia degli impianti
Dopo assoRinnovabili, anche Coordinamento Free si rivolge al Ministro dell'Ambiente, chiedendo l'emanazione del decreto attuativo la procedura VIA per impianti rinnovabili.

Dopo l’ultimo sequestro, in ordine di tempo, di un impianto eolico di piccola taglia perché sprovvisto di VIA, gli operatori delle rinnovabili tornano a fare la voce grossa, rivolgendosi ancora una volta al Governo affinché colmi la lacuna normativa esistente, responsabile di notevoli ritardi nello sviluppo delle energie pulite in Italia.
Dopo il presidente di assoRinnovabili, Agostino Re Rebaudengo, già promotore di una sorta di class action in sede di Commissione europea contro la controversa norma “spalma incentivi” (DL 91/2014), a tuonare è ora il monito di Coordinamento Free (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), che raccoglie circa una trentina di associazioni di settore.
Interlocutore privilegiato della nota di Coordinamento Free è stato il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che solo poco tempo fa, dai microfoni di Key Energy a Rimini, esprimeva parole forti a favore della Green economy in Italia e di un atteggiamento, aziendale e individuale, Go-Green, che rappresenta oggi una delle strategie-chiave per la difesa del proprio business.
Nella nota, l’Associazione chiede semplicemente al Ministro dell’Ambiente di chiarire una volta per tutte “quali sono gli impianti industriali da sottoporre a procedura di pre-valutazione di impatto ambientale” (VIA), informazione questa che non è stata più confermata da apposito decreto ministeriale.
Nel Decreto Competitività 91/2014, infatti, convertito lo scorso agosto in legge, si legge che un futuro decreto ministeriale avrebbe ridefinito “i criteri e le soglie per l'assoggettamento a screening VIA”.
Poiché questo decreto non è mai stato emanato, le Regioni italiane si trovano oggi disorientate: applicare la legge in maniera restrittiva, correndo così il rischio di sottoporre a eventuale sequestro anche la singola caldaia condominiale o il piccolo impianto fotovoltaico da soli 3kW, oppure applicare un criterio del tutto autoreferenziale e basato unicamente sulle dimensioni dell’installazione?
Fin tanto che l’esecutivo non emanerà il necessario decreto attuativo tale domanda non riceverà alcuna risposta e la questione resterà insoluta, con le singole Regioni, ancora una volta, a giostrarsi nel complicato labirinto burocratico italiano che il premier Renzi annunciava voler districare attraverso lo Sblocca Italia e il decreto Semplificazioni.
Quel che è peggio è queste lacune e gli ostacoli posti allo sviluppo di progetti pro-rinnovabili rischia, come si legge nella nota di Coordinamento Free, di “bloccare la green economy” in Italia, un fatto che la stessa Associazione definisce “deleterio oltre che masochista”.
Dopo il presidente di assoRinnovabili, Agostino Re Rebaudengo, già promotore di una sorta di class action in sede di Commissione europea contro la controversa norma “spalma incentivi” (DL 91/2014), a tuonare è ora il monito di Coordinamento Free (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), che raccoglie circa una trentina di associazioni di settore.
Interlocutore privilegiato della nota di Coordinamento Free è stato il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che solo poco tempo fa, dai microfoni di Key Energy a Rimini, esprimeva parole forti a favore della Green economy in Italia e di un atteggiamento, aziendale e individuale, Go-Green, che rappresenta oggi una delle strategie-chiave per la difesa del proprio business.
Nella nota, l’Associazione chiede semplicemente al Ministro dell’Ambiente di chiarire una volta per tutte “quali sono gli impianti industriali da sottoporre a procedura di pre-valutazione di impatto ambientale” (VIA), informazione questa che non è stata più confermata da apposito decreto ministeriale.
Nel Decreto Competitività 91/2014, infatti, convertito lo scorso agosto in legge, si legge che un futuro decreto ministeriale avrebbe ridefinito “i criteri e le soglie per l'assoggettamento a screening VIA”.
Poiché questo decreto non è mai stato emanato, le Regioni italiane si trovano oggi disorientate: applicare la legge in maniera restrittiva, correndo così il rischio di sottoporre a eventuale sequestro anche la singola caldaia condominiale o il piccolo impianto fotovoltaico da soli 3kW, oppure applicare un criterio del tutto autoreferenziale e basato unicamente sulle dimensioni dell’installazione?
Fin tanto che l’esecutivo non emanerà il necessario decreto attuativo tale domanda non riceverà alcuna risposta e la questione resterà insoluta, con le singole Regioni, ancora una volta, a giostrarsi nel complicato labirinto burocratico italiano che il premier Renzi annunciava voler districare attraverso lo Sblocca Italia e il decreto Semplificazioni.
Quel che è peggio è queste lacune e gli ostacoli posti allo sviluppo di progetti pro-rinnovabili rischia, come si legge nella nota di Coordinamento Free, di “bloccare la green economy” in Italia, un fatto che la stessa Associazione definisce “deleterio oltre che masochista”.