Focus Enti e Associazioni
Aicarr
• 13.09.2013
Questo articolo ha più di 3 anni
Gas fluorurati: da AiCARR un Position Paper per migliorare il Regolamento
Aicarr si schiera contro il Regolamento 842/2006, che mette al bando gli Fgas, sostenendo che è troppo ottimistico e chiedendo una proroga per l'utilizzo dei gas refrigeranti ad effetto serra.

Servono tempi più lunghi per passare a refrigeranti di nuova generazione e no alla carica in situ dei refrigeranti. A ribadirlo è AiCARR in un nuovo Position Paper in cui esprime la propria posizione sul nuovo Regolamento 842/2006 sui gas fluorurati ad effetto serra.
Secondo l’associazione il regolamento, sebbene prenda in considerazione gli aspetti ambientali legati ai refrigeranti, risulta troppo ottimistico in alcuni aspetti.
Il Position Paper giudica troppo ottimistiche le tempistiche di sostituzione previste dal Regolamento, in quanto i nuovi refrigeranti e la componentistica ad essi associata (compressori, scambiatori di calore, valvole) sono ancora in fase di studio.
Secondo AiCARR infatti i tempi di passaggio a fgas di nuova generazione saranno più lunghi, considerando che negli anni ’90 il passaggio da R22 a R407C e poi 410A ha impiegato 15 anni circa.
Accelerare i tempi comporterebbe solo dei rischi negativi, come un’efficienza energetica minore, più consumi e maggiori emissioni di CO2, con un incremento anche dei costi per gli utenti finali: “Sarebbe auspicabile una tempistica più realistica - si legge nel Paper - discussa con l'industria della climatizzazione che ha tutti gli interessi e la volontà di innovare e lo sta facendo da decenni, come mostrano gli incredibili sviluppi
delle pompe di calore”.
Il Regolamento 842/2006 impone a tutte le macchine frigorifere (sia le monoblocco che quelle a più sezioni) la spedizione e l’installazione senza carica di fgas, per evitare perdite di refrigerante prima dell’avviamento.
AiCARR sostiene invece che la movimentazione di macchine scariche aggravi il problema e propone di imporre ai costruttori di progettare e realizzare macchine che siano in grado di sopportare tutti gli stress legati alla loro movimentazione: “Un sistema per controllare i costruttori potrebbe essere quello di tassare le eventuali ricariche di refrigerante effettuate in sito, il che potrebbe prevedere l’istituzione di un libretto del refrigerante”.
Il Position Paper, a questo proposito, presenta alcune conseguenze legate al divieto di precarica di refrigerante. La tabella sottostante mostra cosa accadrebbe con l’applicazione della nuova procedura su 100 pompe di calore da 100 kW ciascuna. Se si ipotizzasse, a causa del trasporto, una perdita totale di refrigerante su un circuito di una macchina su cento (valore nettamente superiore a quelli delle statistiche disponibili), la proposta impedirebbe emissioni di CO2 pari a 20.000 kg.
In compenso la movimentazione del refrigerante (su tutte le 100 macchine) sia in fabbrica durante la scarica (perdite ipotizzate pari a 1,5 per mille), sia in loco per la nuova carica (perdite del 2,5 per mille) farebbe si che ben l’80% delle perdite evitate venissero annullate. In compenso, la perdita di efficienza, anche considerandola limitata
solo al 2%, porterebbe a un aumento di emissioni così ingente che il saldo finale sarebbe fortemente negativo (53.143 kg di CO2 in più all’anno), vanificando l’obiettivo del Regolamento.
I dati presentati confermano che le emissioni di CO2 generate da una peggiore efficienza della macchina sono 3 volte superiori alle emissioni di CO2 evitate applicando il regolamento. I processo di carico/scarico di fgas farebbero inoltre aumentare i costi della macchina e i costi legati al suo utilizzo (a carico del cittadino).

Secondo l’associazione il regolamento, sebbene prenda in considerazione gli aspetti ambientali legati ai refrigeranti, risulta troppo ottimistico in alcuni aspetti.
Tempistiche del phase down, la dismissione degli f-gas tradizionali
Il Position Paper giudica troppo ottimistiche le tempistiche di sostituzione previste dal Regolamento, in quanto i nuovi refrigeranti e la componentistica ad essi associata (compressori, scambiatori di calore, valvole) sono ancora in fase di studio.
Secondo AiCARR infatti i tempi di passaggio a fgas di nuova generazione saranno più lunghi, considerando che negli anni ’90 il passaggio da R22 a R407C e poi 410A ha impiegato 15 anni circa.
Accelerare i tempi comporterebbe solo dei rischi negativi, come un’efficienza energetica minore, più consumi e maggiori emissioni di CO2, con un incremento anche dei costi per gli utenti finali: “Sarebbe auspicabile una tempistica più realistica - si legge nel Paper - discussa con l'industria della climatizzazione che ha tutti gli interessi e la volontà di innovare e lo sta facendo da decenni, come mostrano gli incredibili sviluppi
delle pompe di calore”.
Obbligo della carica in situ di refrigerante
Il Regolamento 842/2006 impone a tutte le macchine frigorifere (sia le monoblocco che quelle a più sezioni) la spedizione e l’installazione senza carica di fgas, per evitare perdite di refrigerante prima dell’avviamento.
AiCARR sostiene invece che la movimentazione di macchine scariche aggravi il problema e propone di imporre ai costruttori di progettare e realizzare macchine che siano in grado di sopportare tutti gli stress legati alla loro movimentazione: “Un sistema per controllare i costruttori potrebbe essere quello di tassare le eventuali ricariche di refrigerante effettuate in sito, il che potrebbe prevedere l’istituzione di un libretto del refrigerante”.
Il Position Paper, a questo proposito, presenta alcune conseguenze legate al divieto di precarica di refrigerante. La tabella sottostante mostra cosa accadrebbe con l’applicazione della nuova procedura su 100 pompe di calore da 100 kW ciascuna. Se si ipotizzasse, a causa del trasporto, una perdita totale di refrigerante su un circuito di una macchina su cento (valore nettamente superiore a quelli delle statistiche disponibili), la proposta impedirebbe emissioni di CO2 pari a 20.000 kg.
In compenso la movimentazione del refrigerante (su tutte le 100 macchine) sia in fabbrica durante la scarica (perdite ipotizzate pari a 1,5 per mille), sia in loco per la nuova carica (perdite del 2,5 per mille) farebbe si che ben l’80% delle perdite evitate venissero annullate. In compenso, la perdita di efficienza, anche considerandola limitata
solo al 2%, porterebbe a un aumento di emissioni così ingente che il saldo finale sarebbe fortemente negativo (53.143 kg di CO2 in più all’anno), vanificando l’obiettivo del Regolamento.
I dati presentati confermano che le emissioni di CO2 generate da una peggiore efficienza della macchina sono 3 volte superiori alle emissioni di CO2 evitate applicando il regolamento. I processo di carico/scarico di fgas farebbero inoltre aumentare i costi della macchina e i costi legati al suo utilizzo (a carico del cittadino).

Documentazione disponibile
