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22.01.2019
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Caldaie a gas vietate dal 2030? Nuova proposta per la decarbonizzazione dell’UE

Vietando le caldaie a gas e sostituendole con impianti di teleriscaldamento l’UE potrebbe decarbonizzare senza troppa fatica il riscaldamento domestico europeo
Un ricercatore danese, Brian vad Mathiesen, in seguito a una serie di analisi sui processi di decarbonizzazione dell’Unione Europea ha proposto di vietare entro il 2030 (se non prima) ogni nuova installazione di caldaie a gas o ad altra fonte fossile, secondo i suoi calcoli sarebbe una delle azioni più efficaci da attuare per raggiungere gli obiettivi europei di sostenibilità di lungo periodo.
 
Mathiesen, studioso dell’Università di Aalborg, specializzato nei sistemi a energia Smart, è uno dei principali coordinatori del progetto europeo Heat Roadmap Europe, il quale si è occupato di sviluppare una strategia europea per il riscaldamento e il raffrescamento a basse emissioni di CO2.
 
All’interno di un’intervista rilasciata al Network EURACTIV il ricercatore ha descritto parte degli esiti dei propri studi ed ha avanzato una proposta piuttosto ambiziosa: far sì che il 2030 sia l’ultimo anno in cui le caldaie a gas potranno essere installate.
 
Mathiesen spiega a Euractiv che le attività di ricerca e produzione di gas green e sostenibili per il riscaldamento domestico hanno l’effetto avverso di allontanare dall’obiettivo UE di decarbonizzazione ed utilizzo di FER. L’utilizzo di queste alternative al gas fossile infatti non permettono di cambiare a sufficienza l’approccio mentale al riscaldamento domestico, che invece potrebbe essere facilmente fornito in modo sostenibile grazie all’utilizzo di reti di teleriscaldamento alimentate con fonti green.
 
Lo studioso, pur ammettendo che anche in futuro l’umanità avrà bisogno di utilizzare il gas fossile per alcune attività, è sicuro che il riscaldamento delle abitazioni non dovrà rientrare tra queste. Attraverso la ricerca svolta nell’ambito del progetto Heat Roadmap Europe  è stato infatti determinato che potrebbero essere totalmente eliminate le caldaie a gas (o altre fonti fossili) dalle abitazioni, decarbonizzando in toto il riscaldamento domestico dell’Unione Europea, sfruttando invece i vantaggi delle reti di teleriscaldamento, che tra l’altro permetterebbero di ridurre consistentemente i costi per edificio.
 
Queste reti dovrebbero infatti essere alimentate con calore di scarto prodotto dalle industrie produttive, da pompe di calore su larga scala, oppure frutto di processi di incenerimento, impianti solari termici, geotermici ecc…

Mathiesen durante l’intervista ha chiarito che, in termini assoluti, sarebbe fondamentale investire in reti di teleriscaldamento, infrastrutture che, per la loro stessa natura e ovunque in Europa, faciliterebbero in modo eccezionale la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili.
 
Certo, nelle aree rurali, dove le abitazioni sono molto distanziate l’una dall’altra, risulta più conveniente investire in una pompa di calore associata ad un impianto solare termico, mentre nelle aree urbane il vantaggio di una rete sarebbe da subito evidente. Le ricerche svolte dai partecipanti al progetto UE hanno chiarito che circa metà delle abitazioni europee potrebbero trarre vantaggio dall’utilizzo di impianti privati mentre la restante metà potrebbe risparmiare grazie all’esistenza di reti comuni.
 
Naturalmente alcuni dubbi sulla fattibilità di un progetto di questo tipo rimangono, per aiutare però a comprendere il grande potenziale del riutilizzo di calore prodotto in eccesso, sul sito del progetto Heat Roadmap Europe (HRE) è stata messa a disposizione una mappa interattiva dell’intero territorio europeo, attraverso la quale è possibile osservare i luoghi in cui vi è sovrapproduzione e spreco di energia termica.
 
“Se nel 2030 staremo ancora installando caldaie a gas naturale dovremo domandarci se stiamo affrontando nel modo corretto la transizione verso un’energia a basse emissioni. Va ricordato che le caldaie hanno una vita utile di circa 12-15 anni, perciò qualunque divieto di installazione, per fare davvero la differenza – e per preparare i cittadini europei a ragionare secondo un nuovo paradigma - dovrebbe essere imposto già nei prossimi anni.”