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28.02.2022

BIM in Italia: nel 2021 meno appalti pubblici con il Building Information Modeling

Secondo il Rapporto sulle gare BIM 2021 e sulla digitalizzazione pubblicato da OICE, è calato del 4,6% il numero di gare in cui viene richiesta la presentazione di offerte in BIM o con requisiti legati al BIM

OICE, l’Associazione delle organizzazioni di ingegneria di architettura e di consulenza tecnico-economica che conta oltre 350 iscritti, ha presentato il “Rapporto sulle gare BIM 2021 e sulla digitalizzazione”, pubblicazione giunta alla sua quinta edizione, che analizza le gare pubbliche di questo mercato.  

Il BIM ormai è una realtà consolidata presso le società di progettazione, le grandi imprese, le Stazioni appaltanti e le committenze pubbliche e private in Italia, e l’analisi dell’OICE fornisce una chiara e affidabile panoramica sull’introduzione effettiva delle nuove tecnologie digitali nell’ambito della progettazione nel nostro paese.

La diffusione del BIM e la sua progressiva obbligatorietà negli appalti pubblici

In Europa, il BIM ha interessato il dibattito del settore della dell’edilizia a partire dagli anni tra il 2010 ed il 2015, portando a degli enormi cambiamenti nelle procedure di progettazione tradizionali.  

In Italia è stato introdotto nel 2016 dal Nuovo Codice Appalti (Dlgs 50/2016) che, all’art.23, disciplina l’introduzione di metodi e strumenti elettronici, nella progettazione di opere pubbliche; con il Decreto Baratono (DM 560/2017), anche denominato Decreto BIM, dal 2019 l’uso del Building Information Modelin diventa obbligatorio e progressivo in base alla complessità delle opere. Più recentemente, il Decreto del 2 agosto 2021, n. 312, ha modificato le tempistiche dell’introduzione dei metodi e degli strumenti elettronici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture negli appalti pubblici previste dal precedente Decreto Baratono. L’obbligatorietà del BIM viene imposta per le opere di nuova costruzione ed interventi su costruzioni esistenti esclusivamente sopra la soglia del milione di euro, secondo il seguente calendario:

-dal 1° gennaio 2022, ad eccezione per le opere di ordinaria manutenzione di importo a base di gara pari o superiore a 15 milioni di euro

-dal 1° gennaio 2023, fatta eccezione per le opere di ordinaria e straordinaria manutenzione di importo a base di gara pari o superiore alla soglia di cui all’articolo 35 del codice dei contratti pubblici

- dal 1° gennaio 2025, fatta eccezione per le opere di ordinaria e straordinaria manutenzione di importo a base di gara pari o superiore a 1 milione di euro

Tra il 2018 e il 2019 l’Italia ha visto la prima vera impennata dei bandi in BIM grazie all’impulso dato da molte stazioni appaltanti, che hanno iniziato a strutturarsi per poter rispondere a questa nuova esigenza di mercato, e la pandemia ha contribuito fortemente al cambiamento del modo di vivere e il rapporto con la tecnologia, portando a una rapida accelerazione della digitalizzazione, che ha coinvolto anche lo sviluppo di software e utilizzo del BIM.

Il BIM nelle gare pubbliche: nel 2021 rallentamento generale ma rimane un plus per i partecipanti

Partendo da questi presupposti, per il 2021 il mercato si aspettava una forte implementazione del BIM nei bandi pubblici, ma non è stato così, e secondo gli esperti dell’OICE probabilmente sarà nel 2022 che si vedrà il vero “boom” delle progettazioni in BIM. Uno dei principali fattore che hanno inciso sul rallentamento del BIM è sicuramente legato ai prezzi di questi software, che negli ultimi 2-3 anni sono cresciuti parecchio.

Ma, come riportato nel rapporto, stiamo semplicemente attraversando una delle fasi che contraddistinguono l’introduzione di una nuova metodologia in un mercato: dai primi anni di studio e di scetticismo si è arrivati alla prima implementazione, poi alla modifica delle normative per intercettare i benefici dell’utilizzo di queste nuove tecnologie, passando alla crescita dell’implementazione a cui sta seguendo l’impennata dei prezzi, per poi arrivare alla frenata della domanda e, infine, alla normalizzazione.

Secondo i dati OICE, rispetto al 2020, anno in cui si era osservata una crescita del +17,2% rispetto all’anno precedente, nel 2021 il BIM ha visto un calo del 4,6% sul numero totale delle gare in cui viene richiesta la presentazione di offerte in BIM o con requisiti legati al BIM.

Lo scorso anno sono stati pubblicati soltanto 534 bandi emessi da stazioni appaltanti con riferimento al BIM, che a volume rappresentano il  9% del totale di tutti i bandi per servizi di ingegneria e architettura. Guardando i dati a valore, nel 2021 i bandi BIM hanno raggiunto un importo di affidamenti pari a 360 milioni di euro, contro i 2.133 milioni di tutto il mercato dei servizi di ingegneria e architettura (S.A.I.); si tratta del 16,9% dell’importo totale dei bandi emessi per S.A.I., un dato inferiore del 49,4% rispetto a quanto osservato nel 2020.

La maggiore parte dei bandi BIM per servizi di ingegneria e architettura posti a base di gara nel 2021 si colloca nel mercato delle gare sopra la soglia comunitaria: sono 303 bandi (il 56,7% del totale) per un valore di 334,7 milioni di euro (il 93% del totale).  Le gare sotto la soglia dei 100.000 euro, con 105 bandi e 5,5 milioni di euro, arrivano al 19,7% in numero e all’1,5% in valore; quelle comprese tra i 100.000 e i 221.000 arrivano a 126 bandi e 19,8 milioni e raccolgono il 23,6% in numero e il 5,5% in valore. Questi risultati dimostrano che alcune stazioni appaltanti, anche se non sono ancora obbligate, hanno comunque fatto riferimento agli strumenti di Building Information Modeling.

Se si guardano i dati a livello geografico, emerge che le regioni del sud (in primis la Campania) hanno un ruolo preponderante nell’impiego del BIM, con  161 bandi emessi, pari al 30,1% del totale, mentre le isole si collocano anche nel 2021 in fondo alla classifica, con 65 bandi, il 12,2% di tutte le gare bandite.

Per quanto riguarda la tipologia di enti che avvia gli appalti pubblici, nel corso del 2021 le stazioni appaltanti più attive sono stati i Comuni, che hanno pubblicato 218 gare e raggiunto il 40,8% del totale delle procedure rilevate. Seguono le Amministrazioni dello Stato, che con 154 bandi arrivano al 28,8% del totale, le Concessionarie con 80 bandi, che sono al 15,0%, le Province, che con 36 bandi sono al 6,7%, gli Ospedali USL e ASL, che con 22 bandi arrivano al 4,1% del totale, le Regioni, che con 10 bandi sono al 1,9% del totale e infine le Università e gli Istituti di ricerca, che con 9 bandi arrivano al 1,7%. A livello di numero di bandi pubblicati, anche nel 2021 l’Agenzia del Demanio  si conferma come l’ente più attivo, con l’emissione di 80 bandi, per un importo di 43,7 milioni, seguita da ANAS, con 18 gare per 3,3 milioni e Italferr, 5 bandi per 20,2 milioni.

Dal lato della tipologia di opera del complesso dei bandi di gara, l’81,6% ha riguardato le opere puntuali, con 436 bandi, e il resto, con 98 bandi, le opere lineari. Il numero maggiore di bandi tra le opere puntuali ha riguardato l’edilizia scolastica (97), seguita da edilizia direzionale e per uffici (70) e interventi di difesa del suolo (44 bandi) e l’edilizia sanitaria (24). La maggior parte degli interventi (332 bandi, il 62,2% del totale) ha avuto ad oggetto opere di ristrutturazione, mentre 196 bandi (il 36,7% del totale) hanno riguardato le nuove realizzazioni.

Anche se nel 2021 il BIM sembra rallentare negli appalti pubblici, emerge la tendenza di alcune stazioni appaltanti che fanno comunque riferimento a questa tecnologia per selezionare gli operatori economici che, una volta ammessi alle gare, devono dimostrare la loro capacità tecnica e professionale attraverso pregresse esperienze con il Building Information Modeling. Aver precedentemente svolto servizi di ingegneria e architettura utilizzando il BIM rappresenta infatti una precondizione necessaria alla partecipazione alla gara. Secondo il rapporto OICE, negli atti di gara aumenta anche il richiamo a figure specializzate e/o certificate, come BIM Manager o BIM Coordinator “accreditati”.