Focus Professioni

21.11.2016
Questo articolo ha più di 3 anni

Formazione obbligatoria architetti e ingegneri: i regolamenti vanno rivisti

Federarchitetti e Inarsind fanno sentire la propria voce per far modificare le regole sulla formazione obbligatori di architetti e ingegneri.
La formazione obbligatoria per architetti e ingegneri va rivista e modificata, visto che tutte le criticità già emerse si confermano anche a distanza di tempo.
 
Il prossimo 31 Dicembre, infatti, scade il primo triennio di formazione obbligatoria previsto dai Consigli Nazionali degli ordini di architetti e ingegneri, e Federarchitetti e Inarsind, associazioni sindacali di architetti e ingegneri liberi professionisti, hanno espresso il proprio dissenso per i regolamenti attuativi approvati da CNI e CNAPPC.
 
Come già segnalato, sono diversi gli aspetti negativi che andrebbero modificati, come il mancato mutuo riconoscimento dei crediti formativi tra architetti e ingegneri, un’unica cassa di previdenza, le associazioni sindacali comuni, le tariffe di riferimento e buona parte di mercato professionale coincidente.
 
Sono sempre più chiare, inoltre, le differenze che emergeranno tra gli iscritti nello stesso albo differenziati tra liberi professionisti e dipendenti, dove i primi saranno soggetti alla sospensione dell’attività e dall’iscrizione a Inarcassa, mentre i secondi non subiranno effetti reali né sul lavoro, né sulla previdenza, per le sanzioni ordinistiche.
 
Esistono, poi, due criteri di valutazione formativa che contribuiscono a produrre effetti negativi per la libera professione infatti, da un lato, abbiamo il CNAPPC che, a detta di Federarchitetti, non conferisce nessuna attenzione all’attività professionale certificabile quale credito formativo; mentre dall’altro c’è il CNI, che demanda agli Ordini Territoriali le sanzioni deontologiche senza criteri predeterminati e definiti.
 
L’obbligo formativo, inoltre, risulta davvero oneroso visti gli anni di crisi che i professionisti hanno dovuto affrontare: poche occasioni di lavoro a fronte della troppa rilevanza data agli aspetti formativi e alle incombenze burocratiche.
 
Ingegneri e architetti sono costretti ad affrontare, quindi, una formazione confusa, impositiva, poco qualificante e condotta verso un business con scarsa attenzione all’interesse pubblico.
Ecco perché le associazioni chiedono un incontro con i due Consigli Nazionali: affrontare gli aspetti critici e gestire congiuntamente i due regolamenti è il modo migliore per trovare una soluzione a questa situazione precaria.