11.07.2011

A Verona il 17 giugno gli Stati generali del legno-energia

11.7.2011:13.600 imprese per un totale di 34.600 addetti ed un fatturato annuo di oltre 5 miliardi di euro. Ma soprattutto, 24 milioni di tonnellate di CO2 risparmiate all’ambiente. Sono questi solo alcuni dei numeri emersi nel corso degli “Stati generali del legno energia” che si è svolto lo scorso 17 giugno a Verona organizzata da l’Associazione Italiana Energie Agroforestali. Una giornata nella quale l’intero settore, per la prima volta, si è incontrato, contato e ha provato a darsi obiettivi comuni. Insieme il vasto mondo degli operatori, imprese, associazioni, istituzioni, dal bosco alla canna fumaria, imprese agricole e forestali, cooperative forestali, costruttori e distributori di macchine per produrre biocombustibili legnosi, costruttori e distributori di apparecchi, reti, impianti tecnologie di conversione energetica alimentate a biomasse legnose, produttori di pellet, cippato e legna da ardere, manutentori, fumisti, progettisti di impianti, tecnici, agronomi e forestali.

Un mondo forte, è emerso nel corso del convegno, che però ha poca visibilità e non ha alcun peso sui tavoli dove si decide il futuro delle energie rinnovabili in Italia. Un mondo in fermento e in grossa crescita, anche a fronte di incentivi economici molto bassi. E questo nonostante l’Italia si impegni con il PAN (Piano d’azione nazionale per l’energia rinnovabile) presentato dal Governo alla Commissione Europea nel 2010, a produrre con le biomasse (biocombustibili solidi, bioliquidi, biocarburanti e biogas) il 45% di tutta l’energia rinnovabile attesa per il 2020, riconoscendo alle bioenergie il primato di principale fonte energetica rinnovabile d´Italia. “Il 60% di queste biomasse sono quelle solide, cioè legna, cippato, pellet. Dati che danno la misura delle potenzialità del mondo delle biomasse solide – commenta Davis Zinetti, Amministratore delegato di Uniconfort, l’azienda veneta che progetta, realizza ed installa impianti alimentati da caldaie a biomasse solide e che si colloca tra le prime tre aziende del settore nel mondo – Combustibili che, purtroppo acquistiamo in gran parte all’estero, quando invece potremmo sfruttare i materiali provenienti dalla manutenzione delle nostre aree boschive, che vengono lasciate al degrado”.

Le produzioni legnose da destinare allo scopo energetico possono provenire anche da altre fonti. Si pensi alle potature delle colture arboree, in primis vigneti e uliveti e noccioleti, o agli scarti di lavorazione delle industrie del legno o agroalimentari. ”I nostri stili di vita ed il progredire della tecnologia richiedono sempre più energia, ma i costi dei carburanti tradizionali, che risultano anche molto inquinanti e non sono inesauribili, continuano ad aumentare – commenta Zinetti – La nostra azienda si inserisce in questo contesto, offrendo una risposta non solo a chi ha necessità di avere calore ed energia a costi più bassi, ma anche a chi si trova a dover smaltire ad alti costi i rifiuti derivanti dalle produzioni, come le aziende agricole. Produciamo caldaie ed impianti che offrono calore ed energia dalle biomasse solide, che costano la metà dei carburanti tradizionali, ma anche impianti che possono utilizzare gli scarti di produzione, un’energia pulita e a costo zero”.

Interlocutori importanti a Verona in rappresentanza delle Istituzioni l’Onorevole Ermete Realacci, della Commissione Ambiente della Camera, l’Onorevole Corrado Callegari, della Commissione Agricoltura della Camera e l’Onorevole Stefano Saglia, Sottosegretario del Ministero allo Sviluppo economico.

Il convegno è stato anche l’occasione di condividere il “Manifesto per lo sviluppo sostenibile del settore legno-energia”, un documento che ha trovato l’approvazione di tutti e che in cinque punti delinea le possibili linee di sviluppo e le richieste del settore. Vi si affronta il tema della sostenibilità ambientale della produzione delle biomasse dalla gestione forestale e quello della necessità di una corretta comunicazione, che possa sgomberare il campo da quei preconcetti e dalla cattiva informazione, per diffondere la conoscenza sui vantaggi e sulle opportunità che le moderne tecnologie offrono. Quindi si sottolinea l’importanza della qualità dei combustibili e l’esigenza della loro tracciabilità e della certificazione di qualità. Per quanto riguarda, invece, i piccoli impianti, quelli domestici, di teleriscaldamento e di minicogenerazione fino a 1 MwE, nel documento si chiede l’introduzione di un conto energia e la riforma dei certificati bianchi per durata ed entità, ma, più in generale, una maggiore attenzione del Legislatore alle esigenze ed alle peculiarità del settore. “Il decreto legislativo 28/2011 rappresenta certamente un cambio di passo – ha spiegato il Presidente di AIEL Marino Berton - e contiene alcuni principi importanti. Ma chiediamo tempi rapidi per l’approvazione dei decreti attuativi.

La loro dilazione nel tempo creerebbe per alcuni di essi un blocco al mercato come è già successo per il fotovoltaico”. “Oggi il settore è bloccato – gli ha fatto eco Alessandro Lotto, Chief Operating Officer di Uniconfort, che è stata chiamata a rappresentare il settore caldaie con potenza maggiore a 35 Kw nell’incontro di Verona – da ormai un mese non stanno arrivando ordini per impianti cogenerativi, Dal momento che tenendo conto dei tempi necessari per ottenere le autorizzazioni la consegna avverrebbe dopo il 31 dicembre 2012, data oltre la quale non ci sono certezze sulla tariffa onnicomprensiva, e stanno entrando in fase di stallo anche gli ordini legati ai Certificati bianchi. Proponiamo un conto energia termico che per il range di potenza di 35-2000 Kw sia sul modello del Conto energia fotovoltaico. Per i certificati bianchi per impianti di potenza superiore ai 2000 Kw proponiamo l’innalzamento del periodo di diritto e del valore economico. Infine, oltre ad una tariffa onnicomprensiva che offra chiarezza sul futuro, un meccanismo che premi l’utilizzo della disponibilità termica in caso di cogenerazione”. “In Italia c’è molta incertezza – commenta Zinetti - La Finanziaria del 2008 ha previsto forti incentivi per la cogenerazione da biomasse, cioè la produzione di energia elettrica da materiali organici. Ma è diventata operativa solo dopo due anni, ed immediatamente sono stati ridotti gli incentivi. Cosa ben più grave, le competenze autorizzative sono passate alle Regioni, creando difformità e confusione. Di qui l’impossibilità di programmare gli investimenti e la scarsa disponibilità da parte del sistema bancario. Quello che occorre, dunque, è soprattutto chiarezza normativa”.

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