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04.11.2015
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Calano del 71% gli investimenti in rinnovabili nel 2014. Indispensabile favorire politiche di sviluppo

Edo Ronchi ha presentato ieri, agli Stati Generali della Green Economy, la Relazione sullo Stato della Green Economy in Italia. Crollano gli investimenti nelle rinnovabili, pessima annata anche per il 2015.
Le imprese green sono una componente fondamentale e incisiva per lo sviluppo economico del nostro Paese, ma le difficoltà non faticano a farsi sentire.

Durante la presentazione della “Relazione sullo stato della Green Economy in Italia”, avvenuta ieri all’interno di Key Energy, Edo Ronchi, presidente del Consiglio Nazionale della Green Economy ha parlato infatti di difficoltà nell’ambito delle energie rinnovabili.

Il 2015, infatti, sembra essere il primo anno di possibile calo della quota di produzione di elettricità da fonti rinnovabili e di aumento della produzione da fonti fossili. Dopo il crollo della nuova potenza installata nel nostro Paese verificatasi nel 2014, per il calo della produzione di energia idroelettrica e la bassa crescita delle rinnovabili, il 2015 sembra infatti un annata particolarmente a rischio, dopo diversi anni di crescita ininterrotta.

Parliamo di dati.
Secondo quanto riportato dalla ricerca, gli investimenti in rinnovabili, nel 2014, sono crollati del 71%, a causa del taglio retroattivo degli incentivi. Il GSE aveva verificato un rallentamento già nel 2013, con ripercussioni significative sia in termini di valore aggiunto, che in termini di occupazione.

Per quanto riguarda le rinnovabili elettriche, il calo era iniziato già nel 2012, divenendo un vero e proprio crollo nel 2014, con ripercussioni significative anche nel 2015.

Secondo quanto riportato da Terna, infatti, la nuova potenza elettrica rinnovabile installata è crollata da oltre 11mila MW nel 2011 a soli 675 MW nel 2014, dove a sentire maggiormente il crollo sono stati fotovoltaico ed eolico.

Nonostante la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sia in crescita, è necessario prestare particolare attenzione alla tendenza verificatasi negli ultimi anni: con l’aumentare degli impianti che riducono o cessano la produzione, infatti, è possibile persino assistere a un calo della produzione di energia elettrica da rinnovabili.

Negativi i risvolti anche per quanto riguarda l’occupazione: l’Italia, già nel 2013, con circa 95mila occupati diretti e indiretti, aveva fatto segnare un saldo negativo rispetto al 2011 di 27mila posti di lavoro (-22%).

Si sta rivelando indispensabile, dunque, introdurre nuovi strumenti per favorire lo sviluppo delle rinnovabili, in modo da non vanificare gli sforzi italiani nell’ambito della green economy e da continuare a rispettare le politiche climatiche e gli impregni presi a livello europeo.

È importante non dimenticare, inoltre, che l’ultimo aggiornamento Eurostat ha evidenziato come nel 2013 le rinnovabili per energia elettrica, calore e carburanti hanno soddisfatto il 15% del consumo finale lordo dell’UE. L’Italia, in questo contesto, ha superato la performance europea con il 16,7%, e ha già raggiunto il target fissato per il 2020.

Petrolio e gas, però, rimangono le principali fonti primarie utilizzate nel nostro Paese, che ha ancora molta strada da percorrere per raggiungere un sistema energetico low carbon.