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L’economia green è il più promettente settore del panorama italiano, 1 azienda su 4 ci investe
Il 27% delle aziende italiane investe nella green economy guadagnando in competitività e riducendo le proprie spese per materie prime ed energia, lo dice il Rapporto GreenItaly 2017

In Italia più di un’azienda su quattro tra il 2011 e il 2016 ha investito nelle tecnologie o nei prodotti per l’economia green, risultati positivi anche per il settore della ricerca e sviluppo legato alla sostenibilità: sono state il 27% le imprese che nel 2017 hanno investito nella ricerca green, mentre quelle che investono nella ricerca tradizionale sono state solo il 18%.
Nonostante fino a pochi anni fa la green economy, l’economia circolare e le energie rinnovabili fossero considerate quasi esclusivamente come una prerogativa degli ambientalisti e delle persone particolarmente interessate alla natura, i dati del 2017 dimostrano che il mondo, e anche l’Italia, hanno cambiato approccio su questo tema. La conferma di quest’affermazione arriva dai dati del rapporto GreenItaly 2017 realizzato da Symbola, la Fondazione per le qualità italiane, e da Unioncamere, di cui si è discusso durante la Green Week di Trento.
Uno dei fatti particolarmente interessanti ricavabili dal rapporto è che “più di un'impresa su quattro dall'inizio della crisi ha scommesso sulla green economy, che in Italia significa più ricerca, innovazione, design, qualità e bellezza.”
Nonostante il periodo difficile dal punto di vista economico, nel 2011 sono state 355mila le aziende dell’industria e dei servizi (il 27.1% del totale) che hanno investito nelle tecnologie che permettono una riduzione dell’impatto ambientale, delle emissioni di CO2 e di ottenere un risparmio energetico. Considerando invece l’industria in senso stretto la quota di aziende che si sono orientate verso investimenti green arriva fino al 33,8%.
Un altro importante fattore da considerare è la maggiore competitività delle aziende ‘green’, i dati del report GreenItaly 2017 hanno infatti dimostrato come le imprese industriali di media dimensione italiane (dai 50 ai 499 dipendenti) per il 2017 si aspettassero una percentuale di ordinativi nazionali ed esteri consistentemente più alta rispetto a quella delle aziende tradizionali: si parla di un aumento del 45% rispetto al 38% di ordinativi nazionali e di un 54% rispetto al 47% di ordinativi esteri.
L’importante crescita che è stata vissuta da questo settore negli ultimi anni è dimostrata anche dalla crescita dell’offerta lavorativa delle imprese che, in base ai dati raccolti da Symbola , è rappresentata per il 60% da posizioni che riguardano la ricerca e sviluppo e la progettazione sostenibile, tra l’altro il 46% delle persone assunte per impieghi di questo genere ha ottenuto contratti a tempo indeterminato.
La sostenibilità della circular e green economy naturalmente ha un impatto positivo sul consumo di materia prima, di energia e sulla produzione di rifiuti: sotto questo profilo l’Italia risulta fare meglio di molti partner europei consumando solo 254 tonnellate di materia prima per ogni milione di euro prodotto, mentre la media dell’Unione Europea è di 448 ton. Anche il consumo di energia è diminuito passando da 16,6 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro del 2008 a 13,7 tonnellate nel 2017.
Un ulteriore risvolto positivo causato dall’economia green in Italia è la riduzione consistente dei rifiuti, rispetto al 2008 la produzione italiana di rifiuti è diminuita di 3 tonnellate per ogni milione di prodotto, diventando così il paese più efficiente d’Europa.
Nonostante fino a pochi anni fa la green economy, l’economia circolare e le energie rinnovabili fossero considerate quasi esclusivamente come una prerogativa degli ambientalisti e delle persone particolarmente interessate alla natura, i dati del 2017 dimostrano che il mondo, e anche l’Italia, hanno cambiato approccio su questo tema. La conferma di quest’affermazione arriva dai dati del rapporto GreenItaly 2017 realizzato da Symbola, la Fondazione per le qualità italiane, e da Unioncamere, di cui si è discusso durante la Green Week di Trento.
Uno dei fatti particolarmente interessanti ricavabili dal rapporto è che “più di un'impresa su quattro dall'inizio della crisi ha scommesso sulla green economy, che in Italia significa più ricerca, innovazione, design, qualità e bellezza.”
Nonostante il periodo difficile dal punto di vista economico, nel 2011 sono state 355mila le aziende dell’industria e dei servizi (il 27.1% del totale) che hanno investito nelle tecnologie che permettono una riduzione dell’impatto ambientale, delle emissioni di CO2 e di ottenere un risparmio energetico. Considerando invece l’industria in senso stretto la quota di aziende che si sono orientate verso investimenti green arriva fino al 33,8%.
Un altro importante fattore da considerare è la maggiore competitività delle aziende ‘green’, i dati del report GreenItaly 2017 hanno infatti dimostrato come le imprese industriali di media dimensione italiane (dai 50 ai 499 dipendenti) per il 2017 si aspettassero una percentuale di ordinativi nazionali ed esteri consistentemente più alta rispetto a quella delle aziende tradizionali: si parla di un aumento del 45% rispetto al 38% di ordinativi nazionali e di un 54% rispetto al 47% di ordinativi esteri.
L’importante crescita che è stata vissuta da questo settore negli ultimi anni è dimostrata anche dalla crescita dell’offerta lavorativa delle imprese che, in base ai dati raccolti da Symbola , è rappresentata per il 60% da posizioni che riguardano la ricerca e sviluppo e la progettazione sostenibile, tra l’altro il 46% delle persone assunte per impieghi di questo genere ha ottenuto contratti a tempo indeterminato.
La sostenibilità della circular e green economy naturalmente ha un impatto positivo sul consumo di materia prima, di energia e sulla produzione di rifiuti: sotto questo profilo l’Italia risulta fare meglio di molti partner europei consumando solo 254 tonnellate di materia prima per ogni milione di euro prodotto, mentre la media dell’Unione Europea è di 448 ton. Anche il consumo di energia è diminuito passando da 16,6 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro del 2008 a 13,7 tonnellate nel 2017.
Un ulteriore risvolto positivo causato dall’economia green in Italia è la riduzione consistente dei rifiuti, rispetto al 2008 la produzione italiana di rifiuti è diminuita di 3 tonnellate per ogni milione di prodotto, diventando così il paese più efficiente d’Europa.