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Superbonus, tre i problemi al testo normativo secondo Confedilizia
Tempi limitati, edifici esclusi e limiti alla trasformazione del credito d’imposta: secondo Confedilizia questi sono i limiti principali alla nuova normativa sul Superbonus
Confedilizia espone i propri dubbi in merito alla normativa che introduce il Superbonus: sono tre le questioni dubbie che sono state esposte alla Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria nel corso di un’audizione.
Secondo la Confederazione italiana proprietà edilizia sono per l’appunto tre i punti da rivedere. In primo luogo l’eliminazione della possibilità di trasformare la detrazione in credito d’imposta usufruibile direttamente da parte del beneficiario della detrazione; seguita dall’esclusione degli edifici delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 da quelli incentivabili e, infine, il periodo troppo limitato concesso all’incentivo.
In merito al primo punto, la confederazione lamenta l’eliminazione della possibilità di trasformare in credito d’imposta la detrazione spettante dai contenuti della versione originaria del DL Rilancio, Art. 121. Il responsabile del Coordinamento tributario di Confedilizia, il Dott. Francesco Veroi, ha rilevato che “tale soppressione appare un’opportunità mancata, laddove lo strumento della trasformazione avrebbe costituito una vera rivoluzione nel panorama dei bonus fiscali”.
Nella prima impostazione della normativa infatti era data la possibilità di utilizzare il credito per altre imposte, come l’Iva, le ritenute e l’Imu, e non solo l’Irpef; si sarebbe quindi permesso di usufruire dell’intero importo senza dover sostenere alcun onere finanziario derivante dalla cessione, cosa che invece accade nel caso di cessione a terzi.
Viene poi messa in dubbio la scelta di escludere dalla platea di edifici incentivabili alcune tipologie “impropriamente considerate di lussa”, nello specifico quelli di categoria A/1. Si tratta ancora una volta di una scelta introdotta in fase di conversione in legge della bozza di decreto, che Confedilizia giudica negativamente specialmente se si considera il potere divisivo che può avere tra condomini, nel caso in cui in condominio siano presenti edifici di categorie catastali diverse.
In ultima istanza viene posta l’attenzione sul termine entro il quale è possibile realizzare gli interventi incentivabili, fissato al 2022, che secondo la Confederazione è troppo vicino, soprattutto se si considera che i lavori per i quali si può accedere al Superbonus sono di natura importante e necessitano di lunghi processi decisionali, tempi di programmazione allungati e inevitabilmente richiedono più tempo per le lavorazioni vere e proprie.
Secondo la Confederazione italiana proprietà edilizia sono per l’appunto tre i punti da rivedere. In primo luogo l’eliminazione della possibilità di trasformare la detrazione in credito d’imposta usufruibile direttamente da parte del beneficiario della detrazione; seguita dall’esclusione degli edifici delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 da quelli incentivabili e, infine, il periodo troppo limitato concesso all’incentivo.
In merito al primo punto, la confederazione lamenta l’eliminazione della possibilità di trasformare in credito d’imposta la detrazione spettante dai contenuti della versione originaria del DL Rilancio, Art. 121. Il responsabile del Coordinamento tributario di Confedilizia, il Dott. Francesco Veroi, ha rilevato che “tale soppressione appare un’opportunità mancata, laddove lo strumento della trasformazione avrebbe costituito una vera rivoluzione nel panorama dei bonus fiscali”.
Nella prima impostazione della normativa infatti era data la possibilità di utilizzare il credito per altre imposte, come l’Iva, le ritenute e l’Imu, e non solo l’Irpef; si sarebbe quindi permesso di usufruire dell’intero importo senza dover sostenere alcun onere finanziario derivante dalla cessione, cosa che invece accade nel caso di cessione a terzi.
Viene poi messa in dubbio la scelta di escludere dalla platea di edifici incentivabili alcune tipologie “impropriamente considerate di lussa”, nello specifico quelli di categoria A/1. Si tratta ancora una volta di una scelta introdotta in fase di conversione in legge della bozza di decreto, che Confedilizia giudica negativamente specialmente se si considera il potere divisivo che può avere tra condomini, nel caso in cui in condominio siano presenti edifici di categorie catastali diverse.
In ultima istanza viene posta l’attenzione sul termine entro il quale è possibile realizzare gli interventi incentivabili, fissato al 2022, che secondo la Confederazione è troppo vicino, soprattutto se si considera che i lavori per i quali si può accedere al Superbonus sono di natura importante e necessitano di lunghi processi decisionali, tempi di programmazione allungati e inevitabilmente richiedono più tempo per le lavorazioni vere e proprie.
