L’Italia non è ancora autosufficiente dal punto di vista energetico: rimane il maggior importatore di energia UE con 22TWh
Il report di EnAppSys dimostra che i primi tre Paesi UE ad esportare più energia sono Svezia, Germania e Bulgaria; l’Italia non è ancora autosufficiente

EnAppSys, agenzia britannica specializzata nell’analisi dei dati del mercato europeo dell’energia, ha pubblicato il nuovo report con le statistiche e le percentuali relative all’importazione e all’esportazione di energia tra i vari paesi EU durante il primo semestre 2022.
I dati di EnAppSys dimostrano come l’Italia, durante il periodo compreso tra Gennaio e Giugno 2022, sia rimasta il maggiore importatore netto di energia, con un approvvigionamento totale di 22TWh dall'estero, di cui 9,6TWh dalla Svizzera e 6,7TWh dalla Francia.
Il nostro Paese, infatti, non è ancora in grado di rendersi autosufficiente da un punto di vista energetico, né tantomeno di produrre un surplus di energia tale da poter essere esportato negli altri Paesi della Comunità Europea.
Dalla relazione è emerso, inoltre, che la Francia, solitamente il principale Stato esportatore di energia in Europa, recentemente ha perso questo titolo a causa dei gravi problemi strutturali che sono stati riscontrati nel suo parco nucleare, diventando così un importatore di corrente elettrica dagli altri Paesi dell’Unione e dimezzando le esportazioni rispetto al semestre precedente.
Le maggiori esportazioni nette rilevate da EnAppSys collocano la Svezia al primo posto della classifica con 16TWh di energia, di cui una buona parte viene indirizzata verso la Finlandia (7TWh) e verso la Danimarca (4TWh).
Al secondo posto si posiziona la Germania con 15,4 TWh di energia esportata durante i primi sei mesi del 2022, raddoppiando le quantità rispetto alle esportazioni del 2021; mentre al terzo posto si trova la Bulgaria con 6,6TWh che registra un lieve aumento rispetto ai flussi dell’anno precedente.
Le esportazioni di corrente elettrica della Germania e della Gran Bretagna sono state fondamentali per rispondere alla domanda di importazioni dalla Francia, la quale sta vivendo una situazione di instabilità a livello energetico, come sostiene anche Jean-Paul Harreman, il direttore di EnAppSys, che ha dichiarato: "Nella prima metà dell'anno, il mercato dell'energia elettrica britannico è stato notevole per i flussi di interconnessione che passano da una posizione di importazione netta a una posizione di esportazione netta. La Francia era di gran lunga il maggior consumatore a causa dei problemi di lunga data con il suo parco nucleare - una situazione che non mostra segni di miglioramento in tempi brevi.”
Il passaggio significativo della Francia da maggior esportatore a importatore di energia da diversi Paesi europei è dovuto anche al generale aumento del prezzo del gas, che ha reso meno attraente da un punto di vista finanziario per la Francia esportare quantità abituali di energia in Europa.
Oltre alla Francia, anche la Norvegia ha dovuto affrontare cambiamenti significativi in ambito energetico a causa della siccità prolungata che ha colpito tutta l’Europa e che, in particolar modo per il paese scandinavo, ha ridotto i livelli dei serbatoi d'acqua che la Norvegia utilizza per la produzione di energia idroelettrica.
La Norvegia, infatti, è da sempre considerata uno dei maggiori Paesi dell’UE che sfrutta le risorse idriche per la produzione di energia rinnovabile permettendo in passato di diventare un importante esportatore di energia.
Gli ultimi dati rilevati dalla Direzione Norvegese delle risorse idriche e dell'energia mostrano che i livelli di riserva di acqua nella Regione sono nettamente diminuiti rispetto alla media stagionale, passando dal 74,4% a solamente il 49,3%.
Se la situazione in Norvegia non dovesse migliorare, la Gran Bretagna ne subirebbe le dirette conseguenze dal momento che la maggior parte delle sue importazioni derivano proprio da questo paese scandinavo.