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01.09.2014
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Sblocca-Italia: riassunto delle novità (e delle polemiche)

Le novità in materia edilizia, energetica e burocratica introdotte dal Decreto non piacciono a Legambiente, Ance, e M5S, i quali temono un nuovo attacco all’ambiente, causato dalla riapertura dei cantieri, dalle cementificazioni e dalle concessioni edilizie.
A pochi giorni dalla conferenza stampa di presentazione del Decreto Sblocca-Italia, il testo arriva in Parlamento, per essere riscritto e ufficializzato dai tecnici di Governo e dai Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Nonostante l’ottimismo dell’esecutivo, che ha annunciato 100.000 nuovi posti di lavoro con la riapertura dei cantieri per le grandi opere pubbliche, Ance, Legambiente, M5S e lo stesso Presidente della Commissione Ambiente alla Camera, Ermete Realacci, rinnovano la propria perplessità nei confronti del decreto, che rischia di tramutarsi nella brutta copia di un analogo provvedimento risalente al lontano 2001, promosso dal governo Berlusconi assieme all’allora Ministro delle Infrastrutture Lunardi.

Pur ispirandosi a criteri apprezzabili e auspicabili per il Paese, come la semplificazione burocratica per l’edilizia, la cantierabilità delle opere e l’aumento degli investimenti privati nelle infrastrutture autostradali, i principali interventi previsti, nel decreto, non smettono di sollevare critiche e malumori tra i politici, gli operatori di settore e i cittadini interessati dalle nuove normative nel campo.


Efficienza energetica

Non è stata ancora confermata la stabilizzazione della detrazione fiscale del 65% per il risparmio energetico a tutto il 2015.

Edilizia

Il lungo elenco di opere pubbliche infrastrutturali, consultabili sul sito del Ministero delle Infrastrutture, comprende sia le nuove opere 2014-2020 per i sistemi viari, ferroviari, urbani e aeroportuali, che quelle incompiute del 2007-2013, senza valutarne previamente l’utilità e l’efficacia attuali. Secondo gli scettici del decreto, si tratterebbe di uno spreco di risorse pubbliche, calcolate intorno ai 5 miliardi di euro, a favore delle solite lobby che governano il Paese, in quanto investire nell’asfalto, nel trasporto su gomma e nel cemento, non rientrerebbe tra le priorità degli italiani e dell’Italia, i quali fabbisognano piuttosto di opere diffuse e di piccole dimensioni contro il dissesto idrogeologico e per la riqualificazione energetica.

Burocrazia

Attraverso una serie di procedure di semplificazione si sbloccheranno opere già finanziate ma ancora ferme, rimpinguandole con ulteriori investimenti per un totale di circa 4 miliardi di euro, ma a condizione che i cantieri riaprano entro data certa nell’arco di 10 mesi dall’approvazione dello stesso decreto. Secondo Fabio Balocco, ambientalista e avvocato, il rischio è di incoraggiare, attraverso la semplificazione nel rilascio dei permessi di costruire, l’abusivismo edilizio in un paese già martoriato dalla cementificazione e dallo scempio paesaggistico.

Investimenti privati

Soprattutto in infrastrutture autostradali, attraverso l’allungamento delle concessioni alle singole società, con un finanziamento statale di circa 10 miliardi di euro. Per Green Italia, il Governo sarebbe ingabbiato “in un’ottica da Italia anni ‘60”, in quanto, finanziare con soldi pubblici la rete autostradale anziché quella tranviaria, prediletta da milioni di italiani ogni giorno, costituirebbe un’offesa ai milioni di pendolari che pagano ogni giorno il cattivo servizio del trasporto locale.


Anche Ance, nelle parole del suo Presidente, Paolo Buzzetti, dichiara la propria insoddisfazione e delusione per un provvedimento a più riprese invocato e sostenuto, giudicando come insufficienti le risorse finora stanziate per le infrastrutture.