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Entro il 2030, l'energia da biomassa soddisferà il 20% del fabbisogno mondiale
Il report IRENA sottolinea il ruolo di primo piano che ricoprirà l'energia da biomassa nel prossimo futuro, soddisfacendo il 20% del fabbisogno energetico mondiale e riducendo drasticamente le emissioni di CO2 nell'atmosfera.

L’energia da biomasse potrebbe presto raggiungere quota 60% nel mix delle energie rinnovabili prodotte a livello globale e soddisfare così il 20% del fabbisogno energetico mondiale entro il 2030. E’ quanto emerge dal report di giugno 2014 di IRENA, Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, promotrice di azioni che facilitano la transizione dei suoi Stati membri verso un futuro sostenibile.
Il “Global Bioenergy Supply and Demand Projections for the Year 2030” esamina il potenziale da biomassa nelle varie regioni del mondo e le diverse tecnologie utilizzate per la sua produzione, in un’ottica di incremento rapido e sostenibile di questa risorsa rinnovabile considerata vitale dall’organizzazione, orientata verso la duplicazione della stessa all’interno nel mix delle rinnovabili. Entro il 2030, infatti, sottolinea l’indagine, l’energia da biomasse potrebbe coprire circa 1/5 del consumo energetico complessivo del pianeta.
Secondo lo stesso Direttore del dipartimento per l’Innovazione Tecnologica di IRENA, Dolf Gielen, “La bioenergia sostenibile potrebbe presto cambiare le carte in tavola nel mix energetico globale”, e ancora “Le biomasse sostenibili, come i residui, e l’uso di più efficienti tecnologie e processi possono spostare la produzione di energia da biomassa dalle forme tradizionali a quelle moderne e sostenibili, riducendo simultaneamente l’inquinamento dell’aria e salvando vite umane”.
L’utilizzo di tale fonte energetica, la biomassa appunto, ridurrebbe drasticamente le emissioni globali di CO2 e rallenterebbe i ritmi sempre più serrati della deforestazione.
Come? Riutilizzando appunto gli scarti agricoli e i prodotti forestali, già attualmente convertiti in biomasse rispettivamente per un 40% (i primi) e per un 30% (i secondi). Se tali percentuali fossero mantenute o potenziate in futuro, si potrebbe arrestare il fenomeno della deforestazione, limitare lo spreco di terreni agricoli e di acqua e diminuire le emissioni nocive di CO2 in atmosfera entro le 450 parti per milione, che è il target di riferimento per contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 gradi Celsius.
A evidenziare l’interesse globale verso questa risorsa rinnovabile, lo dimostra anche una recente indagine di Arpa Umbria su quattro impianti alimentati a biomasse presenti nel territorio regionale. Lo studio riporta come le emissioni di gas nocivi (principalmente PM10 e NOX) dovute alla combustione delle sostanze biomasse, pur presenti in atmosfera, fossero tutto sommato trascurabili, in quanto contenute entro i limiti di legge, a differenza dunque dei più comuni combustibili in uso.
Ciò è senz’altro di buon auspicio per il futuro delle energie rinnovabili e del pianeta, assieme anche ad un adeguamento delle modalità con cui la popolazione globale usufruisce di tale risorsa: entro il 2030, la ricerca prevede che anziché utilizzare i 2/3 dell’energia prodotta da biomasse per il riscaldamento o la preparazione dei cibi, come attualmente accade, si passerà a consumarne quantità significative anche per l’energia e i trasporti.
Il “Global Bioenergy Supply and Demand Projections for the Year 2030” esamina il potenziale da biomassa nelle varie regioni del mondo e le diverse tecnologie utilizzate per la sua produzione, in un’ottica di incremento rapido e sostenibile di questa risorsa rinnovabile considerata vitale dall’organizzazione, orientata verso la duplicazione della stessa all’interno nel mix delle rinnovabili. Entro il 2030, infatti, sottolinea l’indagine, l’energia da biomasse potrebbe coprire circa 1/5 del consumo energetico complessivo del pianeta.
Secondo lo stesso Direttore del dipartimento per l’Innovazione Tecnologica di IRENA, Dolf Gielen, “La bioenergia sostenibile potrebbe presto cambiare le carte in tavola nel mix energetico globale”, e ancora “Le biomasse sostenibili, come i residui, e l’uso di più efficienti tecnologie e processi possono spostare la produzione di energia da biomassa dalle forme tradizionali a quelle moderne e sostenibili, riducendo simultaneamente l’inquinamento dell’aria e salvando vite umane”.
L’utilizzo di tale fonte energetica, la biomassa appunto, ridurrebbe drasticamente le emissioni globali di CO2 e rallenterebbe i ritmi sempre più serrati della deforestazione.
Come? Riutilizzando appunto gli scarti agricoli e i prodotti forestali, già attualmente convertiti in biomasse rispettivamente per un 40% (i primi) e per un 30% (i secondi). Se tali percentuali fossero mantenute o potenziate in futuro, si potrebbe arrestare il fenomeno della deforestazione, limitare lo spreco di terreni agricoli e di acqua e diminuire le emissioni nocive di CO2 in atmosfera entro le 450 parti per milione, che è il target di riferimento per contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 gradi Celsius.
A evidenziare l’interesse globale verso questa risorsa rinnovabile, lo dimostra anche una recente indagine di Arpa Umbria su quattro impianti alimentati a biomasse presenti nel territorio regionale. Lo studio riporta come le emissioni di gas nocivi (principalmente PM10 e NOX) dovute alla combustione delle sostanze biomasse, pur presenti in atmosfera, fossero tutto sommato trascurabili, in quanto contenute entro i limiti di legge, a differenza dunque dei più comuni combustibili in uso.
Ciò è senz’altro di buon auspicio per il futuro delle energie rinnovabili e del pianeta, assieme anche ad un adeguamento delle modalità con cui la popolazione globale usufruisce di tale risorsa: entro il 2030, la ricerca prevede che anziché utilizzare i 2/3 dell’energia prodotta da biomasse per il riscaldamento o la preparazione dei cibi, come attualmente accade, si passerà a consumarne quantità significative anche per l’energia e i trasporti.