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Crisi dell’edilizia: la caduta si affievolisce, ma ancora nessuna ripresa per il 2015
L'Osservatorio congiunturale di ANCE sottolinea come per la ripresa dopo un lungo periodo di crisi dell’edilizia occorra investire e diminuire la pressione fiscale. È necessario un intervento del Governo per incoraggiare la ripresa del settore.
Nonostante nel 2015 la crisi per il settore dell’edilizia abbia subito un freno, siamo ancora lontani dal vedere una ripresa e una completa uscita dalla crisi stessa.
Questo è quanto è stato rilevato dall’Osservatorio congiunturale di ANCE sull’industria delle costruzioni, che presenta uno scenario ben preciso della situazione e ipotizza un futuro sia in presenza che in assenza di interventi da parte del Governo per stimolare la ripartenza del settore.
In particolare, dall’Osservatorio si evince che, in assenza di interventi di supporto da parte del Governo, nel 2016 si verificherebbe un calo dello 0,5% degli investimenti in costruzioni, di cui -1,1% nelle abitazioni; -0,4% nel non residenziale e +0,8% nelle opere pubbliche. Tutto ciò porterebbe a un freno della crisi, ma senza alcuna conseguenza positiva sulla ripresa e sull’occupazione.
La prospettiva cambierebbe radicalmente, con un intervento da parte del Governo:
Il risultato di un intervento integrato di questo tipo porterebbe alla creazione di 85mila posti di lavoro e a 15 miliardi di ricaduta positiva sul PIL.
ANCE, inoltre, avanza alcune ipotesi di investimenti pubblici per raggiungere rapidamente gli obiettivi di occupazione e di crescita:
Ma gli investimenti, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio, non sono sufficienti. Occorre una riduzione delle imposte sulla casa, che hanno subito un’impennata in particolar modo a partire dal 2011: dall’Ici del 2011 all’Imu+Tasi del 2014, infatti, la pressione fiscale sulla casa è cresciuta del 143,5%.
A questo proposito, Paolo Buzzetti, Presidente ANCE, ha dichiarato: «Per tornare a crescere ci vogliono investimenti e una riduzione delle tasse sulla casa. Con un investimento di 10 miliardi di euro da spendere già nel 2016 l’effetto sull’economia sarebbe pari a 2 punti di Pil e si creerebbero 170mila nuovi occupati. Con un taglio netto alle tasse sulla casa, incentivando il risparmio energetico e l’affitto, il mercato immobiliare tornerebbe a crescere a due cifre».
Questo è quanto è stato rilevato dall’Osservatorio congiunturale di ANCE sull’industria delle costruzioni, che presenta uno scenario ben preciso della situazione e ipotizza un futuro sia in presenza che in assenza di interventi da parte del Governo per stimolare la ripartenza del settore.
In particolare, dall’Osservatorio si evince che, in assenza di interventi di supporto da parte del Governo, nel 2016 si verificherebbe un calo dello 0,5% degli investimenti in costruzioni, di cui -1,1% nelle abitazioni; -0,4% nel non residenziale e +0,8% nelle opere pubbliche. Tutto ciò porterebbe a un freno della crisi, ma senza alcuna conseguenza positiva sulla ripresa e sull’occupazione.
La prospettiva cambierebbe radicalmente, con un intervento da parte del Governo:
- Messa in atto del piano da 20 miliardi annunciato da Matteo Renzi, con disponibilità di utilizzo di 4 miliardi già nel 2016;
- Proroga degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica del 50% e del 65%;
- Detassazione parziale del 3,2% sugli acquisti di nuove abitazioni ad alta efficienza energetica;
- Crescita degli investimenti in costruzioni, in particolare del 16,9% nelle opere pubbliche e dello 0,2% nelle abitazioni.
Il risultato di un intervento integrato di questo tipo porterebbe alla creazione di 85mila posti di lavoro e a 15 miliardi di ricaduta positiva sul PIL.
ANCE, inoltre, avanza alcune ipotesi di investimenti pubblici per raggiungere rapidamente gli obiettivi di occupazione e di crescita:
- Piano 5000 cantieri, ovvero, per l’esattezza, 5300 progetti immediatamente cantierabili su tutta la Penisola, per un importo totale di quasi 10 miliardi di euro;
- Programmi di edilizia scolastica;
- Opere contro il rischio idrogeologico;
- Infrastrutture strategiche.
Ma gli investimenti, secondo quanto rilevato dall’Osservatorio, non sono sufficienti. Occorre una riduzione delle imposte sulla casa, che hanno subito un’impennata in particolar modo a partire dal 2011: dall’Ici del 2011 all’Imu+Tasi del 2014, infatti, la pressione fiscale sulla casa è cresciuta del 143,5%.
A questo proposito, Paolo Buzzetti, Presidente ANCE, ha dichiarato: «Per tornare a crescere ci vogliono investimenti e una riduzione delle tasse sulla casa. Con un investimento di 10 miliardi di euro da spendere già nel 2016 l’effetto sull’economia sarebbe pari a 2 punti di Pil e si creerebbero 170mila nuovi occupati. Con un taglio netto alle tasse sulla casa, incentivando il risparmio energetico e l’affitto, il mercato immobiliare tornerebbe a crescere a due cifre».
