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Green Economy, rinnovabili e riqualificazioni energetiche: idee per uscire dalla crisi
L’Italia ha bisogno di idee per il futuro e non avrà mai vento favorevole se non sa dove andare: è questo il principale messaggio che emerge dal Rapporto “Green Economy. Come uscire dalle due crisi”, a cura di Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, con la collaborazione di Enea.
Il Rapporto, presentato in occasione degli Stati Generali delle Rinnovabili, a Rimini, analizza sei diversi settori strategici responsabili della svolta ecologica dell’economia nazionale (fonti rinnovabili, uso efficiente del riciclo dei rifiuti e delle risorse, mobilità sostenibile, filiere agricole ecologiche, eco-innovazione ed efficienza e risparmio energetico).
“La cosa più unica – ha affermato il professor Ronchi in occasione della presentazione del Rapporto – è il fatto che, per la prima volta, si è lavorato per creare una piattaforma comune grazie a diverse associazioni e imprese. Il tutto è stato reso possibile grazie all’ampia partecipazione generale che ha portato alla creazione finale e grazie all’Enea, che ha dato un contributo reale al Rapporto basandolo sulla documentazione internazionale disponibile”.
Queste le indicazioni principali del documento:
Per raggiungere gli obiettivi Ue del 2020 la Lombardia sarà la regione italiana che dovrà creare più energia rinnovabile, con ben 2.905 ktep, a seguire Piemonte e Toscana, mentre Sicilia e Marche sono le regioni da cui ci si spetta il maggior consumo di rinnovabili.
Il 2011 ha segnato la crescita dell’energia pulita, al terzo posto come settore di approvvigionamento energetico dopo petrolio e gas. Il podio più alto tra tutte le rinnovabili va al fotovoltaico che con 9,3 GW installati nel 2011 porta il mercato italiano al primo posto al mondo. La fotografia sull’occupazione del settore delle rinnovabili offre un’ulteriore dato confortante grazie ai 108.150 occupati (l’Italia è così il terzo paese in Europa per occupazione nelle rinnovabili).
L’Italia rimane purtroppo fanalino di coda in Europa per riciclo di rifiuti urbani, gravoso problema che da anni grava su tutta la Penisola: il recupero da rifiuti è al 33% rispetto ai tassi di riciclo pari al 60% di altri sei paesi UE.
In Italia la fotografia delle Regioni offre comunque spunti interessanti: nelle regioni dove la differenziata è più spinta si registra anche un costo minore di smaltimento dei rifiuti. E’ il caso del Veneto (56,2% di differenziata con 25,88 centesimi di euro per gestire un chilo di rifiuti), della Lombardia (47% di differenziata e 24,65 cent. di spesa) e del Lazio (17,8% di differenziata con 31,84 cent di spesa).
Anche in questo campo l’Italia è fanalino di coda in Europa: le auto private italiane sono al primo posto per consumo del suolo, inquinamento, incidenti e congestione. Per migliorare la situazione si dovrà intervenire anche sulle abitudini dell’italiano medio, promuovendo la pratica del Car-Sharing. Il settore dell’auto attualmente in crisi viene ad oggi supportato dall’innovazione tecnologica, con la diffusione di vetture ibride ed elettriche: in ambito 20-20-20, i trasporti pubblici verranno finanziati con 105 km di nuove metropolitane e 50 km di tramvie.
L’Italia agricola è ad altissimi livelli di sostenibilità: al vertice europeo con quasi 49mila aziende biologiche l’agricoltura italiana ha valorizzato le numerose specificità del territorio, facendo scelte produttive legate alla qualità. A confermare questa scelta vi sono i 521 vini certificati IGT, DOC e DOCG, i 243 prodotti DOP, IGP e STG e le 4600 specialità regionali. L’agricoltura biologica interessa oltre 1 milione di ettari ed è il metodo produttivo sostenibile più strutturato in Italia, rafforzato dal minor uso di fertilizzanti chimici, migliorando così la qualità dell’acqua.
Il grosso limite in fatto di economia green nella penisola italiana è dato dal basso tasso di innovazione verde, il principale motore dello sviluppo sostenibile. La maggior parte dell’ecoinnovazione è infatti importata dall’estero, ponendo l’Italia sotto la media europea.
Buoni invece i dati relativi alla produttività energetica, alle certificazioni dei sistemi di gestione ambientale, alle emissioni di gas serra e alla creazione di nuovi posti di lavoro “verdi”. L’Italia impegna il 2,12% della forza lavoro in industrie eco, ponendosi sopra la media europea ferma all’1,53%. Anche la formazione universitaria è buona, con ben 193 corsi dedicati.
Con un adeguato sistema di incentivazioni e detrazioni sarebbe possibile ridurre entro il 2020 del 33%, pari ad uin Mtep, i consumi energetici dell’edilizia pubblica (30mila scuole, 70mila social housing e 11mila edifici pubblici). Facendo inoltre interventi sul 3% degli edifici privati si ricaverebbe un ulteriore risparmio annuo di altri 0,33 Mtep.
Il sistema degli incentivi rappresenta un motore positivo da mantenere e integrare: i dati registrati nel triennio 2007-2010 hanno favorito 12 mld di euro di investimenti e 40mila posti di lavoro salvati all’anno. L’Italia ha buoni indici di prestazione energetica ma è indietro rispetto all’Europa, nonostante rimanga sotto la media europea per intensità energetica (96 tep/M euro).
Il Rapporto, presentato in occasione degli Stati Generali delle Rinnovabili, a Rimini, analizza sei diversi settori strategici responsabili della svolta ecologica dell’economia nazionale (fonti rinnovabili, uso efficiente del riciclo dei rifiuti e delle risorse, mobilità sostenibile, filiere agricole ecologiche, eco-innovazione ed efficienza e risparmio energetico).
“La cosa più unica – ha affermato il professor Ronchi in occasione della presentazione del Rapporto – è il fatto che, per la prima volta, si è lavorato per creare una piattaforma comune grazie a diverse associazioni e imprese. Il tutto è stato reso possibile grazie all’ampia partecipazione generale che ha portato alla creazione finale e grazie all’Enea, che ha dato un contributo reale al Rapporto basandolo sulla documentazione internazionale disponibile”.
Queste le indicazioni principali del documento:
Rinnovabili - Lombardia locomotiva produttiva
Per raggiungere gli obiettivi Ue del 2020 la Lombardia sarà la regione italiana che dovrà creare più energia rinnovabile, con ben 2.905 ktep, a seguire Piemonte e Toscana, mentre Sicilia e Marche sono le regioni da cui ci si spetta il maggior consumo di rinnovabili.
Il 2011 ha segnato la crescita dell’energia pulita, al terzo posto come settore di approvvigionamento energetico dopo petrolio e gas. Il podio più alto tra tutte le rinnovabili va al fotovoltaico che con 9,3 GW installati nel 2011 porta il mercato italiano al primo posto al mondo. La fotografia sull’occupazione del settore delle rinnovabili offre un’ulteriore dato confortante grazie ai 108.150 occupati (l’Italia è così il terzo paese in Europa per occupazione nelle rinnovabili).
Rifiuti: più si ricicla più si risparmia
L’Italia rimane purtroppo fanalino di coda in Europa per riciclo di rifiuti urbani, gravoso problema che da anni grava su tutta la Penisola: il recupero da rifiuti è al 33% rispetto ai tassi di riciclo pari al 60% di altri sei paesi UE.
In Italia la fotografia delle Regioni offre comunque spunti interessanti: nelle regioni dove la differenziata è più spinta si registra anche un costo minore di smaltimento dei rifiuti. E’ il caso del Veneto (56,2% di differenziata con 25,88 centesimi di euro per gestire un chilo di rifiuti), della Lombardia (47% di differenziata e 24,65 cent. di spesa) e del Lazio (17,8% di differenziata con 31,84 cent di spesa).
Mobilità sostenibile
Anche in questo campo l’Italia è fanalino di coda in Europa: le auto private italiane sono al primo posto per consumo del suolo, inquinamento, incidenti e congestione. Per migliorare la situazione si dovrà intervenire anche sulle abitudini dell’italiano medio, promuovendo la pratica del Car-Sharing. Il settore dell’auto attualmente in crisi viene ad oggi supportato dall’innovazione tecnologica, con la diffusione di vetture ibride ed elettriche: in ambito 20-20-20, i trasporti pubblici verranno finanziati con 105 km di nuove metropolitane e 50 km di tramvie.
Aziende biologiche al primo posto in Europa
L’Italia agricola è ad altissimi livelli di sostenibilità: al vertice europeo con quasi 49mila aziende biologiche l’agricoltura italiana ha valorizzato le numerose specificità del territorio, facendo scelte produttive legate alla qualità. A confermare questa scelta vi sono i 521 vini certificati IGT, DOC e DOCG, i 243 prodotti DOP, IGP e STG e le 4600 specialità regionali. L’agricoltura biologica interessa oltre 1 milione di ettari ed è il metodo produttivo sostenibile più strutturato in Italia, rafforzato dal minor uso di fertilizzanti chimici, migliorando così la qualità dell’acqua.
Ecoinnovazione
Il grosso limite in fatto di economia green nella penisola italiana è dato dal basso tasso di innovazione verde, il principale motore dello sviluppo sostenibile. La maggior parte dell’ecoinnovazione è infatti importata dall’estero, ponendo l’Italia sotto la media europea.
Buoni invece i dati relativi alla produttività energetica, alle certificazioni dei sistemi di gestione ambientale, alle emissioni di gas serra e alla creazione di nuovi posti di lavoro “verdi”. L’Italia impegna il 2,12% della forza lavoro in industrie eco, ponendosi sopra la media europea ferma all’1,53%. Anche la formazione universitaria è buona, con ben 193 corsi dedicati.
Riqualificazioni energetiche: 33% di consumi in meno nell’edilizia pubblica
Con un adeguato sistema di incentivazioni e detrazioni sarebbe possibile ridurre entro il 2020 del 33%, pari ad uin Mtep, i consumi energetici dell’edilizia pubblica (30mila scuole, 70mila social housing e 11mila edifici pubblici). Facendo inoltre interventi sul 3% degli edifici privati si ricaverebbe un ulteriore risparmio annuo di altri 0,33 Mtep.
Il sistema degli incentivi rappresenta un motore positivo da mantenere e integrare: i dati registrati nel triennio 2007-2010 hanno favorito 12 mld di euro di investimenti e 40mila posti di lavoro salvati all’anno. L’Italia ha buoni indici di prestazione energetica ma è indietro rispetto all’Europa, nonostante rimanga sotto la media europea per intensità energetica (96 tep/M euro).
