Focus Progetti
Questo articolo ha più di 3 anni
Refrigerazione commerciale: l’Italia rimane in cima grazie a innovazione, tecnologia e know how
La refrigerazione commerciale in Italia presenta un buon andamento sia commerciale che produttivo. Ecco la ricerca condotta da Assofoodtec/ANIMA su 680 aziende produttrici e manutentori.

680 aziende produttrici di impianti di refrigerazione commerciale e manutentori sono state intervistate da Assofoodtec/ANIMA, che ha realizzato la prima indagine sul settore delle attrezzature di utilizzo non domestico per la refrigerazione e l'ha presentata durante l'edizione appena conclusa di MCE.
Lo studio, che ha raccolto dati qualitativi e quantitativi sull’andamento economico e produttivo del comparto della refrigerazione commerciale, è frutto della collaborazione tra diverse Università italiane e non assieme all’Ufficio Studi di ANIMA e ad Atradius (società che si occupa dell’assicurazione dei crediti, di fideiussioni e recupero crediti).
“Nonostante gli anni profondi di recessione, il nostro comparto ha mantenuto adeguate condizioni di liquidità, che si traduce nella capacità di far fronte agli impegni finanziari” ha dichiarato Marco Nocivelli, Presidente di Assofoodtec/ANIMA, che ha aggiunto anche che il moderato rafforzamento patrimoniale che accomuna buona parte delle imprese italiane non implica una riduzione della leva finanziaria, e la refrigerazione commerciale sembra dimostrare una capacità adeguata di sostenere il costo del debito.
Notizie positive, dunque, per il settore della refrigerazione commerciale, come dimostrato dallo studio: secondo le aziende che ne hanno preso parte, è fondamentale l’attenzione alle tematiche green e al risparmio energetico non solo a livello normativo, ma anche a livello culturale.
La tecnologia della refrigerazione è molto italiana, come sottolinea Nocivelli. Il nostro Paese è dotato di un know-how del food migliore degli altri, quindi può permettersi di proporre innovazione e qualità. Largo spazio, poi, viene dedicato al servizio come elemento che concorre a determinare la qualità del sistema di prodotto.
Lo studio riscontra, inoltre, che nell’ultimo biennio il fatturato del settore risulta stabile, a differenza di altri settori della meccanica che hanno guadagnato volumi. È calata la produttività del capitale ed è migliorata l’efficienza sui costi; i risultati sono più volatili per le imprese più piccole. L’indebitamento si è ridotto e la patrimonializzazione si è ridotta, rispettando il trend generale della manifattura meccanica.
La refrigerazione commerciale rispetta, inoltre, le esigenze di efficienza energetica riscontrate durante la COP21: l’ENEA era stata incaricata dal Ministero dell’Ambiente di creare un network tra le imprese italiane e i Paesi con cui si stanno già iniziando a firmare i Memorandum of Understanding, al fine di dare vita a uno scambio tecnologico al quale le imprese italiane possono partecipare offrendo soluzioni per aumentare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni.
Il lancio ufficiale del progetto è previsto per fine Maggio, ma ENEA desidera annunciarlo già ora, sottolineando come già si stia cercando di investire nelle tecnologie migliori per la creazione di questo network.
Lo studio, che ha raccolto dati qualitativi e quantitativi sull’andamento economico e produttivo del comparto della refrigerazione commerciale, è frutto della collaborazione tra diverse Università italiane e non assieme all’Ufficio Studi di ANIMA e ad Atradius (società che si occupa dell’assicurazione dei crediti, di fideiussioni e recupero crediti).
“Nonostante gli anni profondi di recessione, il nostro comparto ha mantenuto adeguate condizioni di liquidità, che si traduce nella capacità di far fronte agli impegni finanziari” ha dichiarato Marco Nocivelli, Presidente di Assofoodtec/ANIMA, che ha aggiunto anche che il moderato rafforzamento patrimoniale che accomuna buona parte delle imprese italiane non implica una riduzione della leva finanziaria, e la refrigerazione commerciale sembra dimostrare una capacità adeguata di sostenere il costo del debito.
Notizie positive, dunque, per il settore della refrigerazione commerciale, come dimostrato dallo studio: secondo le aziende che ne hanno preso parte, è fondamentale l’attenzione alle tematiche green e al risparmio energetico non solo a livello normativo, ma anche a livello culturale.
La tecnologia della refrigerazione è molto italiana, come sottolinea Nocivelli. Il nostro Paese è dotato di un know-how del food migliore degli altri, quindi può permettersi di proporre innovazione e qualità. Largo spazio, poi, viene dedicato al servizio come elemento che concorre a determinare la qualità del sistema di prodotto.
Lo studio riscontra, inoltre, che nell’ultimo biennio il fatturato del settore risulta stabile, a differenza di altri settori della meccanica che hanno guadagnato volumi. È calata la produttività del capitale ed è migliorata l’efficienza sui costi; i risultati sono più volatili per le imprese più piccole. L’indebitamento si è ridotto e la patrimonializzazione si è ridotta, rispettando il trend generale della manifattura meccanica.
La refrigerazione commerciale rispetta, inoltre, le esigenze di efficienza energetica riscontrate durante la COP21: l’ENEA era stata incaricata dal Ministero dell’Ambiente di creare un network tra le imprese italiane e i Paesi con cui si stanno già iniziando a firmare i Memorandum of Understanding, al fine di dare vita a uno scambio tecnologico al quale le imprese italiane possono partecipare offrendo soluzioni per aumentare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni.
Il lancio ufficiale del progetto è previsto per fine Maggio, ma ENEA desidera annunciarlo già ora, sottolineando come già si stia cercando di investire nelle tecnologie migliori per la creazione di questo network.