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18.04.2013
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Impianti di Teleriscaldamento: la tecnologia green raccomandata dall’UE per gli obiettivi 20-20-20

In Italia gli impianti di Teleriscaldamento hanno grandi potenzialità e offrono grandi vantaggi, ma attualmente coprono solo il 4% del fabbisogno nazionale.
Il teleriscaldamento è una delle tecnologie di riscaldamento residenziale e fornitura di ACS più pulite, sostenibili e sicure: a dimostrarlo è HERA nel dossier di approfondimento “Teleriscaldamento, quando il calore diventa green” pubblicato online, in cui si descrivono le caratteristiche del sistema, i risultati sin qui ottenuti in Europa e in Italia e, soprattutto, le potenzialità future del Tlr.
 
Questa tecnologia elimina le caldaie domestiche e di conseguenza taglia le emissioni di CO2 in atmosfera, convogliando tutti i fumi di scarico in un unico punto, infine non necessita di manutenzione della caldaia o controlli obbligatori.
 
Proprio per queste caratteristiche, gli impianti di teleriscaldamento sono fortemente raccomandati dall’UE, in vista degli obiettivi 20-20-20: secondo una ricerca dell’associazione Euroheat&Power, raddoppiando la rete europea (attualmente pari a 555 TWt per 55 milioni di appartamenti serviti) si risparmierebbe il 2,6% di energia primaria e il 9,3% di emissioni di CO2, pari a 400 milioni di tonnellate annue.
 
L’alimentazione degli impianti di teleriscaldamento converte sempre più verso fonti energetiche a basso impatto ambientale: a livello europeo, infatti, stanno crescendo gli impianti alimentati a biomasse, solare termico, geotermia, termovalorizzazione dei rifiuti e, in alcuni casi, calore di recupero da scarti industriali.
 
In Italia, secondo dati AIRU del 2011, la fonte primaria di alimentazione del Tlr è il gas naturale (quasi 76%), seguito dalla termovalorizzazione dei rifiuti (12,6%) e biomasse (6,3%), mentre la geotermia copre appena lo 0,7%: il restante 4% riguarda altre fonti come carbone e olio combustibile.
 
In generale però, buona parte dell’energia termica immessa in rete nel 2011 è stata prodotta con sistemi a basso impatto: più del 50% dalla cogenerazione e 23% da fonti rinnovabili. L’Italia si conferma dunque come uno dei Paesi europei che punta maggiormente alla diversificazione delle fonti: il futuro del territorio è infatti legato a sistemi energetici integrati, in cui il calore immesso in rete proviene da più fonti, sfruttando al massimo le potenzialità flessibili del Tlr.
 
Attualmente in Italia il Tlr non è molto diffuso (copre appena il 4% del fabbisogno nazionale) ma vi sono alcune realtà locali molto sviluppate: Brescia, per esempio, è stata la prima città a dotarsi di Tlr negli anni ’70 e dove il 70% della popolazione è servita da un impianto di termovalorizzazione a tre turbine a vapore. Torino possiede la rete più grande d’Italia, servendo 450mila abitanti, mentre Ferrara, con impianti gestiti dalla stessa Hera, grazie alla geotermia serve 23mila abitanti, con l’obiettivo di portarli a 37mila grazie al progetto del Polo delle energie rinnovabili che vuole trasformare la città estense nel sistema di Tlr più green al mondo.