Focus Efficienza Energetica
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Chiariamo ogni dubbio: le biomasse sono fonti rinnovabili affidabili e flessibili
RSE pubblica un nuovo interessante dossier che chiarisce in modo ampio il perché le biomasse sono a pieno titolo delle fonti rinnovabili efficaci e perché dovremmo usarle di più
Parlare di biomasse come di fonti rinnovabili fa sempre sorgere il dubbio in alcuni, insicuri sulla vera sostenibilità di un sistema che utilizza prodotti del legno e, tramite combustione, li sfrutta per produrre energia termica ed elettrica. In molti sono inoltre insicuri sulla ecocompatibilità di questa soluzione che, a sua volta, provoca l’emissione di CO2 e di polveri sottili.
RSE ha analizzato queste tematiche per poter determinare, una volta per tutte, dati alla mano, se l’energia dalle biomasse legnose sia desiderabile ed eventualmente preferibile rispetto ad altre fonti rinnovabili.
Il dossier, disponibile per il download alla fine del testo, ci fornisce alcuni interessanti dati sui vantaggi derivanti dall’uso delle fonti legnose per la produzione energetica in Italia.
Prima di enunciare le qualità delle biomasse come fonti rinnovabili è fondamentale riportare qualche dato sul patrimonio boschivo italiano.
Oltre un terzo del territorio della penisola (36,5%) corrisponde boschi e foreste, una porzione in aumento di circa lo 0,2% l’anno stando alle stime 2005-2015, tanto che la porzione di territorio boschivo è raddoppiata nell’ultimo secolo, fino ad essere oggi vicino alla media europea (40%) ed oltre a quella mondiale (31%).
RSE, a fronte delle proprie analisi, definisce la biomassa come una fonte affidabile, programmabile e flessibile.
A differenza di quanto ritengono alcuni, le biomasse possono essere considerate a pieno titolo fonti rinnovabili, se infatti è vero che la loro combustione provoca la liberazione di CO2, essa fa parte di un ciclo di breve durata e verrà riassorbita dalla vegetazione in crescita nell’area del prelievo. Per questo motivo le biomasse possono essere considerate una fonte sostanzialmente “neutra”.
Il risparmio del totale delle emissioni per questa fonte, come per qualsiasi altra, non può però essere plausibile. Dal taglio della pianta alla combustione infatti sono necessari dei passaggi intermedi tra cui trasporto, taglio, lavorazione, che inevitabilmente comportano un consumo energetico. È stato ad ogni modo calcolato che tipicamente, utilizzare biomasse legnose per la produzione di energia elettrica o calore, permette di risparmiare percentuali di CO2 comprese tra l’89% e il 94%.
Rispetto al gas naturale, l’uso cogenerativo della biomassa comporta una riduzione delle emissioni di oltre 11 volte, rispetto alla produzione separata da gas naturale, e di circa 9 volte rispetto alla produzione cogenerativa da gas naturale ottenibile con un impianto di taglia paragonabile a un tipico cogeneratore a biomasse.
Non solo le emissioni risparmiate con l’utilizzo di generatori a biomasse sono davvero consistenti, indicativamente pari a quelle ottenibili con i tipici impianti fotovoltaici residenziali installati nel nostro Paese, ma questa fonte rinnovabile ha la caratteristica di essere affidabile: il comparto della produzione da biomasse opera mediamente per 4700 ore/anno, rispetto alle 1240 del solare e 1800 dell’eolico.
L’RSE arriva a concludere che le biomasse ad oggi sono sottoutilizzate. Il nostro Paese potrebbe infatti arrivare a sfruttarne quanto la media europea (2,39 m3/ha), prelevando circa il 70% della crescita annua, senza andare ad intaccare negativamente le aree boschive nazionali, ma anzi, continuando ad incrementarle efficacemente.
Utilizzando questa quantità di biomassa in impianti a cogenerazione si otterrebbe una nuova potenza installabile di 1900 MWe e produzioni ulteriori di energie elettrica e termica rispettivamente per 7,5 TWh e 30 TWh. Investire in questo senso permetterebbe di risparmiare quasi 8 milioni di tonnellate/anno di emissioni di CO2, per un risparmio equivalente sarebbe necessario installare 20 000 MWe di nuovi impianti fotovoltaici.
Le biomasse risultano quindi fonti rinnovabili valide ed efficaci, con una sostenibilità ambientale pari a quella di fotovoltaico ed eolico, ma decisamente più programmabile e flessibile. Il report RSE contiene tutti i dati citati in precedenza e molte altre utili informazioni sulla validità delle biomasse dal legno come fonti rinnovabili per la produzione elettrica e termica.
RSE ha analizzato queste tematiche per poter determinare, una volta per tutte, dati alla mano, se l’energia dalle biomasse legnose sia desiderabile ed eventualmente preferibile rispetto ad altre fonti rinnovabili.
Il dossier, disponibile per il download alla fine del testo, ci fornisce alcuni interessanti dati sui vantaggi derivanti dall’uso delle fonti legnose per la produzione energetica in Italia.
Prima di enunciare le qualità delle biomasse come fonti rinnovabili è fondamentale riportare qualche dato sul patrimonio boschivo italiano.
Oltre un terzo del territorio della penisola (36,5%) corrisponde boschi e foreste, una porzione in aumento di circa lo 0,2% l’anno stando alle stime 2005-2015, tanto che la porzione di territorio boschivo è raddoppiata nell’ultimo secolo, fino ad essere oggi vicino alla media europea (40%) ed oltre a quella mondiale (31%).
RSE, a fronte delle proprie analisi, definisce la biomassa come una fonte affidabile, programmabile e flessibile.
A differenza di quanto ritengono alcuni, le biomasse possono essere considerate a pieno titolo fonti rinnovabili, se infatti è vero che la loro combustione provoca la liberazione di CO2, essa fa parte di un ciclo di breve durata e verrà riassorbita dalla vegetazione in crescita nell’area del prelievo. Per questo motivo le biomasse possono essere considerate una fonte sostanzialmente “neutra”.
Il risparmio del totale delle emissioni per questa fonte, come per qualsiasi altra, non può però essere plausibile. Dal taglio della pianta alla combustione infatti sono necessari dei passaggi intermedi tra cui trasporto, taglio, lavorazione, che inevitabilmente comportano un consumo energetico. È stato ad ogni modo calcolato che tipicamente, utilizzare biomasse legnose per la produzione di energia elettrica o calore, permette di risparmiare percentuali di CO2 comprese tra l’89% e il 94%.
Rispetto al gas naturale, l’uso cogenerativo della biomassa comporta una riduzione delle emissioni di oltre 11 volte, rispetto alla produzione separata da gas naturale, e di circa 9 volte rispetto alla produzione cogenerativa da gas naturale ottenibile con un impianto di taglia paragonabile a un tipico cogeneratore a biomasse.
Non solo le emissioni risparmiate con l’utilizzo di generatori a biomasse sono davvero consistenti, indicativamente pari a quelle ottenibili con i tipici impianti fotovoltaici residenziali installati nel nostro Paese, ma questa fonte rinnovabile ha la caratteristica di essere affidabile: il comparto della produzione da biomasse opera mediamente per 4700 ore/anno, rispetto alle 1240 del solare e 1800 dell’eolico.
L’RSE arriva a concludere che le biomasse ad oggi sono sottoutilizzate. Il nostro Paese potrebbe infatti arrivare a sfruttarne quanto la media europea (2,39 m3/ha), prelevando circa il 70% della crescita annua, senza andare ad intaccare negativamente le aree boschive nazionali, ma anzi, continuando ad incrementarle efficacemente.
Utilizzando questa quantità di biomassa in impianti a cogenerazione si otterrebbe una nuova potenza installabile di 1900 MWe e produzioni ulteriori di energie elettrica e termica rispettivamente per 7,5 TWh e 30 TWh. Investire in questo senso permetterebbe di risparmiare quasi 8 milioni di tonnellate/anno di emissioni di CO2, per un risparmio equivalente sarebbe necessario installare 20 000 MWe di nuovi impianti fotovoltaici.
Le biomasse risultano quindi fonti rinnovabili valide ed efficaci, con una sostenibilità ambientale pari a quella di fotovoltaico ed eolico, ma decisamente più programmabile e flessibile. Il report RSE contiene tutti i dati citati in precedenza e molte altre utili informazioni sulla validità delle biomasse dal legno come fonti rinnovabili per la produzione elettrica e termica.