Focus Efficienza Energetica
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Cogenerazione e aree rurali: un connubio dal grande potenziale
Ridurre le emissioni e risparmiare combustibili fossili dovrebbe diventare il prossimo obiettivo del comparto agro-alimentare, la cogenerazione può essere la soluzione
L’evoluzione degli impianti di produzione energetica efficiente per il comparto agroalimentare dovrebbe permeare più i processi che non i prodotti, lo evidenza INAIL all’interno di un fact sheet sul tema della cogenerazione e trigenerazione nel settore rurale.
Combattere i cambiamenti climatici richiede azioni di ampio spettro, che coinvolgano ogni settore del mercato, compreso quello rurale. Per progredire verso la realizzazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, individuati dal protocollo di Kyoto, è necessario analizzare lo stato dell’arte e sviluppare delle politiche industriali e sociali adeguate.
Il Fact Sheet, disponibile in calce, si dedica all’analisi degli impianti per il settore del riscaldamento che si possono applicare al settore agroalimentare e che basano sulle nuove tecniche di risparmio energetico, nel piano rispetto delle normative per la progettazione, la realizzazione, l’installazione e le verifiche di esercizio.
In particolare, l’analisi INAIL descrive i campi applicativi dei metodi cogenerativi al comparto agroalimentare e le caratteristiche principali degli impianti realizzabili, partendo dalle possibilità di cogenerazione, fino a quelle di quadrigenerazione, cioè la produzione contemporanea di calore, elettricità, freddo e acqua calda sanitaria.
I dati condivisi da INAIL mettono l’attuale inefficienza del sistema. Il rapporto tra input energetici e output del processo produttivo appare essere è 1 a 10, ciò significa che per produrre 1 chilocaloria di cibo sono necessarie 10 chilocalorie di combustibile fossile, senza tener conto della richiesta energetica che deriva dalle attività di estrazione, raffinazione e trasporto. Per la produzione alimentare di stampo industriale i numeri non sono più rassicuranti.
Preso atto di questi dati, gli impianti di cogenerazione sembrano la soluzione ideale per il conseguimento di importanti risparmi energetici e notevoli riduzioni delle emissioni, tanto che alcuni produttori, in particolare quelli che lavorano la pasta secca, già la sfruttano efficacemente per produrre calore, vapore per l’essiccazione e freddo per il confezionamento.
Combattere i cambiamenti climatici richiede azioni di ampio spettro, che coinvolgano ogni settore del mercato, compreso quello rurale. Per progredire verso la realizzazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, individuati dal protocollo di Kyoto, è necessario analizzare lo stato dell’arte e sviluppare delle politiche industriali e sociali adeguate.
Il Fact Sheet, disponibile in calce, si dedica all’analisi degli impianti per il settore del riscaldamento che si possono applicare al settore agroalimentare e che basano sulle nuove tecniche di risparmio energetico, nel piano rispetto delle normative per la progettazione, la realizzazione, l’installazione e le verifiche di esercizio.
In particolare, l’analisi INAIL descrive i campi applicativi dei metodi cogenerativi al comparto agroalimentare e le caratteristiche principali degli impianti realizzabili, partendo dalle possibilità di cogenerazione, fino a quelle di quadrigenerazione, cioè la produzione contemporanea di calore, elettricità, freddo e acqua calda sanitaria.
I dati condivisi da INAIL mettono l’attuale inefficienza del sistema. Il rapporto tra input energetici e output del processo produttivo appare essere è 1 a 10, ciò significa che per produrre 1 chilocaloria di cibo sono necessarie 10 chilocalorie di combustibile fossile, senza tener conto della richiesta energetica che deriva dalle attività di estrazione, raffinazione e trasporto. Per la produzione alimentare di stampo industriale i numeri non sono più rassicuranti.
Preso atto di questi dati, gli impianti di cogenerazione sembrano la soluzione ideale per il conseguimento di importanti risparmi energetici e notevoli riduzioni delle emissioni, tanto che alcuni produttori, in particolare quelli che lavorano la pasta secca, già la sfruttano efficacemente per produrre calore, vapore per l’essiccazione e freddo per il confezionamento.
