Il nucleare è stato ufficialmente sconfitto dalle rinnovabili

La questione sul nucleare è aperta da tempo, in quanto è in grado di produrre enormi quantità di energia priva di carbonio ma con noti rischi ambientali e difficoltà nella gestione dei rifiuti.
La motivazione fornita da Schneider è che il nucleare ha dei costi altissimi e i tempi di realizzazione delle centrali sono molto lunghi, quindi sarebbero risorse sprecate in un momento di crisi sanitaria e climatica come quello che stiamo vivendo. Inoltre, continua Schneider, le rinnovabili sono diventate così economiche che risultano estremamente convenienti rispetto al nucleare, che oltre ad ingenti capitali iniziali richiede anche costosi interventi di manutenzione.
All’interno del World Nuclear Industry Status Report 2020 editato dallo stesso Schneider, è presente un’analisi che ha posto a confronto le energie rinnovabili e l’energia nucleare, mettendo in evidenza come quest’ultima sia in ascesa rispetto alle prime. Secondo i dati analizzati, la diffusione e la generazione di energia rinnovabile ha resistito meglio agli impatti della pandemia da Covid-19 rispetto al settore dell’energia nucleare: nel primo quadrimestre del 2020 le rinnovabili hanno aumentato la produzione di circa il 3% mentre la produzione di nucleare è scesa del 3%.
L’analisi del costo energetico LCOE ha dimostrato che tra il 2009 e il 2019 i costi delle utenze che utilizzano il solare sono scesi dell’89% e quelli che sfruttano l’energia eolica del 70%, mentre i costi del nucleare sono aumentati del 26%, e il divario tra queste fonti energetiche ha continuato ad ampliarsi ulteriormente tra il 2018 e il 2019.
Nel 2019, per la terza volta dopo il 2015 e il 2017, gli investimenti energetici hanno superato i 300 miliardi di dollari, quasi dieci volte ciò che è stato deciso di investire solo per la costruzione di impianti di produzione nucleare, ovvero circa 31 miliardi per un totale di 5,8 GW. Paragonandolo con eolico e solare, l’investimento nel nucleare è meno di un quarto di quello che viene investito per sfruttare la forza del vento (138 miliardi di dollari) e il calore del sole (131 miliardi di dollari). Il rapporto specifica che il paese che ha segnato il record per gli investimenti nelle energie rinnovabili è la Cina, con una spesa di 83 miliardi nel 2019, cifra addirittura in calo del 9% rispetto a quanto invece il paese aveva investito nel 2018.
Guardando alla capacità installata, le ricerche hanno stabilito che nel 2019 è stato raggiunto un nuovo record di installazione di rinnovabili (escluse le idroelettriche), pari a 184 GW di potenza alle reti energetiche mondiali. L’eolico ha aggiunto 59,2 GW e il solare fotovoltaico 98 GW, entrambi leggermente sotto i livelli raggiunti nel 2017. Numeri da capogiro, se li paragoniamo all’aumento che ha avuto il nucleare, di soli 2,4 GW.
Nel 2019, la crescita annuale per la generazione di energia elettrica globale da solare è stata del 24%, per l'energia eolica circa il 13% e il 3,7% per l'energia nucleare, la metà della quale è dovuta alla Cina.
Facendo un passo indietro, il World Nuclear Industry Status Report 2020 ha dimostrato che dal 1997, anno in cui è stato firmato il Protocollo di Kyoto per il cambiamento climatico, al 2019 è stato prodotto globalmente un incremento di 1,418 TWh di energia eolica e 723 TWh di solare fotovoltaico, mentre per il nucleare l’aumento è stato di 394 TWh. I dati dell’analisi evidenziano inoltre come nell’ultimo decennio le rinnovabili abbiano aggiunto più kilowattora rispetto al carbone o al gas, il doppio rispetto all’idroelettrico, e 22 volte rispetto al nucleare.
La geografia attuale del nucleare
Dal rapporto emerge che in Cina la produzione dalle fonti eoliche (406 TWh) ha di nuovo superato ampiamente i 330 TWh ottenuti dal nucleare, mentre il solare ha raggiunto quota 224 TWh. In India invece, la produzione di energia eolica (63 TWh) ha superato ancora una volta il nucleare (41 TWh), e per la prima volta anche la produzione da fonti solari (46 TWh) è stata superiore rispetto al nucleare.
Negli Stati Uniti la produzione di elettricità dal carbone è scesa ai minimi storici: nell’aprile 2019, per la prima volta dopo il lontano 1885, il settore delle rinnovabili (idroelettrico, biomasse, eolico, solare e geotermico) ha generato più elettricità rispetto alle centrali a combustibile fossile. La quota energetica proveniente dal nucleare è prossima a diminuire, viste le chiusure di tre reattori tra il 2019 e il 2020, con la previsione di effettuarne altre prossimamente. Come in India, anche in America per la prima volta, nel 2019, la capacità installata di eolico ha superato la capacità nucleare installata, con 104 GW contro 98 GW; nell’ultimo decennio infatti, eolico e solare hanno quadruplicato la produzione elettrica mentre la produzione nucleare è rimasta invariata.
Nell’Unione Europea, la capacità di potenza solare installata ha superato quella nucleare, con 130 GW rispetto a 116 GW. L’eolico aveva superato il nucleare già nel 2014 e da allora il gap tra le due fonti energetiche ha continuato ad ingrandirsi; le rinnovabili hanno generato il 35% dell’energia elettrica, mentre il nucleare il 25,5%; le capacità generate dal carbone fossile e dalla lignite hanno registrato un calo senza precedenti, rispettivamente del 32% e del 16%, mentre quella dal gas naturale è aumentata del 12%; l’eolico è cresciuto del 14% e il solare del 7%, e il nucleare ha perso l’1%.
L’Italia e l’energia nucleare
Il World Nuclear Industry Status Report 2020 analizza la situazione di numerosi paesi rispetto all’uso e all’esperienza del nucleare. Nella sezione dedicata all’Italia viene ricordato come a seguito del referendum sull’uso dell’energia nucleare del novembre 1987, sulla base dell’incidente accaduto poco prima nell’aprile del 1986 a Chernobyl, l’Italia non abbia più generato energia nucleare.
Il reattore ad acqua pressurizzata Enrico Fermi a Trino, Vercelli, ha prodotto il suo ultimo kilowattora nel marzo del 1987, il reattore a gas raffreddato di Latina e il reattore ad acqua bollente a Caorso nel 1986, mentre la centrale elettronucleare Garigliano a Sessa Aurunca (CE) inattiva dal 1978; anche se l’Italia ha solo 4 unità da smantellare, non sarà un risultato semplice da raggiungere, poiché dovrà avere a che fare con tutti e 3 i principali tipi di reattori.
Nel 1999 era stata istituita, durante il processo di privatizzazione di Enel, la SOGIN (Società Gestione Impianti Nucleari SpA), una società di proprietà statale con il compito di disattivare la potenza nucleare dell’Italia e di trovare un luogo per lo stoccaggio dei rifiuti. Nel 2004 era stato stimato che la SOGIN avrebbe denuclearizzato i 4 reattori entro il 2024, ma poiché non esiste un impianto di smaltimento, la strategia nazionale per la disattivazione è stata divisa in due fasi, che si concluderanno presumibilmente entro il 2035.
Nel 2017, l’Italia ha stimato che il costo per la disattivazione dei 4 reattori e la gestione dei rifiuti sarà di 7,2 miliardi di euro. La stima è quasi raddoppiata dal 2004, quando la stima totale era di circa 4 miliardi di euro (4,5 miliardi di dollari), e più che triplicata da quando i reattori sono stati chiusi, anni in cui era stato stimato che il progetto per lo smantellamento dei 4 reattori avrebbe avuto un costo di 2 miliardi di euro.