La crisi della green economy e la scalata dei paesi emergenti.

La crisi degli ultimi anni sta mettendo a dura prova la green economy mondiale anche se due diversi report; uno di HSBC – tra i più grandi gruppi bancari del mondo – e uno di Standard & Poor’s – società che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli, azioni e obbligazioni; evidenziano che la crisi sarà solo passeggera e che la crescita sarà destinata a proseguire.
Nello specifico si ritiene che le energie rinnovabili abbiano perso terreno rispetto alle fonti non rinnovabili in quanto dipendono in buona parte dai finanziamenti pubblici che in questo momento stanno subendo tagli sempre più frequenti. Inoltre, a causa della recessione, le fonti fossili stanno scendendo di prezzo risultando così molto più appetibili rispetto ad alcune tecnologie pulite ritenute ancora rischiose. Ciò che comunque favorisce le rinnovabili nei paesi ricchi è l’effetto Fukushima che ha determinato un enorme potenziale per le energie pulite e sta portando molti paesi – come Germania e Giappone – a ridurre gradualmente i reattori nucleari.
Il problema non si pone per i paesi emergenti, dove le fonti rinnovabili sono invece in continua crescita. L’eolico, con il recente aumento delle installazioni in Cina, pesa per il 60% sul mercato globale e anche nel solare ci si aspetta un incremento. La stessa Cina ha da poco aumentato il suo obiettivo per il 2015 di incrementare i GW grazie anche all’introduzione della tariffa feed-in, che consiste nel compenso pagato ai proprietari di sistemi di energie rinnovabili nel momento in cui l’energia prodotta dai loro sistemi viene venduta al servizio pubblico.