Focus Mercati

04.10.2021
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Continua il rincaro delle materie prime: +31,9% rispetto al 2020

L’allarme di Confartigianato sul drammatico aumento del prezzo delle materie prime

Se poco prima dell’estate Confartigianato aveva stimato che il rincaro delle materie prime aveva un potenziale impatto pari a 19,2 miliardi di euro in un anno a carico di più di 600.000 piccole imprese artigianali, ora i dati sono cambiati (purtroppo in negativo) e presentano uno scenario ben più drammatico.

Secondo l’associazione che riunisce le imprese del settore dell’artigianato, il rincaro delle materie prime è ora arrivato ad un aumento del +31,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e l’impatto di questo incremento arriverebbe a colpire  848.000 micro e piccole imprese.

Per i piccoli imprenditori l’aumento dei costi delle materie prime costa più di 45 miliardi su base annua: di questi, 4,3 miliardi gravano sulle piccole aziende della produzione alimentare, 29,8 miliardi sulle piccole imprese del settore manifatturiero e 12,1 miliardi sui piccoli imprenditori del settore delle costruzioni.

Gli effetti dei rincari sui prezzi delle materie prime sono evidenti soprattutto nelle zone del nord-est dell’Italia, dove l’aumento pesa per il 3,3% del Pil delle micro e piccole imprese, seguite dal nord-ovest, dove pesa per il 2,8%, dal centro (2,3%) e dal Mezzogiorno (1,8%). In particolare, è il Veneto la regione in cui gli effetti dei rincari si manifestano di più (che incidono per il 3,6% del Pil), a cui seguono le Marche (3,3%), l’Emilia Romagna e Toscana (3,2%), e la Lombardia (3%).

In salita sono soprattutto i prezzi di ferro, acciaio, rame e alluminio, ma i rialzi riguardano anche i settori manifatturieri di legno, gomma e materie plastiche, mobili, prodotti in metallo, autoveicoli e apparecchiature elettriche.

Le imprese, già messe in ginocchio dalla crisi e dal blocco dei lavori causati dalla pandemia, continua a trovare difficoltà nella ripresa, non solo perché le materie prime costano sempre di più, ma anche perché sono sempre più difficili da reperire, a tal punto che succede che le imprese si ritrovino a dover ridurre consistentemente i proprio margini di guadagno o arrivino anche a rinunciare ad alcuni lavori per l’impossibilità materiale di eseguirli.

Stando ai dati di Confartigianato, il 9,5% delle aziende operanti nel settore dell’edilizia dichiara che la scarsità dei materiali è un ostacolo al lavoro, che può portare il settore delle costruzioni a non cogliere le grandi possibilità messe a disposizione dagli incentivi fiscali per la ristrutturazione edilizia e l’efficientamento energetico degli edifici, primo tra tutti il Superbonus 110.

“Al Governo –dichiara il Presidente di Confartigianato Marco Granellichiediamo di vigilare e scongiurare manovre speculative. Per quanto riguarda le materie prime che impattano su tariffe amministrate vanno messi in atto meccanismi di calmierazione come è stato fatto per l’energia. Inoltre, per quanto riguarda gli appalti e le opere pubbliche, chiediamo di favorire la revisione dei prezzi nei contratti”.
 

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