Focus Efficienza Energetica
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Ridurre le emissioni nocive: i 5 errori più comuni nell’uso delle stufe a legna
Dalle modalità di accensione all’umidità della legna: AIEL indica come gestire correttamente le stufe a legna per ridurre le emissioni nocive
La consapevolezza è uno degli strumenti più importanti per la corretta gestione degli impianti termici a legna e per la riduzione delle emissioni dannose per l’atmosfera, lo ha ribadito AIEL durante la conferenza tenuta durante la scorsa edizione di Progetto Fuoco 2020. In linea con questa considerazione, AIEL rilancia nella sua rivista AgriFoodEnergy uno studio che descrive i 5 principali errori da evitare per ridurre le emissioni prodotte al proprio impianto a legna.
Si tratta di uno studio tedesco realizzato dal Centro di promozione tecnologico delle materie prime rinnovabili a Straubing, in Baviera, conosciuto anche con l’acronimo TFZ (dal tedesco Technologie-und Förderzentrum für Nachwachsende Rohstoffe) , nel quale si evince che i comportamenti umani incidono in modo importante sulle emissioni inquinanti prodotte da un generatore di calore a biomassa.
Gli scienziati del TFZ hanno considerato una serie di diverse opzioni operative e di errori reali commessi dagli utenti nella quotidianità di utilizzo di stufe per il riscaldamento domestico.
AIEL, oltre che tradurre lo studio e presentarlo nella propria rivista di settore, ha anche condiviso attraverso il suo canale youtube sei video che descrivono in modo preciso gli errori più comuni, le loro conseguenze e le indicazioni per evitarli.
Il primo errore più comune consiste nel lasciare aperta l’immissione di aria comburente primaria nel braciere. Questa dimenticanza provoca infatti un consistente aumento delle emissioni nocive, il consiglio di AIEL è quindi quello di seguire sempre le indicazioni del costruttore riportate nel manuale di istruzioni.
Come si può osservare chiaramente attraverso il video dimostrativo, l’adduzione continua di aria all’impianto aumenta l’emissione di carbonio organico – e dei conseguenti fumi maleodoranti – di circa 6 volte, mentre il livello delle polveri prodotte aumenta di 6,5 volte. Non da ultimo questo comportamento scorretto provoca un aumento della temperatura dei gas di scarico e la riduzione del rendimento.
Un'altra causa di emissioni esagerate è l’errato momento di ricarica della legna. Quando la nuova legna viene aggiunta ad un letto di braci troppo basso, che a fatica riesce ad accendere la nuova materia prima, si allunga il periodo di accensione e avviene una concentrazione più intensa di sostanze nocive. Il team di ricerca del TFZ ha confermato che l’introduzione di nuova legna che avviene in ritardo rispetto all’estinzione della fiamma causa un aumento di 5,2 volte le emissioni di carbonio organico e di 4 volte quella delle polveri.
Il terzo errore più comune è piuttosto conosciuto, ma non per questo meno commesso. Sono molti infatti i conduttori di impianti a biomassa che utilizzano legna troppo umida, legna che assorbe calore utile dal processo di combustione per poter vaporizzare l’acqua contenuta, aumentando al contempo il volume dei gas di scarico prodotti.
Lo ricorda AIEL, la legna da ardere, per offrire massima efficienza dovrebbe avere un tasso di umidità compreso tra il 12% e il 20%; al di sotto del 10% la legna ‘troppo secca’ provoca una combustione troppo intensa ed una parziale carenza d’aria, mentre una legna con tasso di umidità del 29% fa aumentare di 4,8 volte le emissioni di Carbonio organico e di 4,3 volte le emissioni di polveri rispetto a quanto viene prodotto dalla legna ben stagionata.
Aggiungere una quantità eccessiva di legna da ardere alla camera di combustione ha effetti meno negativi sulla produzione di emissioni inquinanti rispetto agli altri errori individuati dallo studio, tuttavia i ricercatori hanno analizzato le conseguenze provocate quando un apparecchio viene caricato con il 70% in più della quantità di materia combustibile raccomandata. Sono stati rilevati aumenti nella produzione di carbonio organico pari a 2,7 volte quelle prodotte con una conduzione ottimale, mentre le polveri prodotte solo 1,3 volte in più.
Dall’analisi di ricerca è apparso piuttosto chiaro che risulta particolarmente negativa in termini di emissioni l’accensione “a freddo” dei generatori di calore a legna. Lo studio ha dimostrato che, fatte salve diverse istruzioni da parte della casa produttrice, la metodologia più adeguata per l’accensione della stufa è quella dall’alto. Lo dimostra anche il video pubblicato da AIEL; un’accensione diligente, che prevede l’utilizzo di accendifuoco, legnetti di piccola dimensione e ciocchi di legna ben impilati ed ordinati produce molte meno emissioni nocive rispetto ad un’accensione – scorretta – con pezzi di giornale e legna posizionata alla rinfusa. Praticare un’accensione diligente permette di ridurre 4,6 volte il carbonio organico e di 1,8 volte le polveri.
Si tratta di uno studio tedesco realizzato dal Centro di promozione tecnologico delle materie prime rinnovabili a Straubing, in Baviera, conosciuto anche con l’acronimo TFZ (dal tedesco Technologie-und Förderzentrum für Nachwachsende Rohstoffe) , nel quale si evince che i comportamenti umani incidono in modo importante sulle emissioni inquinanti prodotte da un generatore di calore a biomassa.
Gli scienziati del TFZ hanno considerato una serie di diverse opzioni operative e di errori reali commessi dagli utenti nella quotidianità di utilizzo di stufe per il riscaldamento domestico.
AIEL, oltre che tradurre lo studio e presentarlo nella propria rivista di settore, ha anche condiviso attraverso il suo canale youtube sei video che descrivono in modo preciso gli errori più comuni, le loro conseguenze e le indicazioni per evitarli.
Ingresso aria sempre aperto
Il primo errore più comune consiste nel lasciare aperta l’immissione di aria comburente primaria nel braciere. Questa dimenticanza provoca infatti un consistente aumento delle emissioni nocive, il consiglio di AIEL è quindi quello di seguire sempre le indicazioni del costruttore riportate nel manuale di istruzioni.
Come si può osservare chiaramente attraverso il video dimostrativo, l’adduzione continua di aria all’impianto aumenta l’emissione di carbonio organico – e dei conseguenti fumi maleodoranti – di circa 6 volte, mentre il livello delle polveri prodotte aumenta di 6,5 volte. Non da ultimo questo comportamento scorretto provoca un aumento della temperatura dei gas di scarico e la riduzione del rendimento.
Aggiungere legna al momento sbagliato
Un'altra causa di emissioni esagerate è l’errato momento di ricarica della legna. Quando la nuova legna viene aggiunta ad un letto di braci troppo basso, che a fatica riesce ad accendere la nuova materia prima, si allunga il periodo di accensione e avviene una concentrazione più intensa di sostanze nocive. Il team di ricerca del TFZ ha confermato che l’introduzione di nuova legna che avviene in ritardo rispetto all’estinzione della fiamma causa un aumento di 5,2 volte le emissioni di carbonio organico e di 4 volte quella delle polveri.
Sottovalutare le conseguenze della legna umida
Il terzo errore più comune è piuttosto conosciuto, ma non per questo meno commesso. Sono molti infatti i conduttori di impianti a biomassa che utilizzano legna troppo umida, legna che assorbe calore utile dal processo di combustione per poter vaporizzare l’acqua contenuta, aumentando al contempo il volume dei gas di scarico prodotti.
Lo ricorda AIEL, la legna da ardere, per offrire massima efficienza dovrebbe avere un tasso di umidità compreso tra il 12% e il 20%; al di sotto del 10% la legna ‘troppo secca’ provoca una combustione troppo intensa ed una parziale carenza d’aria, mentre una legna con tasso di umidità del 29% fa aumentare di 4,8 volte le emissioni di Carbonio organico e di 4,3 volte le emissioni di polveri rispetto a quanto viene prodotto dalla legna ben stagionata.
Sovraccaricare la camera di combustione
Aggiungere una quantità eccessiva di legna da ardere alla camera di combustione ha effetti meno negativi sulla produzione di emissioni inquinanti rispetto agli altri errori individuati dallo studio, tuttavia i ricercatori hanno analizzato le conseguenze provocate quando un apparecchio viene caricato con il 70% in più della quantità di materia combustibile raccomandata. Sono stati rilevati aumenti nella produzione di carbonio organico pari a 2,7 volte quelle prodotte con una conduzione ottimale, mentre le polveri prodotte solo 1,3 volte in più.
Metodo di accensione sbagliata, sbagliare dal principio
Dall’analisi di ricerca è apparso piuttosto chiaro che risulta particolarmente negativa in termini di emissioni l’accensione “a freddo” dei generatori di calore a legna. Lo studio ha dimostrato che, fatte salve diverse istruzioni da parte della casa produttrice, la metodologia più adeguata per l’accensione della stufa è quella dall’alto. Lo dimostra anche il video pubblicato da AIEL; un’accensione diligente, che prevede l’utilizzo di accendifuoco, legnetti di piccola dimensione e ciocchi di legna ben impilati ed ordinati produce molte meno emissioni nocive rispetto ad un’accensione – scorretta – con pezzi di giornale e legna posizionata alla rinfusa. Praticare un’accensione diligente permette di ridurre 4,6 volte il carbonio organico e di 1,8 volte le polveri.