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Misurare l’impronta di carbonio di ogni prodotto per salvare il clima: nasce la ISO 14067
Pubblicata la norma internazionale che indica ad aziende e organizzazione il modo corretto di misurare l’impronta di carbonio di un prodotto

La nuova ISO 14067 descrive un modo univoco che permetterà ad aziende e organizzazione di misurare l’impronta di carbonio dei propri prodotti e servizi, così da riuscire a stabilire precisamente quali azioni intraprendere per ridurla.
Esondazioni, tempeste di fulmini, ondate di caldo mortali. Sono tutti fenomeni straordinari che, purtroppo, a causa dell’innalzamento della temperatura globale stanno diventando sempre più ordinari.
Le emissioni di gas a effetto serra sono la causa del pericoloso aumento della temperatura media e, nonostante i tanti impegni internazionali assunti negli ultimi 10-15 anni, alcune stime prevedono che entro il 2100 il 74% della popolazione sarà esposta a ondate di calore mortali causate dal pericoloso aumento dell’inquinamento atmosferico.
Per tentare di ridurre concretamente che questo scenario si verifichi è necessario ridurre la nostra impronta di carbonio: cioè la quantità di CO2 equivalente emesse in atmosfera da un prodotto, da un servizio, da un'organizzazione, da un evento o da un individuo.
Si tratta di un parametro ormai condiviso e spesso citato, che però per molte aziende è ancora difficile da quantificare. Per ovviare a questo problema è stata elaborata una norma internazionale, la ISO 14067 intitolata “Greenhouse gases - Carbon footprint of products - Requirements and guidelines for quantification”, la quale indica principi, requisiti e linee guida utili alla quantificazione e comunicazione della carbon footprint (impronta di carbonio) di un prodotto.
Questo testo normativo sarà presto tradotto e adottato in forma di UNI ISO, e fornirà alle aziende ed organizzazioni uno strumento per il calcolo dell’impronta di carbonio dei propri prodotti, così da permettergli di svolgere ricerche e analisi che gli permettano di ridurla.
La nuova ISO oggi è pubblicata in sostituzione della precedente specifica tecnica ISO/TS 14067 del 2013.
“La norma consente alle organizzazioni di identificare meglio - nella produzione dei loro prodotti - dove sono generati i principali impatti sulla loro impronta di carbonio e adottare così azioni appropriate per ridurla” ha affermato Daniele Pernigotti, Convenor del gruppo di lavoro che ha sviluppato la norma. “Per esempio, se l’impatto è legato alle materie prime, le organizzazioni possono prendere in considerazione l’utilizzo di altri materiali; se invece è legato al trasporto, possono guardare a miglioramenti del loro modello logistico o studiare la possibilità di scegliere fornitori o distributori geograficamente più vicini”.
Rispetto alla sua precedente versione, la ISO 14067 oggi si concentra maggiormente sulle tecniche utili a misurare l’impronta di carbonio e chiarisce le metodologie di calcolo del consumo energetico, al contempo introducendo raccomandazioni per la quantificazione delle emissioni da prodotti agricoli e forestali.
Esondazioni, tempeste di fulmini, ondate di caldo mortali. Sono tutti fenomeni straordinari che, purtroppo, a causa dell’innalzamento della temperatura globale stanno diventando sempre più ordinari.
Le emissioni di gas a effetto serra sono la causa del pericoloso aumento della temperatura media e, nonostante i tanti impegni internazionali assunti negli ultimi 10-15 anni, alcune stime prevedono che entro il 2100 il 74% della popolazione sarà esposta a ondate di calore mortali causate dal pericoloso aumento dell’inquinamento atmosferico.
Per tentare di ridurre concretamente che questo scenario si verifichi è necessario ridurre la nostra impronta di carbonio: cioè la quantità di CO2 equivalente emesse in atmosfera da un prodotto, da un servizio, da un'organizzazione, da un evento o da un individuo.
Si tratta di un parametro ormai condiviso e spesso citato, che però per molte aziende è ancora difficile da quantificare. Per ovviare a questo problema è stata elaborata una norma internazionale, la ISO 14067 intitolata “Greenhouse gases - Carbon footprint of products - Requirements and guidelines for quantification”, la quale indica principi, requisiti e linee guida utili alla quantificazione e comunicazione della carbon footprint (impronta di carbonio) di un prodotto.
Questo testo normativo sarà presto tradotto e adottato in forma di UNI ISO, e fornirà alle aziende ed organizzazioni uno strumento per il calcolo dell’impronta di carbonio dei propri prodotti, così da permettergli di svolgere ricerche e analisi che gli permettano di ridurla.
La nuova ISO oggi è pubblicata in sostituzione della precedente specifica tecnica ISO/TS 14067 del 2013.
“La norma consente alle organizzazioni di identificare meglio - nella produzione dei loro prodotti - dove sono generati i principali impatti sulla loro impronta di carbonio e adottare così azioni appropriate per ridurla” ha affermato Daniele Pernigotti, Convenor del gruppo di lavoro che ha sviluppato la norma. “Per esempio, se l’impatto è legato alle materie prime, le organizzazioni possono prendere in considerazione l’utilizzo di altri materiali; se invece è legato al trasporto, possono guardare a miglioramenti del loro modello logistico o studiare la possibilità di scegliere fornitori o distributori geograficamente più vicini”.
Rispetto alla sua precedente versione, la ISO 14067 oggi si concentra maggiormente sulle tecniche utili a misurare l’impronta di carbonio e chiarisce le metodologie di calcolo del consumo energetico, al contempo introducendo raccomandazioni per la quantificazione delle emissioni da prodotti agricoli e forestali.