Focus Incentivi

04.02.2021
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Quarto bando GSE: gli ostacoli per le energie rinnovabili

Sono stati pubblicati i risultati del quarto bando previsto dal Decreto FER1 e promosso dal GSE per l’assegnazione di incentivi agli impianti di energie rinnovabili
Il Decreto FER1 04/07/2019 era stato introdotto per spingere la realizzazione degli impianti di produzione di energie rinnovabili (fotovoltaici, eolici, idroelettrici e a gas di depurazione) e prevede una serie di requisiti necessari  all’accesso agli incentivi.  

Gli impianti sono stati suddivisi  in 4 gruppi in base alla loro tipologia, alla fonte di energia rinnovabile e al tipo di intervento:
  • Gruppo A: impianti eolici “on-shore” di nuova costruzione, di riattivazione o di potenziamento e impianti fotovoltaici di nuova costruzione;
  • Gruppo A-2: impianti fotovoltaici di nuova costruzione, i cui moduli sono installati in sostituzione di coperture di edifici e fabbricati rurali con la completa rimozione di eternit o amianto;
  • Gruppo B: impianti idroelettrici e impianti a gas residuati dei processi di depurazione di nuova costruzione, integrale ricostruzione, riattivazione o potenziamento;
  • Gruppo C: impianti coinvolti in opere di rifacimento totale o parziale eolici “on-shore”; idroelettrici; a gas residuati dei processi di depurazione.
Il decreto prevede in totale 7 bandi, per una disponibilità totale di 8000 MW per i quattro gruppi individuati. Oggi ci troviamo a metà percorso, in quanto sono appena stati pubblicati i risultati del quarto bando, che però evidenziano delle problematiche nel la gestione delle energie rinnovabili in Italia.

Su poco più di 1880 MW previsti dal bando ne sono stati assegnati solo il 25%. Per quale motivo, vista la grande disponibilità? Ci sono due ragioni che spiegano questo rallentamento nello sviluppo delle rinnovabili.

La prima riguarda la tutela dell’ambiente e del paesaggio, in linea con l’acceso dibattito scaturito in questi anni sull’impatto visivo degli impianti (soprattutto quelli eolici) sui caratteri paesaggistici dei luoghi. Se è vero che occorre valutare e confrontare attentamente i benefici energetici e i loro impatti, è altresì importante ricordare che per tutelare paesaggio e ambiente è necessario intervenire sulle emissioni per evitare cambiamenti climatici drastici e devastanti.

Il secondo problema è rappresentato dall’eccessiva e lenta burocrazia del sistema italiano per ottenere le autorizzazioni necessarie a sviluppare nuovi progetti in tempi brevi. Il Decreto Semplificazioni avrebbe dovuto rimediare a questi inconvenienti, snellendo e digitalizzando il sistema burocratico, ma per ora non ha dato risultati concreti.

È quello che evidenzia Alberto Pinori, Presidente di ANIE Rinnovabili, l’associazione che, all’interno di ANIE (la Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche),  raggruppa tutte le imprese operanti nel settore delle fonti rinnovabili elettriche,  dai costruttori di tecnologie e di impianti ai fornitori di servizi ed ai produttori di energia.

Egli pone l’attenzione sugli impatti negativi  a cui portano questi problemi: “A causa degli ostacoli autorizzativi non potranno essere realizzati gli investimenti privati stimabili tra i 550 e gli 850 milioni di euro, considerando i costi specifici per tecnologia indicati nel DM FER”. Stante questi risultati l’obiettivo del phase-out del carbone diventa una chimera.”

E questo suona come un paradosso, visto che in Italia, nonostante ci sia una forte volontà di sviluppare le fonti rinnovabili, soprattutto per combattere i cambiamenti climatici, di fatto si incontrano numerosi ostacoli per investire nel settore e raggiungere l’obiettivo.

Per questo motivo ANIE Rinnovabili chiede un intervento urgente per risolvere le questioni amministrative per non vedere vanificate le attività imprenditoriali e di sviluppo delle energie rinnovabili.
 

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