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01.06.2018
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Acque reflue urbane: all’Italia una multa di 25 milioni dall’UE

Maxi-multa dell’UE poiché l’Italia non ha ancora adempiuto ai propri obblighi in materia di acque reflue urbane
L’Italia dovrà pagare all’UE una multa di 25 milioni di €, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo dall’attuazione delle norme in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane, lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione.
 
La sentenza pubblicata il 31 maggio potrebbe sembrare un fulmine a ciel sereno per i meno esperti, tuttavia la questione delle acque reflue italiane è complessa ed ha una storia lunga almeno quindici anni. Il 31 dicembre 2000 scadeva infatti il lasso di tempo entro il quale le nazioni parte dell’UE dovevano dotarsi, in tutto il territorio, di fogne o depuratori a norma. Ad oggi però, sono ancora 74 gli agglomerati urbani (in 18 regioni) a non aver adempiuto a questi obblighi e, di fatto, a non rispettare le norme europee sulle acque reflue.
 
La Corte di giustizia si era espressa già nel 2012 con una sentenza che condannava l’Italia in quanto erano risultati inadempienti 109 agglomerati urbani, aree non dotate di reti fognarie per la raccolta delle acque reflue urbane e/o  sistemi conformi di trattamento delle acque reflue urbane. All’epoca la corte aveva dato un successivo termine per l’adempimento alle norme, fissato all’11 febbraio 2016, e ancora una volta non rispettato.
 
In quel lasso di tempo di 4 anni gli agglomerati urbani fuori norma scesero da 109 a 74, un miglioramento non sufficiente agli occhi della Commissione che propose un secondo ricorso alla Corte con la richiesta di infliggere una multa al paese.
 
Ad oggi le uniche regioni ad essere pienamente a norma sono Molise  ed Emilia Romagna. La Corte arriva quindi ad una nuova sentenza alla causa C -251/17, una pronuncia che multa l’Italia per un’inadempienza durata sei anni, e aggravata dai danni ambientali che la parziale o mancata raccolta delle acque reflue, o il loro trattamento, nuoce all’ambiente, ai cittadini e al settore turistico.
 
Dato che l’Italia non ha saputo fornire prova dell’esistenza di sistemi di raccolta e di trattamento delle acqua reflue urbani a norma di legge europea (direttiva 91/271/CEE) per ben 74 agglomerati, a ben 18 anni dalla prima scadenza per l’attuazione di misure per la gestione delle acque reflue urbane, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che si debba pagare una somma forfettaria di 25 milioni di euro in favore del bilancio dell’UE. A questa andrà poi a sommarsi una penalità di 30.112.500 per ogni semestre di ritardo (dal 31 maggio 2018) nell’attuazione delle misure utili all’adempimento delle prescrizioni individuate dalla sentenza del 2012 per la corretta gestione delle acque reflue urbane.
 
Fonte: Adnkronos

Documentazione disponibile

Sentenza Corte di Giustizia dell'UE causa C - 251/17 - Acque reflue urbane
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