Crediti della PA e professionisti: intervista ad Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri
Ritorna infatti in discussione - notizia di ieri - il no della Commissione Industria del Senato, alla proposta di estendere ai professionisti le misure su certificazione e compensazione dei crediti con gli Enti locali, le Regioni e gli Enti sanitari.
Ieri il senatore Filippo Bubbico ha infatti presentato un emendamento al Ddl, dove chiede l’estensione della compensazione dei crediti anche ai professionisti iscritti ad albo o collegio.
Nell’attesa del voto al disegno di legge di Stabilità, la redazione di Expoclima ha chiesto al presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano, un parere sull’attuale situazione dei professionisti e sugli sviluppi futuri legati alla non compensazione dei crediti con le PA.
Presidente Zambrano, i ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione stanno influendo anche sul vostro settore?
«I ritardi nei pagamenti rischiano di diventare un fattore di grande condizionamento per gli ingegneri e per gli altri professionisti dell’area tecnica. Sia nelle possibilità di sviluppo professionali future che rispetto alla possibilità di mantenere le quote di mercato e gli attuali livelli di reddito.
Per misurare il fenomeno basti pensare che secondo un’indagine condotta dalla Banca d’Italia, nel 2010 l’indebitamento complessivo delle amministrazioni pubbliche era pari a 60 miliardi di euro (4% del Pil) e i tempi medi di pagamento, a livello nazionale, erano vicini ai 240 giorni, con uno scostamento del 20% in più nelle regioni del mezzogiorno.
La posizione italiana appare particolarmente critica anche rispetto agli altri stati europei. Secondo i dati dell’European Payment Index 2011, condotti su un campione di 6.000 imprese in 25 paesi, il tempo medio in cui le amministrazioni pubbliche pagano i propri fornitori, in Italia, è pari a 180 giorni contro i 35 necessari in Germania e i 64 della Francia.
L’Italia occupa l’ultimo posto preceduta anche dalla Grecia, dove sono necessari 168 giorni. Tra l’altro, questo fenomeno si inserisce in un quadro di complessivo assottigliamento del mercato dei servizi di ingegneria, determinato anche dai minori investimenti dovuti ai vincoli sempre più stringenti dei bilanci pubblici e alle nuove normative sulla tracciabilità dei flussi finanziari.
Questo tema era già presente nella relazione 2010 del presidente per l’Autorità sui lavori pubblici, in cui si evidenziava come il tema dei ritardi nei pagamenti si poneva in tutta la sua gravità soprattutto per i soggetti economici minori, con grandi conseguenze sul regolare andamento del mercato».
Come giudica la bocciatura della Commissione Industria del Senato sulla compensazione dei crediti con la PA per i professionisti?
«Rappresenta un ulteriore smacco per gli ingegneri che devono già fare i conti con una delle peggiori crisi degli ultimi 50 anni: con ribassi che, nel mercato dei bandi pubblici di progettazione arrivano fino all’80%; con la contrazione del mercato dei servizi di ingegneria che ha perso, tra il 2008 ed il 2012, ben 23 miliardi di euro di valore e che vale attualmente poco più di 16 miliardi di euro; con il conseguente calo dei redditi annui che sono tornati ai livelli del 2001 e valgono ora circa 34 mila euro; con i tempi lunghi di approvazione dei progetti e con una grande complessità della macchina fiscale.
Inoltre, si trovano in un mercato fortemente concorrenziale che vede ogni anno aumentare la platea di operatori (costituita oggi da circa 300 mila professionisti dell’area tecnica). Occorre rimarcare che i professionisti non possono accedere agli strumenti di tutela previsti per le imprese in crisi e per i loro dipendenti: la mancata possibilità di compensare i crediti della PA diventa allora letale per i professionisti e le loro famiglie che si trovano a sostenere quest’anno un’imposizione fiscale davvero allucinante».
Come commenta l’argomentazione data per giustificare la scelta (cioè il fatto che non ci sarebbe copertura economica)?
«Allo stato attuale non è possibile fornire una stima precisa circa i possibili importi dei crediti vantati presso le Pubbliche amministrazioni da parte degli ingegneri. La categoria è comunque fortemente esposta al rischio ritardo, vantando crediti meno tutelati con una bassa capacità di contrattazione che si somma ad una relativa debolezza in termini di accesso al credito che rischia di rendere più difficile la gestione dei ritardi stessi.
Possiamo però affermare che, a partire da un fatturato nell’ultimo biennio delle professioni tecniche derivante dai servizi di ingegneria per appalti pubblici, pari a circa 2 miliardi di euro, è possibile stimare il credito potenziale che l’intera categoria delle professioni tecniche vanterebbe nei confronti della PA per un ammontare vicino a circa 200 milioni di Euro. Si tratta quindi di una cifra di grande impatto per gli ingegneri, ma tutto sommato di modesta entità per lo Stato.
E’ per questo che l’argomentazione della mancanza di risorse appare del tutto infondata e inaccettabile».
