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Stabilizzazione e trasformazione delle detrazioni fiscali in edilizia in crediti d’imposta: la proposta del Centro Studi CNA
Se le detrazioni fiscali in edilizia venissero stabilizzate e trasformate in credito d'imposta, potrebbero trarne vantaggio famiglie, lavoratori incapienti ed imprese edili. La ricerca del Centro studi della CNA.
Le detrazioni fiscali in edilizia andrebbero stabilizzate e trasformate in credito d’imposta cedibile, con le stesse percentuali, con la stessa disciplina e con gli stessi limiti.
Secondo una ricerca del Centro Studi CNA, un’operazione di questo genere potrebbe andare incontro alle esigenze sia delle famiglie e delle imprese che cercano fonti di finanziamento per le ristrutturazioni o per la riqualificazione energetica; che per i titolari di reddito di pensione e di lavoro dipendente incapienti; che per le imprese edili rispetto alla carenza della domanda di servizi.
Lo studio della CNA, infatti, evidenzia come, nei primi 8 mesi del 2015, le spese sostenute dalle famiglie per interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica ammontino a circa 15 miliardi di euro, cifra che si distanzia da quanto speso negli stessi mesi del 2014 solo per il -1,37%.
Emerge chiaramente, dunque, la correlazione tra la spesa sostenuta dalle famiglie e l’andamento delle detrazioni fiscali concesse, e risulta altrettanto evidente come la soglia del 50% per la ristrutturazione delle abitazioni e del 65% per la riqualificazione energetica rappresentino un ottimo equilibrio, che se non rispettato potrebbe ripercuotersi sulla domanda dei servizi in edilizia.
La stabilizzazione delle detrazioni e la loro trasformazione in credito d’imposta cedibile, dunque, potrebbe rappresentare una modalità per incontrare le esigenze dei diversi soggetti coinvolti negli interventi sopra citati. Questa cessione, però, dovrebbe essere effettuata dalla famiglia, che effettua l’investimento direttamente all’istituto di credito: la cessione del credito di una rendita certa e garantita dallo Stato, al settore bancario, per 10 anni, permette a famiglie e imprese di ottenere somme di denaro nell’immediato, per finanziare i progetti in edilizia per i quali è possibile godere delle agevolazioni.
Se si considera il tasso fisso del 3,06% che mediamente viene praticato dalle banche, per i mutui o le ristrutturazioni, le famiglie, in questo modo, verrebbero supportate dalla copertura immediata di oltre il 42% dell’investimento a fronte del 50% spalmato in 10 anni, e dalla copertura di oltre il 55% degli investimenti a fronte del 65% spalmato in 10 anni.
In questo modo, anche le imprese edili potranno beneficiare del cambiamento: nuovo impulso alla domanda di lavoro e miglioramento della situazione economica grazie alla riduzione delle disponibilità finanziarie necessarie a effettuare l’investimento. L’aumento della domanda, inoltre, porterebbe a un aumento delle entrate, che potrebbero essere usate per risolvere la situazione dei pensionati e dei lavoratori incapienti, privi di sostituto d’imposta.
Il documento relativo alla proposta della CNA è disponibile a questo link.
Secondo una ricerca del Centro Studi CNA, un’operazione di questo genere potrebbe andare incontro alle esigenze sia delle famiglie e delle imprese che cercano fonti di finanziamento per le ristrutturazioni o per la riqualificazione energetica; che per i titolari di reddito di pensione e di lavoro dipendente incapienti; che per le imprese edili rispetto alla carenza della domanda di servizi.
Lo studio della CNA, infatti, evidenzia come, nei primi 8 mesi del 2015, le spese sostenute dalle famiglie per interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica ammontino a circa 15 miliardi di euro, cifra che si distanzia da quanto speso negli stessi mesi del 2014 solo per il -1,37%.
Emerge chiaramente, dunque, la correlazione tra la spesa sostenuta dalle famiglie e l’andamento delle detrazioni fiscali concesse, e risulta altrettanto evidente come la soglia del 50% per la ristrutturazione delle abitazioni e del 65% per la riqualificazione energetica rappresentino un ottimo equilibrio, che se non rispettato potrebbe ripercuotersi sulla domanda dei servizi in edilizia.
La stabilizzazione delle detrazioni e la loro trasformazione in credito d’imposta cedibile, dunque, potrebbe rappresentare una modalità per incontrare le esigenze dei diversi soggetti coinvolti negli interventi sopra citati. Questa cessione, però, dovrebbe essere effettuata dalla famiglia, che effettua l’investimento direttamente all’istituto di credito: la cessione del credito di una rendita certa e garantita dallo Stato, al settore bancario, per 10 anni, permette a famiglie e imprese di ottenere somme di denaro nell’immediato, per finanziare i progetti in edilizia per i quali è possibile godere delle agevolazioni.
Se si considera il tasso fisso del 3,06% che mediamente viene praticato dalle banche, per i mutui o le ristrutturazioni, le famiglie, in questo modo, verrebbero supportate dalla copertura immediata di oltre il 42% dell’investimento a fronte del 50% spalmato in 10 anni, e dalla copertura di oltre il 55% degli investimenti a fronte del 65% spalmato in 10 anni.
In questo modo, anche le imprese edili potranno beneficiare del cambiamento: nuovo impulso alla domanda di lavoro e miglioramento della situazione economica grazie alla riduzione delle disponibilità finanziarie necessarie a effettuare l’investimento. L’aumento della domanda, inoltre, porterebbe a un aumento delle entrate, che potrebbero essere usate per risolvere la situazione dei pensionati e dei lavoratori incapienti, privi di sostituto d’imposta.
Il documento relativo alla proposta della CNA è disponibile a questo link.
