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Buzzetti, Presidente Ance: senza misure concrete da Governo, imprese edili italiane costrette a chiudere
Buzzetti, presidente Ance, lancia l'allarme: senza concreti interventi statali, le imprese edili italiane rischiano di chiudere i battenti. Rilancio delle città, grandi opere e fondi europei unica via d'uscita.

Prosegue senza sosta il trend negativo del settore edile italiano, tanto da far pensare ad una chiusura anticipata delle imprese che operano nel settore delle costruzioni, ha annunciato dai microfoni dell’Assemblea annuale Ance di martedì scorso a Roma il suo Presidente, Paolo Buzzetti.
Non bastavano gli ultimi dati allarmanti diffusi dalla CGIA di Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese), che segnalava, stime alla mano, un’ulteriore diminuzione dei prezzi delle abitazioni italiane del 15%, assieme, per contro, ad un aumento della pressione fiscale del 140% in soli quattro anni, tanto da trasformare in un incubo quello che, fino a poco tempo fa, era il sogno più accarezzato da parte dell’80% degli italiani: l’acquisto della casa di proprietà.
Secondo lo stesso Buzzetti, oggi “la casa è diventata il bancomat del Paese”, non solo per i privati, ma anche per le imprese: per i primi, perché si trovano a dover gestire affitti non più remunerativi o modalità di accesso ai finanziamenti proibitive; per le seconde, l’effetto delle varie IMU, TASI e TARI, avrebbe aggravato a tal punto il prelievo fiscale, che molte aziende si sono viste costrette a chiudere effettivamente i battenti, lasciando a casa i propri dipendenti.
Neanche il settore delle infrastrutture pubbliche se la passerebbe poi tanto bene: l’Italia, quando non mette in fuga gli investitori internazionali stralciando contratti precedentemente sottoscritti (è il caso tristemente noto del decreto competitività, bersaglio di centinaia di ricorsi internazionali), finanzia comunque pochissimo le opere pubbliche, tanto da destinarvi solo l’1,6% del bilancio statale, contro una media europea superiore al 2%.
Per non parlare dei vari Expo, Mose e Tav, che hanno costretto il Paese in una morsa paralizzante, tra corruzione e tangenti. A questo proposito, per restare in tema di attualità, Buzzetti, portavoce delle richieste dei costruttori, propone di reintrodurre la figura del vecchio ingegnere capo, sovrintendente alla qualità delle operazioni, e garante di imparzialità nelle gare d’appalto statali.
Non tutte le speranze sono però perdute: pare infatti respirarsi un rinnovato clima di fiducia, fa sapere il Presidente Ance dalla capitale, almeno stando ai recenti annunci del Governo.
Piano Scuole, decreto sblocca-Italia, dissesto idrogeologico e fondi europei, tra le priorità.
Già con il Piano Scuole e il Decreto Sblocca-Italia, due manovre intese rispettivamente alla messa a nuovo degli edifici scolastici e al rilancio delle grandi opere strutturali nel Paese, si dovrebbe ridare nuova linfa vitale alla filiera delle costruzioni in Italia, motore economico interno imprescindibile, oltre che aggregatore di occupazione e crescita.
L’attivazione, ai primi di luglio, del piano di manutenzione #italiasicura, una task force governativa contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche di circa l’80% del territorio nazionale, ha trasformato in men che non si dica oltre 2,4 miliardi di euro in cantieri edili.
Infine, a conclusione della sua personale analisi sullo stato dell’edilizia nel Bel Paese, Buzzetti torna a porre l’accento sulla effettiva disponibilità di fondi europei ancora inutilizzati per l’Italia, e che proprio per questo ogni anno verrebbero puntualmente persi. Perché non utilizzarli, come Francia e Germania, ad esempio, per il rilancio delle città e la riqualificazione edilizia, naturalmente attraverso uno sviluppo urbano sostenibile?
Non bastavano gli ultimi dati allarmanti diffusi dalla CGIA di Mestre (Associazione Artigiani e Piccole Imprese), che segnalava, stime alla mano, un’ulteriore diminuzione dei prezzi delle abitazioni italiane del 15%, assieme, per contro, ad un aumento della pressione fiscale del 140% in soli quattro anni, tanto da trasformare in un incubo quello che, fino a poco tempo fa, era il sogno più accarezzato da parte dell’80% degli italiani: l’acquisto della casa di proprietà.
Secondo lo stesso Buzzetti, oggi “la casa è diventata il bancomat del Paese”, non solo per i privati, ma anche per le imprese: per i primi, perché si trovano a dover gestire affitti non più remunerativi o modalità di accesso ai finanziamenti proibitive; per le seconde, l’effetto delle varie IMU, TASI e TARI, avrebbe aggravato a tal punto il prelievo fiscale, che molte aziende si sono viste costrette a chiudere effettivamente i battenti, lasciando a casa i propri dipendenti.
Neanche il settore delle infrastrutture pubbliche se la passerebbe poi tanto bene: l’Italia, quando non mette in fuga gli investitori internazionali stralciando contratti precedentemente sottoscritti (è il caso tristemente noto del decreto competitività, bersaglio di centinaia di ricorsi internazionali), finanzia comunque pochissimo le opere pubbliche, tanto da destinarvi solo l’1,6% del bilancio statale, contro una media europea superiore al 2%.
Per non parlare dei vari Expo, Mose e Tav, che hanno costretto il Paese in una morsa paralizzante, tra corruzione e tangenti. A questo proposito, per restare in tema di attualità, Buzzetti, portavoce delle richieste dei costruttori, propone di reintrodurre la figura del vecchio ingegnere capo, sovrintendente alla qualità delle operazioni, e garante di imparzialità nelle gare d’appalto statali.
Non tutte le speranze sono però perdute: pare infatti respirarsi un rinnovato clima di fiducia, fa sapere il Presidente Ance dalla capitale, almeno stando ai recenti annunci del Governo.
Piano Scuole, decreto sblocca-Italia, dissesto idrogeologico e fondi europei, tra le priorità.
Già con il Piano Scuole e il Decreto Sblocca-Italia, due manovre intese rispettivamente alla messa a nuovo degli edifici scolastici e al rilancio delle grandi opere strutturali nel Paese, si dovrebbe ridare nuova linfa vitale alla filiera delle costruzioni in Italia, motore economico interno imprescindibile, oltre che aggregatore di occupazione e crescita.
L’attivazione, ai primi di luglio, del piano di manutenzione #italiasicura, una task force governativa contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche di circa l’80% del territorio nazionale, ha trasformato in men che non si dica oltre 2,4 miliardi di euro in cantieri edili.
Infine, a conclusione della sua personale analisi sullo stato dell’edilizia nel Bel Paese, Buzzetti torna a porre l’accento sulla effettiva disponibilità di fondi europei ancora inutilizzati per l’Italia, e che proprio per questo ogni anno verrebbero puntualmente persi. Perché non utilizzarli, come Francia e Germania, ad esempio, per il rilancio delle città e la riqualificazione edilizia, naturalmente attraverso uno sviluppo urbano sostenibile?