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22.02.2022
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La biomassa combustibile non è una vera fonte rinnovabile: l’attacco delle ong alla Commissione europea

12 ong europee hanno firmato una lettera indirizzata ai principali ministri europei per chiedere una politica climatica che tuteli le foreste dalla raccolta di legno per ottenere biomassa energetica

Forest Defenders Alliance, l’iniziativa transatlantica per riunire le ONG interessate alla tutela del patrimonio forestale e che vogliono una politica climatica "forest-first" che dia priorità alla protezione e al ripristino delle foreste naturali, ha pubblicato una lettera aperta indirizzata ai ministri europei Timmermans, Simson e Pompili, in relazione a quella che era già stata inviata da diversi ministri degli Stati membri per rafforzare i criteri di sostenibilità della bioenergia nella Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED II).

L’accusa che muovono le 12 ong firmatarie è che la Commissione europea ha ignorato delle prove scientifiche che dimostrano che la combustione della biomassa forestale ai fini energetici non coincide con gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti posti dall’Unione Europea.

Secondo le organizzazioni, infatti, l’azione europea dovrebbe muoversi su due linee: da un lato ridurre le emissioni è indubbiamente lo scopo principale, ma dall’altro è molto importante anche aumentare i “pozzi di carbonio”, ossia i depositi di carbonio, naturali o artificiali, che assorbono l'anidride carbonica, contribuendo così a diminuire la quantità di CO₂ nell'atmosfera e limitando il riscaldamento del pianeta causato dall’ effetto serra.

Le foreste e le piante in generale, insieme agli oceani, rappresentano i principali pozzi di carbonio di origine naturale, ed è per questo che è essenziale preservarli, invece che usarli come combustibile per creare energia.

Il problema è che, al contrario, l’Unione Europea dipende fortemente dalla combustione della biomassa forestale: circa metà delle risorse che vengono raccolte vengono usate a scopo energetico, e prossimamente potrebbero anche aumentare. Una condizione che deriva dagli incentivi previsti dalla RED II destinati alle imprese che utilizzano la biomassa forestale come fonte di energia, e dal fatto che il sistema europeo per lo scambio di emissioni ETS fornisce un grande vantaggio competitivo a queste aziende, che non hanno bisogno di acquistare crediti di carbonio per le loro emissioni di gas a effetto serra.

Quasi l’80% degli habitat forestali europei sono minacciati da queste attività: attualmente, infatti, la biomassa forestale per la combustione energetica deriva dal cosiddetto “modello forestale sostenibile” (SFM), che consiste nel taglio netto delle foreste naturali, al fine di sostituirle con piantagioni dannose di alberi, causando un declino delle specie perché i loro habitat vengono rovinati.

Come evidenziato in uno studio dell’Istituto Economico Nazionale Svedese (KI), se si vogliono raggiungere gli obiettivi climatici, lasciare che le foreste assorbano il carbonio è più vantaggioso rispetto a raccogliere e utilizzare il materiale legnoso per la cosiddetta transizione verde.

Anche perché non bisogna dimenticare che la combustione del legno è la principale fonte di particelle sottili pericolose, che arriva supera perfino il trasporto su strada: un dato allarmante, se si pensa al fatto che nel 2018, l'inquinamento da polveri sottili è stato responsabile di circa 379.000 decessi prematuri all’interno dell'Europa.

Le ong che hanno scritto e firmato questa lettera sono consapevoli del fatto che è estremamente vitale raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici stabiliti dall’Unione Europea, ma è un percorso che deve essere fatto ricorrendo solamente alle fonti che sono davvero rinnovabili, come l’energia eolica, solare, e geotermica.

Secondo i risultati di una petizione, sembra che anche i cittadini europei preferiscano sostenere le fonti energetiche veramente rinnovabili e proteggere maggiormente le foreste, piuttosto che bruciarle per ottenere energia, come già detto, non del tutto green.

Attualmente, anche sul sito di Forest Defenders è aperta una petizione, che gli interessati possono firmare, che chiede ai responsabili politici dell'UE e gli Stati membri dell'UE di:

-porre fine alle sovvenzioni e ad altri incentivi per la combustione del legno forestale, e di reindirizzarli verso l'efficienza energetica e le vere fonti di energia rinnovabile a basse emissioni;

-escludere l'energia generata dalla combustione del legno della foresta dal conteggio per gli obiettivi di energia rinnovabile;

-dare priorità alla protezione e al ripristino delle foreste, garantendo che tutte le politiche europee salvaguardino la salute dei cittadini, il clima e la biodiversità.

La situazione in alcuni stati delle ong che hanno firmato la lettera

In Bulgaria, oltre il 60% del disboscamento è fatto per ottenere biomassa per la combustione: un milione di metri cubi per i pellet e 4-5 milioni di metri cubi di legno sono usati come legna da ardere, mentre per la realizzazione di mobili e tavoli ne viene usato solo un milione, e questo causa numerosi conflitti tra le parti che ne fanno diversi usi. Non di meno, la Bulgaria è stata citata in giudizio per la seconda volta dalla Commissione europea per non aver rispettato i valori limite di qualità dell'aria per il PM10 e si trova ad affrontare sanzioni finanziarie, e qui il legname utilizzato per il riscaldamento domestico è la principale fonte di PM2,5 e PM10 in alcune regioni.

L'Estonia utilizza circa 6 milioni di metri cubi di legno per il suo fabbisogno energetico ed esporta circa 3 milioni di metri cubi di legno sottoforma di pellet verso altri Stati membri dell'UE che lo usano con la stessa finalità: un’intensità di abbattimento senza precedenti, che sta mettendo in serio pericolo le specie e gli habitat naturali e le aree protette, per la quale la Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro il paese.

In Svezia, l'industria forestale svedese emette più anidride carbonica rispetto a tutte le altre industrie, e gli attuali criteri di sostenibilità della direttiva RED II non sono abbastanza rigorosi per impedire il disboscamento delle ultime foreste naturali rimaste nel territorio svedese.

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