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Lo sviluppo dei sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia secondo il GSE
Pubblicato il rapporto del GSE “Teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia” sulla base di dati aggiornati al 2019
Il GSE ha recentemente pubblicato la terza edizione del rapporto “Teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia” che offre un quadro sulla situazione attuale dei sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento in esercizio nel nostro paese.
I dati, aggiornati alla fine del 2019, evidenziano che in Italia ci sono 330 sistemi in esercizio tra quelli di teleriscaldamento e teleraffrescamento, dislocati in più di 280 comuni, situati prevalentemente nelle regioni settentrionali, in quanto queste zone presentano caratteristiche geografico-territoriali, condizioni climatiche, dimensione demografica e densità abitativa più favorevoli allo sviluppo di queste reti.
L’estensione complessiva delle reti è di 5.000 km per una potenza installata pari a 9,6 GW; l’energia immessa nelle reti nel 2019 è stata di 11,9 TWh termici, di cui il 63% è stata prodotta da gas naturale, il 25% da fonti rinnovabili e il rimanente 12% da altre fonti fossili. Se si fa riferimento alla potenza installata, l’83% di essa proviene da impianti che utilizzano le fonti fossili, mentre il restante 17% deriva da fonti energetiche rinnovabili.
Prendendo in considerazione solo il settore residenziale, queste reti soddisfano una quota pari al 2% della domanda complessiva di energia necessaria al riscaldamento e alla produzione di acqua calda sanitaria.
Le reti di teleriscaldamento sono ormai una realtà abbastanza consolidata in Italia, più di quelle di teleraffrescamento, chem nonostante ciò negli ultimi anni si stanno diffondendo sempre di più. Per questo motivo il PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima presentato alla Commissione europea dal governo italiano, assegna ad entrambi i sistemi un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi energetici e di sostenibilità del paese, che prevede una futura espansione significativa delle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento.
Per conoscere i dettagli del rapporto pubblicato dal GSE è possibile scaricare il documento integrale allegato all’articolo.
I dati, aggiornati alla fine del 2019, evidenziano che in Italia ci sono 330 sistemi in esercizio tra quelli di teleriscaldamento e teleraffrescamento, dislocati in più di 280 comuni, situati prevalentemente nelle regioni settentrionali, in quanto queste zone presentano caratteristiche geografico-territoriali, condizioni climatiche, dimensione demografica e densità abitativa più favorevoli allo sviluppo di queste reti.
L’estensione complessiva delle reti è di 5.000 km per una potenza installata pari a 9,6 GW; l’energia immessa nelle reti nel 2019 è stata di 11,9 TWh termici, di cui il 63% è stata prodotta da gas naturale, il 25% da fonti rinnovabili e il rimanente 12% da altre fonti fossili. Se si fa riferimento alla potenza installata, l’83% di essa proviene da impianti che utilizzano le fonti fossili, mentre il restante 17% deriva da fonti energetiche rinnovabili.
Prendendo in considerazione solo il settore residenziale, queste reti soddisfano una quota pari al 2% della domanda complessiva di energia necessaria al riscaldamento e alla produzione di acqua calda sanitaria.
Le reti di teleriscaldamento sono ormai una realtà abbastanza consolidata in Italia, più di quelle di teleraffrescamento, chem nonostante ciò negli ultimi anni si stanno diffondendo sempre di più. Per questo motivo il PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima presentato alla Commissione europea dal governo italiano, assegna ad entrambi i sistemi un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi energetici e di sostenibilità del paese, che prevede una futura espansione significativa delle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento.
Per conoscere i dettagli del rapporto pubblicato dal GSE è possibile scaricare il documento integrale allegato all’articolo.