Buzzetti, ANCE: lo stato paghi i debiti alle imprese per uscire dal cortocircuito rigore/crescita
03/10/2012 - Come anticipato qualche giorno fa in questo articolo, la Corte dei Conti ha dovuto rivedere al ribasso le previsioni di (de)crescita del PIL italiano, con particolare riferimento, per quello che ci riguarda da vicino, al settore dell’edilizia e delle costruzioni.
La Corte sottolineava il pericolo di un “corto circuito rigore/crescita, favorito dalla composizione delle manovre correttive: per quasi il 70 per cento affidate, nel 2013, ad aumenti di imposte e tasse, con la pressione fiscale prevista oltre il 45 per cento nell’intero triennio 2012-2014”. Parte importante di questo cortocircuito riguarda l’edilizia, che ha perso il 6% rispetto all’anno scorso e nel complesso, dall’inizio della crisi nel 2008 ha perso il 25% degli investimenti.
Secondo il presidente della Corte dei Conti, Luigi Gianpaolino, in Italia, si sommano due fattori negativi: “al rallentamento della domanda internazionale, frenata dai problemi di gestione dei debiti sovrani, si accompagna la caduta del prodotto imputabile proprio alle misure di consolidamento fiscale”. In altre parole: la stretta sui conti e l’aumento della pressione fiscale non consentono la crescita dell’economia e quindi, di conseguenza, la mancata crescita della ricchezza rende queste misure sostanzialmente inutili.
Paolo Buzzetti, presidente ANCE (L’associazione nazionale dei costruttori edili), in una nota fa emergere un altro problema spinoso della questione italiana: quello dei mancati pagamenti da parte dello stato alle imprese (in particolare alle imprese edili). “Il percorso di rientro del debito – commenta Buzzetti in una nota - non può essere fatto solo sulle spalle delle imprese che hanno sottoscritto contratti con la Pubblica Amministrazione, che non vengono pagate per lavori eseguiti”.
Secondo ANCE, lo stato sta “nascondendo sotto il tappeto” la mole di debiti contratti con le imprese, nell’illusione che l’Europa non se ne accorga. In realtà il problema è noto sia all’UE che agli investitori internazionali, per cui “non ci sono più scuse per rimandare gli interventi risolutivi individuati e già previsti e che tardano ad arrivare”.
“Pagare le imprese quanto loro dovuto - conclude Buzzetti - è un atto di giustizia e di coesione fondamentale per risanare il Paese sotto il profilo economico e sociale”.
